Rigopiano, ecco quando ci sarà la sentenza: “vogliamo i responsabili in carcere”

Entro fine febbraio la sentenza sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017 che ha fatto 29 vittime
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È prevista entro fine febbraio la sentenza del gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, sul procedimento giudiziario relativo alla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti. Gli imputati sono 30. Le accuse sono, a vario titolo, disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, falso, depistaggio, abusi edilizi.  

Questa mattina il giudice alla ripresa dell’udienza ha stilato il calendario per le arringhe difensive che cominceranno a gennaio. Queste le date: 18, 19, 20, 25, 26 e 27 gennaio. Le parti civili, che hanno iniziato ieri la discussione, proseguiranno anche il 14 15 e 16 dicembre (discussione parti civili). Il 15, 16 e 17 febbraio sono previste le repliche. Ieri prima delle parti civili, l’accusa ha terminato la sua requisitoria chiedendo 26 condanne per un totale complessivo di 151 anni e mezzo di reclusione e quattro assoluzioni.  

Rigopiano, legale parte civile: “rischio sottovalutato e ritardi” 

Giampaolo Matrone, pasticciere di Monterotondo, è uno dei sopravvissuti alla tragedia di Rigopiano. L’uomo, oggi 38enne, stava trascorrendo un periodo di vacanza nell’albergo, quando la struttura è stata travolta dalla valanga, da cui è uscito miracolosamente vivo ben 62 ore dopo. Nella tragedia, Matrone ha perso la moglie, Valentina Cicioni, e ha riportato menomazioni gravi e invalidanti agli arti. 

Il suo avvocato, Andrea Piccoli, chiede una provvisionale di almeno mezzo milione di euro. Il legale di parte civile ha insistito sull’insussistenza della concausalità del terremoto sulla caduta della valanga, che era stata sostenuta dai consulenti della difesa, citando al riguardo lo studio realizzato da un esperto, il Professore Nicola Pugno, dell’Università di Trento, incaricato da Studio3A, che ha smontato quella tesi e che, ha ricordato l’avvocato, “è stato ripreso ad esempio anche dai consulenti tecnici della Procura nelle osservazioni alla loro perizia”.  

Anche Piccoli ha quindi puntato sulla sottovalutazione del rischio, la disorganizzazione, l’inefficienza e i ritardi nella gestione dell’emergenza prima e dei soccorsi poi, “ma l’aspetto fosse più grave di tutti è che le autorità preposte avevano tutti gli elementi per sapere, ben prima della tragedia, che quella era una zona ad altissimo pericolo valanghe: se fosse stata osservata una maggiore cautela, se fossero state rispettate le prescrizioni, gli ospiti in quell’hotel, in pieno inverno e nel bel mezzo di una bufera, non ci sarebbero dovuti essere, nemmeno il resort si sarebbe dovuto trovare in quel luogo. E non saremmo qui a piangere 29 persone”.  

L’avvocato Piccoli nelle sue conclusioni si è associato alle richieste di condanna avanzata dalla Procura. “Giampaolo Matrone – ha detto il legale – è la vittima di Rigopiano che ha pagato il prezzo più alto: è uscito menomato, con pesanti traumi fisici agli arti ed un’invalidità permanente quasi totale, ha patito un profondo pregiudizio psichico, nonché patrimoniale: da anni ormai non può più svolgere l’attività prettamente manuale che effettuava prima, quella di pasticciere. E poi ha perduto la moglie, che aveva solo 32 anni, ritrovandosi da solo a crescere una figlia piccola. Un danno immenso che niente e nessuno potrebbe mai ripagare e che ‘vale’ un risarcimento di non meno di due milioni”, ha concluso Piccoli, che ha quindi chiesto per il proprio assistito una provvisionale di almeno mezzo milione.  

Matrone: “vogliamo i responsabili in carcere” 

Giovedì per me è stata una grande giornata, io e Gaia abbiamo ricevuto uno splendido regalo di compleanno. Su Rigopiano mi sono emozionato due volte: quando sono usciti i nomi degli indagati e adesso, alle richieste di condanna. Ed è un’emozione che solo io posso provare“, ha detto Matrone, oggi presente in Tribunale a Pescara per ringraziare i pm e ascoltare l’arringa conclusiva del suo legale Andrea Piccoli. 

In tribunale non ci sarebbe dovuto essere perché giovedì era il compleanno della figlia Gaia, 11 anni, e voleva restare a casa con lei a Monterotondo. Ma dopo le richieste di condanna della Procura per gli imputati, Matrone ha voluto esserci. “Questo è il primo step, sono perfettamente consapevole che non è finita qui, ma confido nel fatto che il giudice confermerà le condanne. Dal primo momento il mio obiettivo è stato quello di vedere queste persone in carcere e siamo sulla buona strada”, prosegue, spiegando uno dei motivi che l’ha spinto a partecipare all’udienza odierna. “Ci tenevo tanto a ringraziare di persona il procuratore capo, Giuseppe Bellelli, e i pubblici ministeri, Andrea Papalia e Anna Benigni, per l’ottimo lavoro svolto e per le parole importanti che hanno speso per tutte le vittime, per Valentina, per me e per Gaia“.   

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