È passato un mese da quel tragico 26 novembre, quando l’isola di Ischia è stata travolta da un’alluvione che ha provocato una disastrosa frana a Casamicciola. La frana ha spezzato la vita di 12 persone e lasciato oltre 400 sfollati. Si stima che su Ischia siano caduti 126 millimetri di pioggia in sei ore, responsabili dell’enorme frana staccatasi dal Monte Epomeo. Una valanga di detriti – circa 80mila tonnellate di fango – si è così abbattuta sulle strade di Casamicciola, distruggendo qualsiasi cosa abbia incontrato sulla sua strada. Tra le vittime, ci sono anche tre bambini e un neonato. Sono stati necessari ben undici giorni di incessante lavoro di scavo tra fango e detriti per riportare alla luce tutti i corpi, mentre qualche giorno dopo, la tragedia ha causato indirettamente una tredicesima morte, quella per infarto del padre di una delle persone travolte.
La maggior parte degli oltre 400 sfollati è stata ospitata in hotel riaperti per l’emergenza e dopo l’alluvione, in occasione delle allerte meteo, molti altri hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per ragioni di sicurezza.
Fiaccola in memoria delle vittime a Casamicciola
Oggi pomeriggio, a Casamicciola si è svolta una fiaccolata silenziosa in memoria delle vittime. Verso le 18, centinaia di persone si sono radunate in piazza Marina per accendere le candele con la ‘Luce della Pace’, donata dagli scout del M.A.S.C.I. regionale ed attinta alla lampada che illumina il luogo della nascita di Gesù, a Betlemme. Presenti alla manifestazione don Gino Ballirano, parroco di Santa Maria Maddalena (la chiesa che sorge a poca distanza dalle zone più colpite dalla frana), il Commissario straordinario Legnini, il Commissario prefettizio di Casamicciola Calcaterra e gli altri sindaci isolani. La fiaccolata ha raggiunto piazzale Anna De Felice, che porta il nome della ragazza vittima della alluvione del 2009 ed ha poi fatto ritorno nella piazza principale del comune ischitano. Poco dopo, don Gino ed i sindaci hanno raggiunto, con mezzi dei Vigili del Fuoco, piazza Maio ed il Celario – la zona in cui sono morte tutte le vittime della frana – per deporre una lampada.
Tanti problemi da risolvere
Il Commissario all’emergenza frana, Giovanni Legnini, ha avviato un intenso programma di lavoro per giungere ad un piano di emergenza definitivo. Il territorio più a rischio è stato completamente monitorato e mappato – grazie alla collaborazione dell’Università di Firenze e di diversi atenei della Campania – e diviso in quattro zone a seconda dell’indice di rischio; entro questa settimana dovrebbe essere comunicata la decisione finale sui rientri in casa per diversi sfollati e sulle procedure da seguire per le prossime allerte meteo, ed è probabile che venga anche annunciata la riapertura delle scuole ancora chiuse per rischio idrogeologico. Attese anche le procedure per l’attivazione del contributo di autonoma sistemazione che permetterà agli sfollati di poter prendere in fitto un immobile.
Un altro problema da affrontare è quello del fango portato a valle dalla alluvione. Dopo aver rimosso quello che occupava le strade, ora resta da portare via il resto che, per il commissariato all’emergenza frana, potrà essere riutilizzato sull’isola per scopi virtuosi come il ripascimento degli arenili.
Per chiarire le eventuali responsabilità del disastro, è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura di Napoli, per ora senza indagati.