Le tante problematiche da risolvere e una bozza ancora troppo incompleta hanno obbligato i partecipanti alla COP27, la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a prorogare la chiusura dei lavori di 24/48 ore rispetto alla conclusione prevista per oggi. Dalla bozza di accordo finale della conferenza, diffusa dalla presidenza egiziana, non emergono novità significative rispetto all’ultima intesa raggiunta a Glasgow un anno fa, in occasione della COP26.
Considerata la crisi energetica in atto, acuita dalla guerra in Ucraina, viene ribadita l’attuazione “opportuna” delle promesse e dei compromessi già raggiunti in materia di transizione energetica e di diversificazione delle fonti. Pertanto, il testo richiede ai firmatari di aumentare la proporzione di rinnovabili nel mix energetico, di ridurre progressivamente la produzione del carbone, oltre all’eliminazione progressiva e la razionalizzazione delle sovvenzioni inefficienti alle energie fossili (petrolio, gas naturale, carburanti), per quella che viene definita una “giusta transizione energetica“.
In materia di mitigazione, ovvero di riduzione delle emissioni di gas serra, sollecita “fortemente” i Paesi ad aggiustare il proprio livello di emissioni (NDC) in linea con gli impegni presi con l’Accordo di Parigi del 2015 proprio per limitare il riscaldamento a 1,5-2°C. Per poter realizzare l’obiettivo più ambizioso di limitazione dell’aumento delle temperature, le emissioni vanno ridotte del 45% entro il 2030 rispetto al 2010 e dovrebbero raggiungere quota zero nel 2050, tenendo conto ad ogni modo delle informazioni scientifiche. Per ridurle, però, servono strategie nuove e attualizzate di sviluppo a lungo termine, da mettere a punto anche nell’ambito del Programma di Lavoro sulle Mitigazioni. Altrettanto importante sarà quindi far fronte ed evitare gli effetti socio-economici negativi derivanti dalle misure di contrasto al cambiamento climatico.
Loss & damage
Nella bozza, al momento, non sono stati inseriti metodi concreti sui finanziamenti ai Paesi più vulnerabili a titolo di risarcimento per le perdite e i danni subiti (loss & damage) sul proprio territorio nazionale, come conseguenze dirette del riscaldamento globale. Il documento si limita ad indicare che una risposta adeguata ed efficace a questi effetti deve essere la tutela della sicurezza delle persone, risposta di “grande importanza” affinché il processo della Convenzione delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico sia “credibile e pertinente”.
COP27, negoziatore G77: “la proposta Ue è falsa”
La proposta dell’Unione europea sulla questione “loss & damage” è quella di un fondo risarcimento con più donatori. Ma per un negoziatore del G77, questa proposta “è un tentativo prevedibile dell’Unione europea di dividere il gruppo dei Paesi G77 nel negoziato”. “Naturalmente, non è una svolta. Stanno soltanto ripetendo la loro posizione negoziale iniziale, facendola sembrare un compromesso, mentre sanno molto bene che non lo è. E’ una cosa completamente falsa“, ha detto al quotidiano britannico Guardian.
Il gruppo G77 di Paesi emergenti e in via di sviluppo (che conta in realtà oltre cento paesi) secondo Iacopo Bencini di Italian Climate Network “si muove in modo perfettamente coordinato, sotto la guida della Cina“.