Il Presidente dell’INGV Carlo Doglioni è a Reggio Calabria per l’esercitazione antisismica più grande della storia d’Italia, al punto da coinvolgere oltre 500 mila abitanti nella zona dello Stretto di Messina. Ai microfoni di MeteoWeb questa sera ha fatto il punto della situazione sulle attività dell’esercitazione, sul rischio sismico dell’area e anche sulla realizzazione Ponte sullo Stretto.
“L’esercitazione di oggi ci consente di vedere come funzionerebbe tutto l’apparato in caso di emergenza vera; il problema è che appunto il terremoto non è che sappiamo se ci sarà, ma solo quando ci sarà, perché certamente prima o poi i terremoti torneranno anche qui in Calabria e Sicilia che sono le zone a più alta pericolosità sismica d’Italia, dove tra l’altro c’è anche una vulnerabilità molto forte e quindi anche un’esposizione da parte della popolazione, tant’è vero che il terremoto del 1908 è stato uno dei più disastrosi al mondo in termini di perdite di vite umane e di danni alle città“, ha esordito Doglioni.
Sulla scelta di simulare un terremoto di magnitudo 6, forte ma ben lontano dall’intensità massima attesa nello Stretto che arriva a magnitudo 7.3/7.5), Doglioni risponde con molta chiarezza: “è stata una scelta organizzativa, semplicemente per le dimensioni dell’apparato che si sarebbe dovuto mettere in modo. Passando da magnitudo 6 a magnitudo 7, quindi 32 volte maggiore in termini di energia, sarebbe significato passare da un’area interessata di 200-300 chilometri quadri a 600,800 se non mille chilometri quadri di area, quindi significa investire anche da un punto di vista di sforzo finanziario e organizzativo, cifre decisamente maggiori. Comunque già magnitudo 6 è un buon esercizio per capire come funziona la macchina e verificare anelli deboli della catena di lavoro. E’ un test utile a capire cosa possiamo fare per migliorare i nostri servizi, quindi aumentare il numero di stazioni sismiche, stazioni accelerometriche, stazioni idrogeochimiche, per una rete sempre più capillare. E’ fondamentale anche la comunicazione, perché molti italiani pensano ancora che il terremoto magari sarà tra cento anni, ma in Italia abbiamo un terremoto in media ogni 4-5 massimo 6 anni, ne abbiamo più di 20 al secolo che sono di tipo distruttivo, quindi dobbiamo essere preparato e questo è anche uno stimolo per fare una giusta prevenzione. L’educazione a livello scolastico è fondamentale affinché i cittadini siano consapevoli del fatto di dover difendere la loro area. Abbiamo proposto il motto V.A.L.E., che significa difendere la nostra Vita, le nostre Abitazioni, la nostra Libertà, le nostre radici culturali, e anche la E finale, il tessuto socio Economico“.
Infine, sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, Doglioni afferma: “si tratta di una scelta politica, è chiaro che da un punto di vista trasportistico sarebbe un vantaggio. Dal punto di vista geologico e sismologico ci sono evidenze sulla sismicità dello Stretto con terremoti che possono essere in questa zona anche di magnitudo superiore a 7. Se il Ponte può essere fatto o meno, dal punto di vista tecnico lo decidono gli ingegneri in base alle informazioni sismiche che noi gli diamo. Io penso che gli ingegneri siano in grado di fare un Ponte sicuro, l’importante è che tengano conto di quelli che sono i limiti superiori. Il Ponte deve stare in piedi in qualsiasi situazione, quindi devono utilizzare i parametri massimi e quindi una scelta di scenario basata su una valutazione deterministica di quella che è l’accelerazione massima e lo spettro che dovrebbe essere utilizzato per la progettazione del Ponte. Questa è una scelta degli ingegneri, ma sono certo che gli ingegneri, soprattutto i nostri ingegneri italiani, hanno la capacità di realizzare il Ponte utilizzando i parametri di maggiore sicurezza“.
Dopo le dichiarazioni del Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, anche il Presidente INGV conferma che la sismicità dello Stretto di Messina non è una criticità insormontabile per realizzare il Ponte sullo Stretto.