“La Sala di Sorveglianza Sismica, a partire dal terremoto di magnitudo Ml 5.7 (Mw 5.5) alle ore 07:07 italiane di oggi, 09 novembre 2022, al largo della Costa Marchigiana nella provincia di Pesaro Urbino, ha localizzato 89 terremoti in totale. Di questi: 21 eventi hanno avuto magnitudo minore di 2.0, 54 magnitudo compresa tra 2.0 e 3.0, 11 tra 3.0 e 4.0, 1 tra 4.0 e 5.0 e 2 tra 5.0 e 6.0 (aggiornamento delle ore 18:00)”. Lo riporta un approfondimento pubblicato sul blog INGVterremoti, in cui gli esperti dell’INGV forniscono un aggiornamento e un approfondimento sullo sciame sismico avvenuto davanti alla costa delle Marche.
Sismicità storica nell’area
“Dal punto di vista storico, l’area costiera compresa tra Ancona e Pesaro è caratterizzata da sismicità locale abbastanza frequente e a volte rilevante. L’area ha risentito, inoltre, gli effetti di forti terremoti generalmente definiti “riminesi” (1672, 1786, 1916), anche se i loro epicentri potrebbero essere in effetti localizzati in mare al confine tra Romagna e Marche. La scarsa qualità dei dati strumentali – disponibili solo dal secolo scorso – non permette di stabilirlo con certezza nel caso dei terremoti più antichi; la presenza di questi terremoti e di altri lungo la costa anconetana e del Conero, almeno dalla seconda metà del Duecento, suggerisce che il fenomeno dei terremoti localizzati in mare, a poche decine di chilometri dalla costa marchigiana settentrionale, sia tutt’altro che raro.
Le localizzazioni epicentrali dei terremoti storici sono ricavate da dati macrosismici, basati cioè su osservazioni di effetti sul territorio, pertanto le stime delle localizzazioni riportate nel catalogo storico risultano sulla terraferma. Questo non esclude che alcuni terremoti storici siano avvenuti a mare come quello avvenuto oggi. Le testimonianze storiche attendibili sui terremoti avvertiti in quest’area risalgono come si è detto almeno al Duecento e riguardano terremoti che inizialmente sono segnalati solo dalle città principali (Ancona, Fano, Pesaro). Nel Settecento, grazie all’attività di diaristi contemporanei dislocati a Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona è stato possibile ricostruire, a volte con notevole dettaglio, l’andamento della sismicità locale. E’ ragionevole pensare che qualcuna delle scosse accuratamente registrate da Francesco Pesaresi e Giovanni Maria Mastai Ferretti a Senigallia o dall’anonimo “tenente della fortezza” di Pesaro, riguardasse eventi simili a quello che si è verificato oggi.
Il terremoto storico più importante per quest’area è quello di Senigallia dell’ottobre 1930, che danneggiò seriamente il centro storico della cittadina e causò nel centro storico di Ancona danni maggiori di quelli dovuti alla sequenza sismica del primo semestre del 1972″, aggiungono gli esperti INGV.
Inquadramento sismotettonico
“Il terremoto di oggi è una manifestazione della contrazione in atto tra la catena appenninica, che evolve spostandosi verso nord-est, e l’area balcanica, in cui è in atto un movimento simile ma opposto, con spinta verso sud-ovest. In questo senso il terremoto di oggi somiglia molto agli eventi del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia, sapendo anche che l’Adriatico è in qualche misura il proseguimento del bacino padano verso sud-est.
Il terremoto odierno è avvenuto in un’area dove è stato individuato un sistema di faglie sismogenetiche con cinematica inversa che corre parallelo alla costa marchigiana e romagnola, mediamente a 25-35 km dalla costa stessa. Questo sistema è mappato nel DISS (Database of Individual Seismogenic Sources, https://diss.ingv.it) come una Sorgente Composita (Composite Source) con il codice ITCS106. Altri due sistemi paralleli alla costa sono rispettivamente ITCS043, posto pochi chilometri al largo di Senigallia (AN), Fano (PU) e Pesaro, e ITCS032, che corre lungo la costa stessa tra Ancona e Gabicce (PU). I tre sistemi di faglie pendono verso sud-ovest con un angolo compreso tra 25° e 45°. Nel DISS l’ultimo dei tre sistemi è ritenuto responsabile dei forti terremoti di Rimini del 1916, di San Costanzo del 1924, e di Senigallia del 1930, mentre ancora non è chiaro quali faglie siano da considerare responsabili per i terremoti dell’anconetano del 1972.
Le scosse di oggi sembrano in buon accordo spaziale con la sorgente ITCS106, nonostante l’inevitabile incertezza di una localizzazione a mare. La sua distanza dalla costa rende ragione del relativamente basso livello di scuotimento subito dalle località costiere (si veda a riguardo l’andamento del risentimento calcolato da HSIT https://e.hsit.it/33301831/index.html), che in nessun caso ha superato il VI grado equivalente di intensità MCS. Il terremoto del 1930, invece, ebbe effetti del IX grado a Senigallia (AN) e di VIII a Fano (PU), Ancona e Sirolo (AN).
Dagli studi di sismica a rifrazione condotto nell’ambito del Progetto CROP si evidenziano due sovrascorrimenti (in rosso) quali potenziali piani di faglia a cui è ascrivibile la sequenza iniziata alle 7:07 del 9/11/2022″, spiegano ancora gli esperti INGV.
Risentimento del terremoto
“Nella prima ora dopo il terremoto del 9 nov. 2022, h 07:07, grazie ai contributi dei cittadini in tutta Italia, il Gruppo INGV ‘Hai sentito il Terremoto?’ è riuscito a elaborare un’animazione, con il tempo accelerato, della progressione dell’arrivo e dell’elaborazione di questi contributi. I colori sono proporzionali al grado della Scala Mercalli, il grigio indica “non sentito””, concludono gli esperti INGV.
Terremoto Marche, Acquaroli: “nessun danno grave, resta alta l’allerta”
“Nessun danno grave a persone o edifici. In base agli accertamenti effettuati fino ad ora dagli organi competenti e dalla Protezione Civile i danni riscontrati risultano lievi e la situazione è sotto controllo, ma sono ancora tante le verifiche in corso sia negli edifici pubblici e privati”. Lo riferisce il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli al termine della riunione pomeridiana tecnico-operativa del Cor (Centro operativo regionale) dopo le forti scosse di terremoto davanti alla costa delle Marche.
“Ci siamo dati appuntamento, escludendo nuovi eventi, al pomeriggio di domani per fare una nuova ricognizione a seguito degli ulteriori sopralluoghi. Rimane alta l’allerta e continua il monitoraggio dell’evoluzione della situazione. Ci sono state nella mattinata ripetizioni di nuove scosse, ma non paragonabili a quella di magnitudo 5.7 che stamattina ha svegliato con violenza l’intera regione“, ha aggiunto Acquaroli.
Per le scuole “ad ora non ci risultano edifici danneggiati. In ogni caso i rilievi non sono terminati in tutti i Comuni e quindi la decisione sulle aperture degli istituti sono affidate ai sindaci in base alle singole situazioni”.
Legnini: “verifiche anche sulle zone del sisma del 2016”
“Esprimo la mia vicinanza ai cittadini, ai sindaci, al governo della Regione Marche, ancora una volta interessata da un forte sisma, che per fortuna non ha avuto conseguenze per la popolazione e prodotto apparentemente solo danni lievi. Aspettiamo gli accertamenti, ancora in corso, anche nelle aree già colpite dal sisma del 2016. Non c’era bisogno di questo nuovo evento per ricordarci che le Marche, come le aree interne dell’Appennino e molte altre del Paese, sono caratterizzate da un rischio sismico elevato, che richiede il massimo sforzo sulla prevenzione”. Lo ha scritto sui social il commissario straordinario per il sisma 2016, Giovanni Legnini.
“Con la ricostruzione dopo il terremoto del 2016, stiamo restituendo ai cittadini case e strutture pubbliche sicure, ma dobbiamo pensare anche alla messa in sicurezza degli edifici che allora non furono danneggiati, molti dei quali hanno caratteristiche di forte vulnerabilità. Serve un approccio sistemico, che non si limiti alla riparazione dei danni, ma che punti alla riduzione del rischio, anche riorientando a questo fine il Superbonus 110% e l’intero sistema delle detrazioni fiscali sull’edilizia”, ha concluso Legnini.
Inagibile la chiesetta di Rocco San Baggio a Fano
Tre chiese della diocesi di Fano hanno subito danni a seguito della forte scossa di terremoto davanti alla costa marchigiana. I maggiori danni li ha riportati la chiesetta di Rocco San Baggio, sulle colline della città: i danni subiti dal tetto della struttura la rendono inagibile. Lesioni anche sulle mura della chiesa di Montemaggiore al Metauro – chiusa per precauzione – e a quella del monastero delle carmelitane.
“Le altre chiese restano tutte aperte“, dice all’ANSA il vescovo di Fano, mons. Armando Trasarti. “Dalle ispezioni non sono state rilevate criticità per la sicurezza”. “I due luoghi di culto che siamo costretti a chiudere” – aggiunge il prelato – “costituiscono dei punti di riferimento importanti per chi vive sulle colline intorno a Fano, ma non abbiamo alternative”. Il vescovo ha anche sottolineato che quello “che si sta vivendo è un momento duro, dopo l’alluvione che ha colpito le zone interne, adesso è arrivato il terremoto sulla costa“.