L’annuncio arrivato ieri sui primi successi della fusione nucleare “era atteso da tempo, ma c’è ancora molta strada da fare. Non solo: si dovranno vincere le molte sfide tecnologiche, ma cruciale sarà il saper passare alla sua industrializzazione”. A dirlo è il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, ospite del programma della Rai Porta a Porta, condotto da Bruno Vespa. “Quando ero giovane si diceva che la fusione sarebbe stata pronta tra 50 anni – ha commentato Parisi – e ora che sono passati si parla di 30 o 40 per averla funzionante. Un po’ sono migliorati“.
Il problema di queste previsioni, ha commentato il fisico rispondendo alle domande, è che è molto difficile fare previsioni su tempi così lunghi, in un senso o nell’altro. Ad esempio, era impossibile ipotizzare l’esplosione dell’elettronica come la conosciamo oggi. “In ogni caso – ha proseguito – i prossimi anni serviranno a superare i vari problemi tecnologici, ad esempio come viene prodotta la luce con i laser, ma una volta sviluppata una tecnologia stabile che produce più energia di quella immessa ci sarà un grande lavoro per la sua industrializzazione”. Sfide molto complesse, ha aggiunto, ed è molto difficile stimare i tempi necessari per superarle.
Parisi: “il momento eureka è come finire un puzzle”
“Qualche volta capita il momento dell’eureka, e uno dice: ‘Ah, ho capito e sono contento di aver scoperto qualcosa di nuovo’. Da un lato si ha fretta di raccontarlo agli altri e pavoneggiarsi. Prima di tutti, l’ho raccontato ai colleghi perché potevano capire. Dall’altro lato, c’è una grande soddisfazione, perché vuol dire che le cose fatte portano risultati, è come finire un puzzle o le parole crociate”, ha raccontato Parisi a Porta a Porta.
“Gli scienziati sono curiosi – ha spiegato il Premio Nobel a proposito delle sue scoperte sui sistemi complessi e degli studi sugli stormi di uccelli -, la prima domanda che ci siamo fatti è stata ‘come fanno a muoversi in quel modo?’. La prima cosa da fare era capire come volavano, dalla prima idea che abbiamo avuto sono passati venti anni, prima le tecnologie non erano sufficienti, appena lo sono state siamo partiti”. “I sistemi complessi sono naturali e si comportano da soli in maniera strana, ad esempio il vetro si comporta diversamente dall’acqua, l’acqua si fredda e diventa ghiaccio, il vetro non ha un comportamento uguale – ha aggiunto Parisi, in libreria con ‘Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un premio Nobel’ edito da La nave di Teseo -. Mia madre mi diceva che a tre anni riconoscevo i numeri”.
Allora la memoria di un fisico teorico è migliore rispetto a quella degli altri? “Solo per alcune cose, formalmente più alta e un po’ specializzata”. “Un fisico teorico non è una persona strana rispetto alla media, secondo lei sono strano? Mia madre mi raccontava che a 3 anni riconoscevo già i numeri degli autobus, ma io non ricordo”, ha raccontato Parisi.
“Io un ballerino semiprofessionista? Non esageriamo. Ho cominciato a ballare venti anni fa, ora faccio balli greci ed etnici“, ha raccontato ancora il Premio Nobel. Appassionato di fumetti, ha quasi l’intera collezione di Linus che “nel ’65 portò un cambiamento notevolissimo, prima non si vedevano cose così in Italia, c’era solo Topolino che è stato importante”. Un Premio Nobel che ama cucinare “brasato al Barolo, risotto agli scampi e alla milanese sono le ricette che riescono meglio”.
Ma, prima ancora che un fisico, Parisi è un nonno affezionato. “All’inizio siamo stati perplessi, poi ci siamo abituati e siamo contentissimi – racconta parlando del matrimonio di sua figlia con una donna e dei loro figli – ora abbiamo una bellissima famigliola con due madri e due bambini. Per il momento non pesa l’assenza di un padre, i bambini sono estremamente ben bilanciati dal punto di vista affettivo, il problema è’ la capacità del genitore di gestire la famiglia e loro sono due bravissime mamme”.