La Corte d’Appello di Trieste ha riconosciuto vittima del dovere per esposizione all’amianto l’appuntato scelto Marco Sedda, per anni nell’esercito e ora ancora in forze nella Guardia di Finanza. In Appello è stata ribaltata la sentenza di primo grado del Tribunale di Trieste che non aveva ritenuto fossero stati forniti elementi specifici e concreti della presenza di amianto sul luogo di lavoro.
Invece, come dimostrato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha assistito il militare, l’amianto era presente nei motori e nelle coibentazioni degli elicotteri in dotazione all’Esercito e alla Guardia di Finanza e Sedda, 59 anni, è stato esposto alla fibra killer tra il 1984 e il 1990 mentre era in servizio presso lo Squadrone autonomo misto di Alghero, dove faceva parte della fanteria meccanizzata e di un gruppo di elicotteristi che portavano documenti a Roma, e dal 2002 ad oggi, come viene sottolineato in sentenza “per contaminazione dell’ambiente lavorativo, essendo tale materiale utilizzato in tutte le coibentazioni e nei diversi locali, nonché nella componentistica degli autoveicoli militari, mezzi corazzati, elicotteri, e ciò sia nell’esercito che nella GdF”. L’amianto era presente, secondo la relazione dell’ing. Marino Valle, anche nella caserma “Campo Marzio” della Guardia di Finanza di Trieste, dove Sedda ha prestato servizio fino al 2008. Anche le bonifiche avvenute nel 2002 non sarebbero state a norma. A causa dell’asbesto il militare ha contratto ispessimenti pleurici, placche pleuriche e una sindrome delle apnee ostruttive di lieve entità.
La Corte di Appello di Trieste ha quindi accertato il diritto del 59enne ad essere inserito nell’apposito elenco di vittime del dovere ai fini della concessione dei benefici di legge, e ha condannato i ministeri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia, al pagamento della elargizione. Sedda potrà anche ottenere il prepensionamento e le maggiorazioni sull’importo dei ratei pensionistici. L’avvocato Bonanni, oltre ad avviare la richiesta di risarcimento con il ricorso al TAR, sta anche valutando un ricorso per cassazione, perché sulla base di una più recente giurisprudenza sussiste il diritto a conteggiare, nella lesione, anche la sofferenza morale.
“Un modo per restituire un po’ di giustizia ad un uomo che ha lavorato per anni per lo Stato, per la comunità, e che proprio sul posto di lavoro ha contratto una patologia che negli anni purtroppo potrebbe aggravarsi o trasformarsi” – commenta l’avvocato Bonanni, che denuncia – “l’amianto è stato, ed è ancora, presente in tante caserme italiane perché veniva utilizzato per gli scopi più disparati: è stato trovato persino vecchie lampade. Era anche nei camion frigo che trasportavano la frutta e che venivano controllati regolarmente dalle forze dell’ordine. Era nelle tubature delle caldaie, nei veicoli, in tanti strumenti utilizzati da civili e militari”.
Il Friuli Venezia Giulia ha pagato alto il prezzo dell’uso dell’amianto. Se il VII rapporto ReNaM registra 1346 casi di mesotelioma tra il 1993 e il 2018, a questi si devono aggiungere 133 casi analizzati dall’INAIL tra il 2019 e il 2021 (di cui ben 53 nella sola provincia di Trieste). Secondo le rilevazioni ONA e sulla base del confronto con i dati INAIL, risulta che i casi di tumore del polmone da amianto sono stati oltre 3000, con un impatto di circa 2700 decessi. Per le altre patologie, purtroppo bisogna aggiungere 900 decessi. Si arriva così in totale a circa 5000 morti per malattie asbesto correlate, oltre a più di 10.000 vittime con patologie invalidanti.
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