Trivelle, Descalzi (Eni): “possibile raddoppiare la produzione di gas”

Gas, "penso che si possa arrivare a 5 o 6 miliardi di metri cubi, un contributo a un sistema energetico molto povero adesso", afferma l'ad di Eni sul possibile impatto della nuova legge sulle trivelle
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“Nei prossimi due anni e mezzo-tre, se tutta la parte di permessi ha una velocità ragionevole, potremmo raddoppiare il gas che stiamo producendo adesso in Italia“. In attesa di conoscerne i dettagli, è questa la stima del possibile impatto della nuova legge sulle trivelle fatta dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, durante il forum ANSA Incontra. 

Penso che si possa arrivare a 5 o 6 miliardi di metri cubi, che sono importanti, perché è quello che ci sta dando la Russia ed è comunque un contributo a un sistema energetico molto povero adesso“, continua l’amministratore delegato. “Il gas si sta ancora utilizzando, avrà una vita di sei-otto anni – osserva – però intanto ci porta avanti nel processo di transizione, assicurando l’energia“. 

Quanto alla nuova legge, per Descalzi “non è un cambiamento di rotta ma permettere in un momento di emergenza di usare le nostre energie. C’è ancora gas in Italia e la Croazia che lo produce ne è una dimostrazione”. “Lo sforzo – dichiara – deve essere fatto, dobbiamo capire quali sono i permessi che saranno messi a disposizione, capire come farlo in massima sicurezza con i progetti sicuri e quasi a impatto zero dal punto di vista delle emissioni”. 

Descalzi: “sui rigassificatori serve velocità di decisione” 

Per sostituire il gas russo, “abbiamo 7 miliardi di metri cubi di gas che verranno con nave. Se non lo possiamo assorbire nei rigassificatori, questo gas andrà da altre parti. Lì sì che avremo un grosso deficit che si trasformerà in prezzi alti“, ha aggiunto Descalzi. 

“Se il rigassificatore, come tutti sperano, sarà qua per aprile-fine aprile non avremo il problema. Non dobbiamo parlare di criticità ma di consapevolezza del problema e di quello che si deve fare e velocità nella decisione perché stiamo parlando del bene di tutto il Paese”, aggiunge. 

Descalzi: “piano per reattore a fusione tra 8 anni” 

L’energia da fusione nucleare “è il futuro” e “potrebbe essere davvero la fine del gas e del petrolio”, ha aggiunto Descalzi, raccontando il piano che potrebbe portare al primo reattore industriale tra otto anni, dopo il test di un primo pilota. Questo è in costruzione a Boston, è una piccola centrale 4 metri per 4 e la fine dei lavori è prevista per il 2025. “Se tutto funziona, dovremo provare il funzionamento fino all’erogazione di energia e nel 2030 arriveremo alla prima realizzazione industriale”, dice Descalzi. “Se lo vogliamo domani, non c’è – osserva – ma c’è un programma”.  

Dal 2015, Eni sta lavorando alla fusione a contenimento magnetico che, afferma Descalzi, “non è la fissione, non è il nucleare che utilizza materiale radioattivo ma è un innesco completamente diverso. In questo caso c’è una fusione di isotopi di idrogeno dove l’elemento di base è l’acqua, acqua pesante, ma anche acqua di mare” che produce un plasma con un calore 100 volte superiore a quello del sole e lo stesso processo che avviene nelle stelle. Sono “azioni pulite e non pericolose“, assicura Decalzi. 

L’accelerazione è arrivata dopo una scoperta della società Cfs, Commonwealth fusion systems, di cui Eni è il primo azionista, spiega l’ad, “che l’anno scorso ha fatto un grande passo avanti perché è riuscita a creare dei magneti, dei superconduttori che contengono il plasma”.  
 

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