“Il livello di influenza dell’industria dei combustibili fossili e degli stati che li sostengono si è mostrato chiaramente” alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, “con un ulteriore indebolimento del linguaggio che esclude questi combustibili“. E’ quanto scrive l’esperto inglese di clima, Ed King, in merito alla conferenza del clima. Nel documento finale a suo avviso è stata inserita “fra le fonti energetiche del futuro, insieme alle rinnovabili, l’energia ‘a basse emissioni’“.
Per l’esperto “è una scappatoia notevole, poiché il termine indefinito potrebbe essere usato per giustificare nuovi sviluppi di combustibili fossili“. I lobbysti dei combustibili fossili a Sharm erano 636, il 25% in più rispetto alla Cop26 di Glasgow, avevano segnalato all’inizio dell’evento la ong Global Witness e altre organizzazioni ambientaliste. “L’accordo è stato indebolito con il target di 1,5 gradi relegato nella sezione della Scienza – scrive ancora King –, mentre a Glasgow stava con le soluzioni alla crisi climatica nella sezione della MItigazione“. Per l’esperto inglese “la Cop27 ha subito l’impatto della crisi dell’energia e alimentare che attanaglia il mondo quest’anno, e di una nuova geopolitica modellata su di un mondo sempre più multipolare e sul sempre maggiore impatto che il cambiamento climatico sta avendo su questa geopolitica“.