A causa di ripetute rimonte dell’anticiclone africano, il mese di ottobre è stato caratterizzato dal caldo anomalo in Italia e gran parte dell’Europa. I dati dell’ISAC, l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), confermano le anomalie termiche positive per ottobre 2022.
Rispetto alla temperatura media del mese di ottobre, quello del 2022 ha fatto registrare un’anomalia di 2,08°C rispetto alla media del periodo 1991-2020, che ha portato il mese ad essere il 2° ottobre più caldo dal 1800 ad oggi. Soltanto l’ottobre 2001, infatti, è stato superiore in termini di temperature rispetto a quello di quest’anno, anche se di pochissimo. L’anomalia media più marcata è stata registrata al Nord, dov’è stato un mese praticamente estivo con +3,18°C rispetto alla norma (il più caldo in assoluto nella storia). Al Centro, invece, l’anomalia è stata di +1,62°C (il 4° più caldo della storia) e al Sud ancora più contenuta, di +1,36°C (il 5° più caldo della storia). La differenza tra le varie zone del Paese, quindi, è stata particolarmente significativa.
Caldo ad ottobre: le anomalie di minime e massime per Nord, Centro e Sud Italia
Il Nord Italia ha registrato un’anomalia positiva di 2,64°C per la temperatura minima e 3,70°C per la temperatura massima. Questi valori hanno portato ottobre 2022 ad essere il più caldo dal 1800 ad oggi per questa zona d’Italia.
Il Centro Italia ha registrato anomalie positive più basse rispetto al Nord: 0,99°C per la temperatura minima e 2,24°C per la temperatura massima. Non è stato stabilito alcun nuovo record.
Infine, il Sud Italia ha registrato un’anomalia positiva di 0,97°C per la temperatura minima e 1,74°C per la temperatura massima. Anche in questo caso, non sono stati stabiliti nuovi record.
I dati dettagliati dimostrano la relazione tra l’andamento termico e quello barico/sinottico: l’anomalia termica, infatti, è stata molto più marcata nelle temperature massime rispetto alle minime proprio a causa dell’Anticiclone, che ha garantito un forte soleggiamento diurno riscaldando il suolo nelle ore centrali della giornata, e al tempo stesso determinato un’inversione termica notturna tale da provocare un abbassamento delle temperature particolarmente significativo dal tramonto all’alba. Nonostante l’anomalia termica organica, quella cioè determinata dal caldo in libera atmosfera, gli effetti dell’anticiclone hanno determinato al suolo una grande escursione termica per le fresche inversioni notturne e il gran caldo dovuto al soleggiamento diurno.
“Sono due anni, che le precipitazioni invernali sono del tutto sotto la media e i periodi primaverili ed estivi particolarmente secchi e caldi. Si tratta di una concomitanza di eventi che crea una pressione climatica il cui impatto sugli ecosistemi e sull’agricoltura è molto intenso”, ha affermato il climatologo Massimiliano Pasqui del CNR. “Non è così scontato che nei prossimi mesi riusciremo a recuperare il deficit idrico, vista anche l’incognita legata alla neve. Le temperature attese sull’arco alpino sono nella media o superiori alla media. Dobbiamo quindi mantenere attivi tutti gli strumenti per il potenziamento della gestione idrica e il monitoraggio delle precipitazioni”, ha concluso.