l presidente brasiliano eletto Luiz Inacio Lula da Silva si è impegnato in occasione del convegno Cop27 delle Nazioni Unite sul clima, a Sharm el-Sheikh in Egitto, nella lotta alla deforestazione illegale. Ha promesso inoltre che il Brasile sarà in prima linea per il clima. Nella sua precedente esperienza come presidente del Brasile, Lula aveva avuto successo nella riduzione della deforestazione della foresta fluviale, e ha promesso di continuare su questa strada.
“Sapete tutti che intraprenderemo una grande lotta contro la deforestazione“, ha detto Lula, aggiungendo che le Nazioni Unite dovrebbero pensare di organizzare la conferenza sul clima del 2025 in Amazzonia, così che “le persone che difendono l’Amazzonia e difendono il clima conoscano da vicino la regione“.
“La lotta al cambiamento climatico avrà la massima rilevanza nel mio prossimo governo“, ma questa lotta “non è separabile da quella alla povertà“, ha detto il presidente Lula. “Daremo priorità alla lotta alla deforestazione – ha proseguito –, rafforzeremo e finanzieremo gli organismi di tutela ambientale che sono stati smantellati negli ultimi tre anni, perseguiremo i minatori e gli agricoltori illegali, istituiremo il Ministero delle Popolazioni originarie“.
“Dimostrereno che è possibile generare ricchezza senza produrre cambiamento climatico – ha detto ancora il presidente eletto (entrerà in carica il primo gennaio) -. Faremo sviluppo e inclusione sociale senza danneggiare la natura. Investiremo nella transizione ecologica, nelle fonti rinnovabili come solare, eolico, biocarburanti ed idrogeno, forniremo mezzi di trasporto alternativi“.
Lula ha detto anche che “l’agrobusiness brasiliano sarà strategico, sarà un’agricoltura sostenibile, valorizzando le conoscenze dei popoli nativi. Abbiamo le tecnologie per rendere produttive le aree degradate, 40 milioni di ettari. Non abbiamo bisogno di deforestare“.
Il presidente eletto ha annunciato che rispetterà l’accordo con Indonesia e Congo per la tutela delle foreste e che sbloccherà i 500 milioni di dollari da Germania e Norvegia per l’Amazzonia, bloccati durante la presidenza Bolsonaro.