L’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha consegnato questa sera la laurea magistrale honoris causa in Scienze Forestali e Ambientali al Principe Alberto II di Monaco in una celebrazione molto particolare in concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico. Il rettore dell’ateneo reggino, prof. Giuseppe Zimbalatti, ha evidenziato “l’impegno personale ed istituzionale del Principe Alberto di Monaco per la salvaguardia dell’ambiente e delle foreste“.
Nel suo discorso pubblico, il rettore ha illustrato le motivazioni della laurea rivolgendosi all’impegno del Principe per l’ambiente: “Egli infatti, sin dal suo insediamento ha condotto una convinta politica a favore dello sviluppo sostenibile, sia in Italia che all’estero, promuovendo azioni rivolte alla conoscenza e alla gestione sostenibile delle risorse ambientali e naturali, allo sviluppo di soluzioni innovative ed etiche nel rispetto di alcuni fondamentali obiettivi strategici: la limitazione degli effetti dei cambiamenti climatici, la riduzione dei gas ad effetto serra, la protezione della biodiversità e delle foreste, la gestione delle risorse ambientali e la lotta alla desertificazione. Appare chiaro dunque come la laurea magistrale honoris causa in scienze forestali ed ambientali rappresenti, in perfetta coerenza con il percorso formativo e con le competenze previste dal corso di studi nel quale il titolo viene conferito, il riconoscimento delle esperienze multidisciplinari maturate e compendiate nei campi di interesse che caratterizzano l’offerta didattica“.
Visibilmente commosso, il Principe ha detto: “Desidero ringraziarvi sentitamente per l’onore che oggi mi concedete, conferendomi il titolo di Dottore Honoris Causa. Le sue parole, Magnifico Rettore, mi hanno profondamente toccato, perché alimentano in me la speranza che la mia azione sia utile, che si tratti della politica attuata dal mio Governo, delle iniziative della mia Fondazione o dei miei impegni personali. Sono lieto di ricevere questo riconoscimento dalla vostra prestigiosa università, che è un punto di riferimento nel campo della ricerca scientifica sulle problematiche ambientali. Come sapete, i violenti incendi che hanno colpito l’Europa, la California, l’Africa subsahariana, l’America Latina e la Siberia, così come gli episodi di intensa siccità, le tempeste estreme e l’innalzamento delle temperature, sono tutte conseguenze dei cambiamenti climatici sui quali gli scienziati ci mettono in guardia da decenni. Di fronte alla crescente intensità di questi fenomeni, è essenziale agire collettivamente e con determinazione, basandosi sulle evidenze fornite dalla comunità scientifica. Ma c’è un aspetto a cui non intendo derogare, ovvero quello del mio impegno personale per la salvaguardia del nostro Pianeta al servizio della Scienza, dando ulteriore voce alla comunità scientifica e sostenendone il lavoro. Perché senza la scienza, come potremmo pensare che un riscaldamento di qualche decimo di grado possa ripercuotersi sull’equilibrio dell’intero pianeta? Senza la scienza, come potremmo capire che minuscole particelle di plastica, invisibili a occhio nudo, rappresentino oggi un serio pericolo per l’intera catena alimentare? Per questo il Principato di Monaco fonde le sue azioni nel sostegno della scienza. Un approccio che s’inserisce in una lunga tradizione, iniziata dal mio trisavolo, il Principe Alberto I. Una tradizione perseguita con continuità e che rende Monaco una terra di accoglienza della comunità scientifica. A questo proposito, vorrei citare il lavoro di mediazione dell’Istituto Oceanografico e il Laboratorio dell’ambiente marino dell’AIEA, che si occupa principalmente del problema dell’acidificazione dei mari. O ancora, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), che ha accettato la proposta del Principato di Monaco di stilare un Rapporto Speciale sull’oceano e la criosfera. Il Rapporto, adottato a Monaco nel settembre due mila diciannove (2019), illustra gli effetti che il riscaldamento climatico produce sugli oceani del mondo e propone soluzioni per attenuare il fenomeno. Infine, vorrei citare ovviamente la mia Fondazione che dal 2006, anno della sua creazione, ha sviluppato numerosi progetti di collaborazione con università e istituzioni scientifiche prestigiose. Sosteniamo, il programma di borse di studio dell’IPCC destinate a giovani dottorandi dei Paesi in via di sviluppo e assegniamo borse speciali a giovani ricercatori che consacrano i propri lavori alle regioni polari. Formare le nuove generazioni sulle questioni ambientali, sensibilizzarle sui pericoli che minacciano gli equilibri del pianeta e dei modi per affrontarli, sono tutti compiti essenziali per il nostro comune futuro“.
“Coinvolgere le nuove generazioni – ha detto ancora il Principe – significa stimolare la consapevolezza e creare una forma di civismo ambientale. Significa spiegare meglio le conseguenze delle scelte dei singoli e favorire la condivisione di informazioni sulla reale situazione in cui versa il nostro pianeta. Infine, significa rassicurarli sulla nostra capacità di agire di fronte a una crisi ambientale di questa portata. A questo proposito, nel 2023 la mia Fondazione lancerà l’iniziativa « Re.Generation », che consentirà la creazione di una comunità internazionale di giovani talenti, per offrire loro l’opportunità di confrontarsi, di esprimere le proprie opinioni e seguire corsi di formazione specializzati. Occorre continuare a incoraggiare la formazione, la ricerca e la condivisione delle conoscenze. Come fa la vostra Università e come stiamo facendo con la mia Fondazione, tra scienziati, accademici, politici, ed imprenditori. Per agire dobbiamo incoraggiare il più possibile l’invenzione di nuove modalità di sviluppo, più rispettose delle risorse naturali, più inclusive e più giuste. Uno sviluppo basato su un cambiamento a tutti i livelli, individuale e collettivo, locale, regionale, nazionale e internazionale. Il fattore umano riveste un’importanza fondamentale, ed è proprio il rispetto e l’ascolto delle popolazioni indigene e delle comunità locali a guidare le iniziative della mia Fondazione. Che sia in Asia, Africa, America Latina o della regione artica, la voce, le conoscenze e le tradizioni delle comunità devono essere ascoltate e tenute in maggiore considerazione .Vorrei citare, ad esempio, l’iniziativa per la conservazione delle foreste da parte delle popolazioni indigene di cui la mia Fondazione è co-fondatrice [insieme alla Commissione Mondiale per il diritto ambientale dell’IUCN, alla Federazione internazionale dei ranger e alla Global Forest Coalition], nell’intento di sostenere la salvaguardia degli ecosistemi forestali attraverso l’azione delle comunità locali e affrontare i grandi sconvolgimenti causati dal cambiamento climatico. Si tratta di sconvolgimenti che implicano anche l’attuazione di soluzioni innovative, in particolare da parte degli attori economico-finanziari. Consapevole di questa sfida, la mia Fondazione ha dato vita alla Ocean Innovators Platform, un forum di confronto dedicato alla blue economy, che riunisce imprenditori, fondi di investimento, banchieri e filantropi, con l’obiettivo di promuovere soluzioni e innovazioni che agiscono positivamente sull’ambiente marino, pur offrendo opportunità occupazionali e di crescita. Nel Mediterraneo, sul quale si concentrano la maggior parte delle grandi sfide di questo secolo, il Principato di Monaco e la mia Fondazione si sono impegnati, in collaborazione con gli attori locali e le istituzioni scientifiche regionali, a favorire una cooperazione che è riuscita a coinvolgere non solo diversi attori, ma anche gli Stati, su problematiche complesse. Come testimonia l’impegno assunto da Monaco e dall’Italia, insieme alla Francia, nella protezione dei mammiferi marini delle nostre coste all’interno del Santuario Pelagos. Insieme alla Francia e alla Tunisia, abbiamo anche creato MEDFUND, un fondo fiduciario dedicato al finanziamento di aree marine protette nel Mediterraneo, che riunisce capitali pubblici e privati, nell’ottica di rafforzare le aree protette esistenti, sostenere le reti regionali e finanziare la creazione di nuove aree. All’interno e al di là di queste particolari aree di conservazione, occorre sviluppare un intero modello economico. Un modello che, innanzitutto, metta al primo posto la lotta al cambiamento climatico e abbandoni le energie fossili. Questo modello comporta anche la lotta contro l’inquinamento che sta devastando i mari. Pertanto, abbiamo lanciato BEMED che ha come scopo di sostenere lo sviluppo di microiniziative nel Mediterraneo volte a ridurre l’inquinamento. Questa iniziativa riunisce aziende internazionali che desiderano realizzare cambiamenti necessari al loro interno e presso i loro fornitori e clienti. Sono lieto di vedere che queste iniziative si sviluppano con la partecipazione della società civile. È fondamentale sostenerle e incoraggiarle. Naturalmente, tutto ciò non è facile da realizzare. Tuttavia, sono convinto che questo nuovo modello porterà con sé progressi dei quali beneficeranno i più vulnerabili e le generazioni future, tracciando un percorso diretto dalla scienza alla costruzione di un avvenire comune, basato su tutti i talenti e tutte le volontà. Sono consapevole che l’incontro tra le varie discipline e l’unione dei talenti sono al centro dell’azione della vostra Università. Questo mi dimostra che siamo uniti nel condividere la stessa speranza. Per questo sono particolarmente felice dell’onore che mi concedete oggi, accogliendomi tra voi. Permettetemi di ribadire quanto io sia commosso di essere tra di voi oggi per illustrare una nostra comune preoccupazione, la tutela dell’ambiente. Per i nostri figli, per il futuro che essi rappresentano, noi abbiamo l’obbligo di dedicare tutta la nostra attenzione alla salvaguardia della salute degli ecosistemi terrestri e marini. Vi sono grato per avermi dato l’opportunità di sottolineare ancora una volta quest’idea che mi sta particolarmente a cuore“.