Coldiretti: “con il Po in secca rischia un terzo del cibo Made in Italy”

Il Made in Italy prodotto nella food valley della Pianura Padana è messo a rischio dalla siccità: al Ponte della Becca, il Po è a -2,56 metri rispetto allo zero idrometrico
MeteoWeb

Con il Po in secca rischia un terzo del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allarme lanciato dall’ex Presidente americano e attivista per l’ambiente Al Gore, parlando alla COP27 a Sharm El Sheikh, che ha citato proprio la secca del Po per sottolineare gli effetti dei cambiamenti climatici nel mondo. Il livello del più grande fiume italiano al Ponte della Becca (Pavia) alla confluenza del Ticino – spiega Coldiretti – si trova a -2,56 metri rispetto allo zero idrometrico con le rive ridotte a spiagge di sabbia.

Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai grandi formaggi come Parmigiano Reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura la produzione della Pianura Padana – sottolinea la Coldiretti – rappresenta la punta di diamante del Made in Italy alimentare in Italia e nel mondo.

Un patrimonio messo a rischio dalla situazione di scarsità di acqua in un 2022 che – evidenzia Coldiretti – si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura nei primi dieci mesi addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica, e precipitazioni ridotte di oltre un terzo, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. Mentre l’aumento delle temperature è stato accompagnato dall’esplosione degli eventi estremi nel 2022 con una media di oltre 9 al giorno sulla Penisola tra siccità, bombe d’acqua, nubifragi, tempeste di vento, trombe d’aria e violente grandinate che hanno provocato danni all’agricoltura nazionale per un valore che supera già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale

Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi e prolungati periodi di siccità che compromettono le coltivazioni nei campi e mettono a rischio – continua Coldiretti – la sovranità alimentare dell’intero Paese.

Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”, afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la strategicità in questo momento storico del progetto invasi elaborato da Anbi e Coldiretti. “L’agricoltura – conclude Prandini – è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.

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