“L’Europa distrugge la sua preziosa natura e biodiversità soprattutto a causa degli allevamenti intensivi e dell’eccessivo sfruttamento delle foreste, spesso per ottenere prodotti di breve durata come cartone e legna da ardere“: lo rivela un nuovo rapporto di Greenpeace pubblicato oggi, in occasione della giornata dedicata alla biodiversità della COP27, che illustra con una serie di casi studio come viene messa a rischio natura e biodiversità nel nostro continente. Dal rapporto emerge che “nonostante gli impegni assunti in vista del prossimo vertice mondiale sulla biodiversità, che si terrà a Montreal a dicembre, i governi europei non stanno facendo abbastanza per porre fine alla distruzione della natura nei propri Paesi“.
“L’Europa deve fare ordine in casa propria se vuole dimostrare una vera leadership globale nella protezione della natura e del clima. La realtà sul campo è lontana dagli impegni presi sulla carta: continuiamo a disboscare preziose foreste che ci proteggono dagli eventi meteorologici estremi, anche in aree protette Natura 2000, o a inquinare per produrre a livello intensivo sempre più carne e latticini. I governi europei ora devono cambiare marcia e accelerare gli sforzi per porre fine alla perdita di biodiversità e di natura“, dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia.
La pubblicazione dei casi di studio di Greenpeace “Failing nature. How life and biodiversity are destroyed in Europe” riguarda 13 Paesi europei (Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania,, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria) e una serie di driver di impatti sulla natura: dall’agricoltura intensiva (che impatta anche sulla salute della api, come evidenzia il caso studio italiano), alla pesca, dal disboscamento a progetti infrastrutturali obsoleti.
L’imminente conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà a Montreal dal 7 al 19 dicembre e che dovrebbe fornire un nuovo quadro internazionale per la protezione della biodiversità per questo decennio, “rappresenta un’occasione unica per portare la protezione della natura a un nuovo livello“. Greenpeace invita i governi europei a “sostenere un accordo globale che includa obiettivi rigorosi e vincolanti per proteggere almeno il 30% di suolo e di oceani entro il 2030, riconoscendo al contempo i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, garantendo finanziamenti adeguati per le misure di conservazione, ma anche dismettendo le sovvenzioni alle attività distruttive“.
“La natura è il nostro sistema di supporto vitale, con il potere di mitigare e adattarsi agli impatti del riscaldamento del Pianeta. I capi di Stato dell’Unione Europea devono dare prova di leadership al prossimo vertice sulla biodiversità. L’Europa e il mondo hanno bisogno di un New Deal per la natura“, conclude Ferrario.