Praticare sport in età scolastica senza per questo abbassare i risultati nello studio si può, anzi si deve. Lo affermano gli esperti dell’Istituto per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù nell’ultimo magazine di “A scuola di salute – Il ruolo dello sport in età pediatrica” pubblicato oggi. Invece di distrarre, lo sport favorisce un maggior livello di attenzione e un minor assenteismo scolastico. Attività sportive adeguate ad età e condizione fisica aiutano bambini e ragazzi a sfuggire ai rischi della sedentarietà e sono un valido supporto per contrastare le conseguenze di patologie come asma, cardiopatie congenite, ipertensione arteriosa e disabilità motorie.
Correre ai ripari
I due anni segnati dalla pandemia e dalle restrizioni in casa, hanno aumentato notevolmente la diffusione della sedentarietà in tutte le fasce d’età, ma soprattutto in quella pediatrica. Secondo l’Osservatorio nazionale dell’Adolescenza, tra le cause che inducono i giovani a non praticare nessuno sport al primo posto c’è la pigrizia e la mancanza di voglia (51%), mentre l’eccessivo carico scolastico scoraggia il 29% e i motivi economici il 5%. Per questo gli esperti del Bambino Gesù insistono sulla necessità di riprendere l’attività fisica e sportiva dei più giovani, fondamentale per molteplici motivi. Lo sport aiuta a sviluppare capacità motorie e capacità relazionali, a mettersi in gioco lavorando in gruppo e a superare i propri limiti. Meno telefoni cellulari e computer e più esercizio fisico è la raccomandazione per tutti i genitori.
A ciascuno il suo
A quale età si può iniziare l’attività sportiva? Presto, ma valutando la maturità fisica ed emotiva di ogni bambino. Gli esperti del Bambino Gesù raccomandano attività differenziate e sport di squadra in base alle fasce d’età. Tra i 6 e gli 8 anni è bene iniziare con attività individuali come il nuoto o la ginnastica; tra gli 8 e i 13 anni si possono praticare sport di squadra come il calcio, il rugby e la pallacanestro e anche discipline che richiedono coordinazione come tennis e judo. Attenzione alla certificazione sportiva richiesta dalla legge sia per l’attività agonistica che non agonistica che può essere rilasciata solo da specifiche figure professionali.
Sport per tutti
E’ comprensibile che i genitori di ragazzi con disabilità o affetti da alcune patologie tendano a scoraggiare l’attività sportiva dei figli per non esporli a possibili rischi. Ma come per i ragazzi sani, avvertono gli esperti dell’Istituto per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù, tutti i vantaggi derivati dallo sport valgono anche per i ragazzi con disabilità, migliorando la loro qualità di vita. Lo sport, inoltre, rafforza l’autostima e l’autonomia e migliora la capacità relazionale e l’interazione con i coetanei. L’importante è scegliere lo sport più adatto ed effettuare sempre una valutazione cardiovascolare.
L’esercizio fisico
Via libera, quindi, all’esercizio fisico di tipo aerobico (bicicletta, corsa, pattinaggio, danza e giochi di squadra come calcio, basket, pallavolo, hockey) e al nuoto per i ragazzi con asma bronchiale: con alcune accortezze – per esempio intervalli di recupero in caso di esercizi ad alta intensità – l’attività fisica migliora i loro sintomi e riduce l’utilizzo dei farmaci e il numero dei ricoveri in ospedale.
Attività aerobica a bassa intensità e lunga durata è adatta anche ai bambini con ipertensione arteriosa, una patologia che interessa il 5% della popolazione con età compresa tra i 12 e i 19 anni. Un’ottima soluzione per loro è rappresentato dal nuoto che permette di ridurre la pressione data dal peso corporeo.
In alcuni casi lo sport è necessario per evitare ai ragazzi di aggravare le proprie patologie. E il caso dei pazienti con cardiopatie congenite che, a causa dell’atteggiamento iperprotettivo dei genitori, sono esposti al rischio di diventare bambini sedentari e di sviluppare ulteriori malattie legate alla sedentarietà. Gli studi hanno invece dimostrato che non ci sono delle vere controindicazioni alla pratica di tipo aerobico adeguando l’intensità dello sforzo. I dati non sono ancora univoci sulla possibilità di far loro praticare attività anaerobiche (arrampicata, salto, ginnastica) o a intensità elevata.
Fondamentale è l’attività fisica per i ragazzi con obesità che hanno necessità di cambiare abitudini alimentari e stili di vita sedentari per affrontare una patologia che colpisce oggi nel mondo circa 50 milioni di ragazze e 74 milioni di ragazzi di età compresa tra i 5 e i 19 anni. Ideale è il nuoto e anche un’attività di tipo aerobico come camminare a passo svelto e andare in bicicletta.
Scuola e sport, un binomio possibile
L’altra grande preoccupazione delle famiglie riguardo all’attività sportiva praticata dai figli è la possibilità di conciliarla con gli studi e con buoni rendimenti scolastici. Gli esperti del Bambino Gesù spazzano via ogni dubbio: non solo lo sport non rappresenta un ostacolo al percorso scolastico, ma contribuisce a supportarlo. Aiuta lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei giovani e favorisce un maggior livello di attenzione e un minore assenteismo a livello scolastico. I giovani atleti hanno anche in genere una maggiore autostima rispetto ai coetanei sedentari. E alcuni studi dimostrano addirittura un miglioramento del rendimento scolastico in relazione all’aumento dell’attività sportiva.