Ischia, lo sfogo degli sfollati: “siamo vivi ma morti dentro”

Disperazione, amarezza, rassegnazione ma anche impotenza e rabbia per essere definiti "abusivi": i sentimenti degli abitanti di Ischia colpiti dall'alluvione
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L’Hotel Michelangelo di Ischia ospita buona parte dei 290 sfollati a seguito dell’alluvione del 26 novembre scorso. Nella hall dell’hotel, un gruppo di psicologhe ha deciso di dare una mano, “a titolo puramente volontario e gratuito“, per ascoltare le tante persone colpite da questa tragedia. I sentimenti che prevalgono sono disperazione, rabbia, amarezza, rassegnazione. “Siamo rimasti vivi ma ci sentiamo morti dentro”, ha detto una signora che ha perso tutto, secondo quanto raccolto dall’Adnkronos con l’inviata Elvira Terranova. 

Oggi la criminologa Cristina Rontino ha guidato l’equipe composta dalla sociologa Sara Minicucci, l’attrice ed esperta di teatro terapia Milena Cassano e la cantante e musicoterapista Angela Cacciutto. “Abbiamo ascoltato tante storie in questi giorni – spiega la sociologa – e la paura più grande degli sfollati è quella di non potere tornare alla vita di prima. Specialmente chi ha perso tutto. Una casa fatta, quasi sempre, con i sacrifici di una vita. Li stiamo ascoltando cercando di capire qual è il loro disagio, non intervenendo sul trauma. Per quello ci vuole tempo“. Senza contare il trauma del terremoto, avvenuto solo 5 anni fa. Molte delle persone non l’hanno ancora superato “e oggi sono qui a raccontare un trauma già vissuto…“, dicono.  

Nei giorni dopo l’alluvione, si è tornato a parlare tanto di abusivismo e anche questo influenza lo stato d’animo degli abitanti dell’isola dopo la tragedia. Molte persone lamentano un “senso di impotenza” e “anche di rabbia” per essere state definite “abusive“. “Oltre al fango che ha distrutto le loro abitazioni – dice Milena Cassano – devono fare i conti anche con chi le attacca e le accusa di avere costruito nell’illegalità”. “Una ragazza – raccontano ancora – ha detto che Ischia è come una donna maltrattata. Non solo ha subito una violenza, ma viene pure accusata di essersela in qualche modo cercata. Ma di fronte alla forza della natura l’uomo non ha colpe…”. Milena Cassano non nasconde la sua amarezza per “tutti quegli amministratori che dopo il terremoto hanno permesso agli abitanti di andare a vivere in case ritenute sicure, quando invece si sono dimostrate zone ad alto rischio”. Mentre ” ci sono diverse costruzioni che non sono mai state adoperate”.  

Tutti si chiedono “qual è la soluzione per risollevare la sorte di tante persone rimaste senza casa?”. “Molti hanno subito dei traumi davvero consistenti – spiega la sociologa Sara Minicucci – che hanno bisogno di percorsi specifici. Altri vengono da traumi pregressi, come appunto il terremoto del 2017. E vivono nel terrore costante, perché non si sentono al sicuro da nessuna parte. Non hanno più certezze”. 

Inevitabilmente questa tragedia segna anche i bambini. Ne è un triste esempio il disegno di un bambino di 10 anni: una casa tutta grigia, con un fiume di fango e, tutto attorno, le montagne. L’attrice Milena Cassano ha chiesto ai bambini di inventare delle storie e loro hanno parlato di morte, di storie con animali. “Perché hanno raccontato a modo loro ciò che hanno vissuto“, spiega. “Loro hanno una capacità di adattamento maggiore rispetto agli adulti. Non hanno la percezione della tragedia. E poi hanno una capacità di riprendersi più elevata rispetto ai grandi”, dice. 

Ma anche psicologhe ed educatrici sono colpite dalla tragedia. “Da questi incontri – spiega Cristina Rontino – vengono fuori tante fragilità, e non parlo solo della frana e della devastazione. Anche noi ancora dobbiamo metabolizzare. Usciamo da qui con un pezzo di cuore in meno”. 

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