Terremoto, rivisto a magnitudo 7.7 il massimo livello atteso per lo Stretto di Messina

Terremoto, gli ultimi dati sul rischio sismico nello Stretto di Messina: il metodo neodeterministico illustra un massimo livello atteso di magnitudo 7.7
MeteoWeb

Si è conclusa la più grande esercitazione antisismica della storia d’Italia: la protezione civile ha scelto lo Stretto di Messina per simulare un terremoto di magnitudo 6.0 e il seguente allarme tsunami coinvolgendo 500 mila persone nel test che ha consentito di rodare la macchina dei soccorsi e i protocolli delle autorità.

L’esercitazione è stata anche l’occasione per ribadire il rischio sismico nello Stretto di Messina, che insieme alla Sicilia sud/orientale è la zona d’Italia in cui sono attesi i terremoti più forti in base ai dati storici e scientifici. Tra Calabria meridionale e Sicilia orientale, infatti, si possono verificare anche terremoti di magnitudo superiore a 7, come dimostrano gli eventi del 1693 nella Val di Noto (magnitudo 7.4~7.6) e del 1908 nello Stretto di Messina (magnitudo 7.1~7.4). L’intensità delle due scosse più distruttive della storia d’Italia è ovviamente soltanto stimata, non esistendo allora stazioni di rilevamento precise e diffuse come oggi, ma indicativamente tutti gli esperti concordano sul fatto che tra Calabria e Sicilia possono verificarsi scosse di magnitudo 7.5. Il Presidente dell’INGV Carlo Doglioni in un’intervista concessa a MeteoWeb proprio durante l’esercitazione dello Stretto ha illustrato le motivazioni sulla magnitudo più bassa scelta per il test dei giorni scorsi, meramente organizzative e finanziarie. C’è a tutti i livelli, quindi, la consapevolezza che il terremoto atteso al Sud possa essere ben più grande di 6.0 è quindi confermata, come ha spiegato in modo molto brillante anche il Prefetto di Reggio Calabria.

Ma qual è la reale sismicità dello Stretto di Messina?

Il tema della scossa massima attesa nello Stretto di Messina è molto importante anche per la progettazione del Ponte sullo Stretto. In un recente studio pubblicato su Vietnam Journal of Earth Sciences i proff. Paolo Rugarli, Franco Vaccari e Giuliano Panza, hanno dimostrato che incrementare la magnitudo, M, associata ad una faglia con una costante ∆M equivale, come normalmente richiesto dagli Eurocodici e da altri standard internazionali per azioni strutturali tipiche, ad applicare, al momento sismico della faglia stessa, un coefficiente di sicurezza γq. Gli esperti hanno considerato i nodi sismogenetici identificati nel territorio italiano, evidenziando tutti i pregi dell’approccio neo-deterministico (NDSHA) che richiede  una classificazione empirica dei terremoti in eccezionali (catastrofici), rari (disastrosi), episodici (molto forti), occasionali (forti) e usuali. I sismogrammi calcolati con NDSHA sono utilizzati per stimare parametri di misura della pericolosità sismica quali Peak Ground Acceleration (PGA), Displacement (PGD), Velocity (PGV) e valori spettrali, e possono essere usati direttamente come dati di ingresso per analisi non lineari delle strutture.

Il metodo neodeterministico risolve, in prima approssimazione, problemi fisici fondamentali posti da un’adeguata descrizione del processo fisico del verificarsi di un terremoto. Quindi, il metodo neodeterministico permette di considerare naturalmente il più grande evento fisicamente possibile, solitamente denominato massimo terremoto credibile MCE, la cui magnitudo di progetto Mdesign in un sito specifico è poi posta pari alla magnitudo massima osservata o stimata Mmax, più multipli, γEM, della deviazione standard globale (σM)”, si spiega in un altro studio pubblicato sul Vietnam Journal of Earth Sciences.

rischio sismico stretto di messina

Per lo Stretto di Messina, considerando per essere conservativi il limite superiore di γEMσM, la magnitudo di progetto risulta essere Mdesign = Mmax + γEMσM = 7.0 + 0.7 = 7.7. Questi studi, quindi, sono il supporto scientifico al fatto che nella zona dello Stretto di Messina è opportuno considerare come magnitudo 7.7 il massimo livello di rischio sismico atteso alla luce dei recenti progressi compiuti nella quantificazione affidabile della pericolosità sismica.

Questo valore supera quanto ipotizzato in precedenza dai precedenti studi, tra cui quello condotto sui fondali marini dello Stretto e sulla sismo-tettonica dell’area. Fino a 15 anni fa, si riteneva che nello Stretto di Messina non si potessero verificare terremoti superiori a magnitudo 7.0 ma oggi grazie agli sviluppi della ricerca sappiamo che il sisma dello Stretto potrà essere anche più forte.

Un altro recentissimo studio in stampa sulla rivista International Journal of Geosciences, realizzato dai proff. Enzo Mantovani, Marcello Viti, Daniele Babbucci, Caterina Tamburelli, Massimo Baglione e Vittorio D’Intinosante del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena e del Settore Sismico (Prevenzione Sismica) della Regione Toscana, intitolato “Short-term kinematics of the Adria plate and space-time distribution of major peri-Adriatic earthquakes“, analizza l’attuale situazione sismica della Calabria in base ai dati storici e al contesto sismo-tettonico di tutta l’area del Mediterraneo centrale.

Lo studio evidenzia che “dopo la sequenza conclusa nel 1908, un numero di terremoti relativamente forti si è avuto nella maggior parte delle altre zone (dall’Appennino meridionale a quello centrale e settentrionale, fino alla pianura Padana e alle Alpi orientali, ndr), ma in Calabria l’attività sismica è rimasta molto bassa. Si possono fare alcune considerazioni sulle possibili implicazioni di questa quiescenza per la futura attività sismica nell’area. Per quanto riguarda la Calabria, si può notare che la durata della quiescenza in corso per terremoti di magnitudo superiore a 6 (114 anni dopo la scossa del 1908) è paragonabile a quella della precedente più lunga quiescenza (1659-1783, cioè 124 anni). Ciò potrebbe indicare un rischio sismico relativamente elevato in questa zona. Tuttavia, a questo proposito, va tenuto conto che la mancanza di terremoti di magnitudo superiore a 5.5 in Calabria dal 1948 potrebbe essere stata significativamente influenzata dagli effetti di un evento tettonico eccezionale, ovvero l’attivazione sismica dell’intera faglia anatolica a partire dal 1939. Questo importante disaccoppiamento ha innescato un grande spostamento verso ovest (di alcuni metri) del sistema anatolico-egeo-pelagonico, che ha portato ad un notevole aumento della compressione Est-Ovest nell’Adria meridionale e in Calabria. A causa di quest’aumento della compressione, l’attrito delle faglie calabresi è aumentato. Questo effetto potrebbe spiegare la cessazione dell’attività sismica in Calabria dopo il 1947 (tempo che corrisponde grosso modo a quando i maggiori effetti di tale perturbazione da stress potrebbero aver raggiunto le zone calabresi). Dal momento che stimare per quanto tempo questo meccanismo possa prevenire la rottura delle faglie calabresi non è facile, difficilmente può essere proposta una previsione sull’attuale pericolosità sismica in Calabria“.

D’altra parte – si legge ancora nello studio – l’impostazione tettonica nella regione del Mediterraneo centrale suggerisce che l’attuale ridotta mobilità dell’Arco di Calabria possa aumentare lo stress nelle faglie situate ai confini del blocco ibleo, in Sicilia. In questo contesto, ci si può aspettare che quando il disaccoppiamento del cuneo calabrese diventa più difficile (a causa ad esempio della flessione verso l’alto del dominio ionico indotta dalla spinta verso ovest del sistema anatolico-egeo) la probabilità di forti terremoti lungo i confini del blocco ibleo può aumentare. Tale ipotesi è compatibile con il fatto che dal 1948 l’attività sismica attorno al blocco ibleo ha subito un notevole incremento“.

Un altro aspetto della distribuzione temporale delle grandi scosse calabresi che potrebbe aiutarci a riconoscere l’ubicazione dei prossimi eventi in quella zona è il fatto che l’attività sismica non si verifica casualmente nello spazio e nel tempo, ma tende piuttosto ad alternare periodi di attivazione del nord e le parti meridionali della Calabria, per lo più separate da lunghi periodi di attività molto bassa“.

Si può ad esempio notare che dal 1600 le principali crisi sismiche della parte settentrionale della Calabria (1600-1659 e 1832-1884) hanno preceduto quelle della parte meridionale (1766-1791 e 1885-1913). Se questo andamento proseguirà nei prossimi anni, ci si può aspettare che l’attività sismica colpirà più probabilmente la Calabria settentrionale“.

Nella mappa di seguito, i principali terremoti verificatisi tra l’Italia e i Balcani dal 1600 ad oggi, negli ultimi 400 anni:

Di seguito la mappa e l’elenco dei terremoti di magnitudo superiore a 5 degli ultimi mille anni tra Calabria meridionale e Sicilia orientale:

TERREMOTI CON M ≥ 5 DAL 1000 D.C.

Anno Mese Giorno Longitudine Latitudine Magnitudo Intensità
1125 6 7 15.29 37.07 5.8 VIII-IX
1169 2 4 14.95 37.22 6.5 X
1172 9 26 15.55 38.19 5.6 VIII
1352 1 25 15.09 37.5 5.3 VII-VIII
1377 11 14 15.9 38.67 5.3 VII-VIII
1490 6 10 14.61 37.82 5.1 VII
1494 5 29 15.55 38.19 5.3 VII-VIII
1499 11 9 15.55 38.19 5.3 VII-VIII
1509 2 25 15.68 38.1 5.6 VIII
1542 12 10 14.94 37.22 6.7 X
1599 8 0 15.6 38.15 5.1 VII
1609 7 20 16.37 38.92 5.8 VIII-IX
1613 8 25 14.79 38.12 5.6 VIII
1624 10 3 14.74 37.27 5.6 VIII
1626 4 4 16.46 38.85 6.1 IX
1640 6 19 16.49 38.63 5.8 VIII-IX
1640 6 22 16.52 38.57 5.3 VII-VIII
1659 11 5 16.25 38.69 6.6 X
1687 10 2 15.9 38.67 5.1 VII
1693 1 9 15.03 37.14 6.1 VIII-IX
1693 1 11 15.01 37.14 7.3 XI
1698 1 1 14.79 37.29 5.7 VII-VIII
1718 2 20 14.62 37.6 5.3 VI-VII
1724 8 3 15.69 38.18 5 VI-VII
1738 5 23 16.17 38.9 5.1 VII
1739 5 10 14.74 38.1 5.4 VIII
1743 12 7 16.35 38.7 5.9 VIII-IX
1749 8 0 15.55 38.19 5.8 VIII-IX
1761 5 3 16.59 38.9 5.1 VII
1780 3 28 15.32 37.87 5.5 VII-VIII
1780 9 14 14.98 38.08 5.3 VII-VIII
1783 2 5 15.97 38.3 7.1 XI
1783 2 7 16.2 38.58 6.7 X-XI
1783 3 28 16.46 38.78 7 X-XI
1784 10 14 16.21 38.29 5.1 VII
1786 3 10 15.02 38.1 6.1 IX
1789 2 7 15.88 38.39 5.1 VII
1791 10 13 16.27 38.64 6.1 IX
1818 2 20 15.14 37.6 6.3 IX-X
1818 3 1 14.76 37.2 5.6 VII-VIII
1821 8 2 16.46 38.94 5.1 VII
1828 3 12 16 38.53 5.1 VII
1848 1 11 15.25 37.43 5.5 VII-VIII
1888 2 25 15.23 38.81 5.1 VII
1892 3 16 14.6 38.55 5.2 VII
1894 11 16 15.87 38.29 6.1 IX
1894 12 27 14.58 38.56 5 VI
1897 2 11 16.31 37.25 5 V
1905 9 8 16 38.81 7 X-XI
1907 10 23 15.98 38.09 6 VIII-IX
1908 12 10 15.04 38.06 5.1 VII
1908 12 28 15.69 38.15 7.1 XI
1909 1 2 14.52 37.23 5.3 VII-VIII
1909 1 23 15.62 38.19 5.2 VII
1909 7 1 15.6 38.15 5.5 VIII
1914 5 8 15.15 37.66 5.2 IX-X
1926 8 17 14.84 38.56 5.3 VII-VIII
1928 3 7 15.94 38.69 5.9 VII-VIII
1932 5 22 15.35 38.01 5 IV
1939 1 27 14.75 38.56 5.1 VII
1941 5 22 15.23 38.81 5.3 VII-VIII
1947 5 11 16.52 38.65 5.7 VIII
1959 12 23 14.91 37.36 5.1 VI-VII
1963 9 30 15.8 37.5 5.1
1968 6 16 14.65 37.78 5.2
1975 1 16 15.64 38.11 5.2 VII-VIII
1978 3 11 16.07 38.05 5.2 VIII
1978 4 15 15.09 38.38 6 VIII
1986 9 27 15.28 38.74 5.3
1990 12 13 15.43 37.31 5.6
2018 12 26 15.12 37.64 5 VIII
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