Amazon potrebbe tagliare 10 mila posti di lavoro. Dopo il Wall Street Journal, che appena qualche giorno fa ha rivelato il piano per una revisione dei costi dell’azienda (Alexa il principale obiettivo), ora è il New York Times a tornarci su. E a mettere i numeri (al momento ancora presunti) uno accanto all’altro, con una data: questa settimana. I settori sono quelli di cui aveva parlato anche il Wall Street Journal: device, Alexa su tutti, retail e risorse umane. La società di Jeff Bezos, che aveva contestato le indiscrezioni del Wall Street Journal (dicendosi ottimista dei risultati di Alexa), stavolta non ha risposto alle richieste di chiarimenti del New York Times. Se la notizia dovesse essere confermata, per la big tech si tratterebbe di un taglio del 3% del numero totale dei dipendenti. Un po’ meno dell’1% della sua forza lavoro globale di oltre 1,5 milioni di persone, calcolando anche i lavoratori a ore.
La società di Seattle è solo l’ultima delle grandi aziende tecnologiche che ha risposto alla crisi (inflazione, dollaro alto, scarso potere di acquisto, consumatori diffidenti, crisi internazionale) con una massiccia dose di licenziamenti. Secondo i numeri di Crunchbase, al 19 ottobre erano almeno 44 mila i lavoratori tecnologici ad aver perso il posto. A inizio novembre si era già toccata quota 52 mila. Nel frattempo il gigante di Cupertino ha iniziato a mettere le mani avanti: assunzioni bloccate o ridotte al lumicino per tutto il 2023.
A ottobre i 10 mila tagli di Meta, la controllante di Facebook, Instagram e Whatsapp, hanno fatto molto rumore. Forse anche di più della trimestrale disastrosa e della bufera conseguente che si è poi scatenata sulla società a Wall Street. Ma la società di Zuckerberg avrebbe lasciato il passo ai tagli feroci che il neo padrone di Twitter Elon Musk ha messo in campo a pochi giorni dall’acquisizione: 3.750 dipendenti su 7.500. La metà. E tutti in settori strategici dell’azienda: comunicazione, moderazione dei contenuti, policy. Notizia di oggi, Musk ha fatto fuori altri 4 mila lavoratori a contratto. Fanno meno rumore, ma i guai per chi resta a casa sono pesanti. Dimensioni diverse, stessa radice.
Le società tecnologiche si sono gonfiate di dipendenti per far volare i numeri durante l’emergenza Covid. Che poi è finita. Ed è cambiata l’aria: il business della pubblicità online non tira più e i conti devono quadrare. Non escludendo la possibilità di “bancarotta“, ha detto Musk ai dipendenti.
Pensavamo alle big tech come dei giganti indistruttibili. Non è più così. Chi resisterà sarà più snello, agile e leggero e più concentrato sui business che contano. Ma non sono state solo le big tech più in evidenza a traballare. Il sisma crisi ha scosso fondamenta impensabili. Anche Microsoft progetta di licenziare, quasi mille dipendenti. Axios lo ha rivelato a ottobre, il taglio dei posti di lavoro (il terzo in un anno), pari a meno dell’1% dei 180 mila lavoratori della compagnia, colpirà diverse divisioni (tra cui Edge e Xbox) e diverse regioni. “Come tutte le aziende, valutiamo regolarmente le nostre priorità di business e apportiamo adeguamenti strutturali di conseguenza. Continueremo a investire nella nostra attività e ad assumere in aree chiave di crescita nel prossimo anno” ha commentato la società di Redmond. La notizia è arrivata tre mesi dopo che Microsoft aveva comunicato di aver ridotto meno dell1% dei dipendenti. A luglio, Microsoft aveva dichiarato una crescita dei ricavi di circa il 10% nel primo trimestre fiscale, più lenta di quanto non sia stata in più di cinque anni.
Non se la passa meglio Salesforce, multinazionale statunitense del software, che a inizio novembre ha confermato di aver avviato i piani per licenziare centinaia dei suoi dipendenti “a causa del rallentamento dell’economia“. Meno di 1.000 per la società. Secondo fonti di stampa c’è la possibilità che il piano di tagli arrivi fino a 2.500 impiegati. I tempi? Si parla del Giorno del Ringraziamento (il 24 novembre). A fine gennaio 2022 la compagnia aveva dichiarato un organico di 73.541 persone. Ad agosto la stessa aveva sottolineato che l’organico era aumentato del 36% nell’ultimo anno “per soddisfare la maggiore domanda di servizi da parte dei nostri clienti“.
Se Facebook, Twitter, Microsoft e Amazon non ridono, Google trema. A ottobre la società di Alphabet ha invitato alcuni dei suoi dipendenti a cercare un’altra occupazione all’interno dell’azienda. Anche Meta aveva iniziato in questo modo. Gli altri tagli Andando un po’ più indietro, ma neanche troppo, ad agosto Snap ha annunciato un taglio del 20% del personale (dopo aver aumentato il numero dei dipendenti del 65% dalla fine del 2020): via 1.300 persone. HelloFresh, il più grande fornitore di kit per pasti negli Stati Uniti, ha tagliato 611 lavoratori e a ottobre ha chiuso un impianto di produzione in California. Beyond Meat (carne a base vegetale) ha annunciato che licenzierà il 19% della sua forza lavoro. La società di valutazione immobiliare Clear Capital ha annunciato piani per tagliare il 27% della sua forza lavoro globale (circa 378 dipendenti). Oracle sta licenziando 201 dipendenti. Anche Intel potrebbe tagliare più di 22.000 dei suoi 113.700 dipendenti (circa il 20%). E ci sono anche i tagli di Peloton (800 lavoratori).
L’unica big in controtendenza è la Apple: sta reggendo la crisi meglio di tutti forte dei propri prodotti, che pure hanno ridotto i numeri negli ultimi mesi ma non in modo così drammatico.