Gli effetti dei cambiamenti climatici sulle comunità di insetti

Cambiamenti climatici: un nuovo articolo affronta le conseguenze sugli insetti del rapido aumento delle temperature medie del globo e dell'intensificazione degli eventi estremi
MeteoWeb

Un’alleanza internazionale di quasi 70 scienziate e scienziati appartenenti a 19 Paesi del mondo tra cui l’Italia – rappresentata dall’entomologo del MUSE Mauro Gobbi – ha pubblicato un articolo che mette in guardia sulle minacce che il cambiamento climatico comporta per gli insetti. Questi organismi, per numero di specie e di individui, sono i veri pilastri del buon funzionamento degli ecosistemi, ma le dimensioni ridotte, l’incapacità di regolare la temperatura corporea, la bassa capacità di dispersione di talune specie e alta di altre, li rendono particolarmente sensibili ai cambiamenti ambientali indotti dal riscaldamento globale. L’articolo, pubblicato su Ecological Monographs, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo che tratta argomenti di ecologia, affronta le conseguenze a livello ambientale del rapido aumento delle temperature medie del globo e dell’intensificazione degli eventi estremi.

Il riscaldamento sta già superando le soglie di tolleranza di molte piante e animali, portando alla scomparsa di popolazioni e persino specie. Se non si interviene immediatamente – spiegano autrici e autori – la nostra capacità di costruire un futuro sostenibile basato su ecosistemi sani e funzionali si ridurrà drasticamente e definitivamente. In particolare, le autorità pubbliche, gli scienziati e tutti i cittadini devono essere coinvolti nello sforzo di protezione e gestione degli insetti e, più in generale, degli ecosistemi.

Ma cosa comporta l’aumento delle temperature per le comunità di insetti? Il cambiamento climatico modula la fisiologia e il comportamento degli insetti con effetti marcati sui cicli vitali, la riproduzione e la persistenza delle popolazioni. In particolare, alcune specie stanno traendo vantaggi dai cambiamenti climatici mentre altre si stanno estinguendo localmente. Ciò porta a cambiamenti significativi nella struttura e nel funzionamento delle interazioni tra specie, con ripercussioni potenzialmente gravi sulla stabilità e sul funzionamento degli ecosistemi e successivamente sulla fornitura di servizi ecosistemici come l‘impollinazione o il controllo delle malattie.

Se questi sono gli effetti prodotti in generale dal riscaldamento globale, ancora più consistenti sono quelli generati dagli eventi climatici estremi sugli insetti che, sommandosi ai primi, hanno ripercussioni a cascata sempre più difficili da gestire.

Quattro sono gli eventi estremi affrontati dallo studio, la cui frequenza e ampiezza aumentano in modo allarmante: ondate di caldo o di freddo, episodi di siccità, eccessi di precipitazioni e incendi. Tra gli esempi, non mancano anche evidenze degli effetti dei cambiamenti climatici in ambiente alpino, con particolare riferimento alle aree glacializzate, frutto del lavoro del ricercatore del MUSE Mauro Gobbi. La constatazione è schiacciante, con effetti istantanei e brutali sulle popolazioni di insetti colpite. Anche se gli effetti a lungo termine di questi eventi estremi rimangono poco esplorati, le prognosi sono negative per molte specie che non hanno le capacità di resistenza e di adattamento alla pressione che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente.

“Sono necessarie azioni urgenti e a più livelli – avvertono ricercatrici e ricercatori – per monitorare gli insetti, sia in un’ottica di salvaguardia della biodiversità e di conservazione delle specie emblematiche che di mantenimento delle attività umane come l’agricoltura. L’azione passa innanzitutto attraverso le politiche pubbliche, a livello dei paesi o dei continenti. L’accordo di Parigi e i COP 1-26 rappresentano un inizio promettente, ma insufficiente”.

Infine, alcuni suggerimenti: tra gli ingredienti essenziali per la sopravvivenza degli insetti di fronte agli estremi climatici vi sono la realizzazione e individuazione di adeguati rifugi microclimatici – argomento sul quale il ricercatore del MUSE Mauro Gobbi lavora da quasi vent’anni – e l’accesso a fonti nutritive senza pesticidi. Di conseguenza, le aree naturali esistenti devono essere rigorosamente preservate o addirittura estese. Va ripensata l’agricoltura e bisogna concentrarsi sull’intensificazione di sistemi di produzione eco-sostenibili, creando aree di habitat naturali e semi-naturali utili a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico.

“La conservazione della biodiversità, compresa quella degli insetti – si specifica infine nell’articolo – si basa su un cambiamento di rotta in vari settori, tra cui la riduzione progressiva dell’uso dei combustibili fossili, la protezione degli ecosistemi e il ripristino della biodiversità, il cambio delle nostre abitudini alimentari e l’abbandono del dogma della crescita infinita (in un pianeta con risorse finite) a favore di un’economia ecologica e circolare”.

Sebbene le azioni con il maggiore impatto siano quelle attuate dalle istituzioni di governo, le decisioni prese dagli individui o dai comuni su scala locale possono fare una grande differenza per la conservazione degli insetti di fronte al cambiamento climatico. È inoltre necessario investire nella divulgazione, per promuovere il ruolo degli insetti negli ecosistemi, tra tutti i tipi di pubblico, compresi bambine e bambini, soprattutto nelle città, dove gli effetti degli estremi climatici sono spesso esacerbati. Le soluzioni sono generalmente poco costose e possono essere attuate su scala individuale.

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