Questa settimana dal cosmodromo della NASA nell’isola di Wallops, a largo dello Stato americano della Virginia, è partito Pearl AfricaSat-1, il primo satellite ugandese, in direzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
L’apparecchio, una scatola metallica di un volume di un decimetro cubo e un peso di poco superiore al chilogrammo, è equipaggiato con fotocamere multispettrali e sensori remoti ad alta precisione che permetteranno di monitorare la produttività agricola, l’uso di pesticidi e la diffusione di stormi di locuste o malattie delle piante. Allo stesso tempo, il satellite Pearl AfricaSat-1 potrebbe garantire una capacità di previsione meteorologica indispensabile per ridurre l’impatto di alluvioni o frane. I primi dati del satellite ugandese potrebbero arrivare già il prossimo anno.
Pearl AfricaSat-1 è frutto di un progetto di cooperazione internazionale. “Missione compiuta, è andato tutto alla perfezione“, scrive all’agenzia Dire Bonny Omara, 35 anni, uno dei ricercatori che hanno lavorato al lancio in orbita del satellite. Dopo una laurea e un master in Uganda in Scienze computazionali e Sistemi informativi, Omara ha studiato progettazione, tecnologie e testing satellitari insieme con i connazionali Edgar Mujuni e Derrick Tebusweke presso il Kyushu Institute of Technology, in Giappone.
La messa a punto del satellite è parte di Bird, un programma che mira a favorire l’accesso dei Paesi più svantaggiati alla ricerca spaziale. Tra i beneficiari figura lo Zimbabwe, che ha lanciato un suo primo satellite insieme con l’Uganda. Sulle nuove prospettive si sono espressi sia ricercatori che rappresentanti istituzionali. Secondo Monica Musenero, Ministro dell’Uganda per la Scienza, la tecnologia e l’innovazione, citata da The East African, l’industria spaziale dovrà “garantire soluzioni pratiche alle sfide che riguardano i cittadini”.