di Alessandro Martelli
Il sisma del 1908 fu uno degli eventi sismici più catastrofici del XX Secolo, a livello non solo italiano, ma pure mondiale. A memoria d’uomo, infatti, il terremoto ed il maremoto del 1908 costituirono, per numero di vittime, la più grave catastrofe naturale ad aver colpito l’Europa nel secolo suddetto, oltre che uno dei peggiori disastri mai verificati in Italia in tempi storici.
Il terremoto (di Magnitudo Richter M = 7,3, Magnitudo Momento Mw =7,1 ed Intensità della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg, MCS, IMCS = XI) si verificò la mattina presto del 28 dicembre (alle 5:20 circa), con epicentro nel Comune di Reggio Calabria (tra Archi ed Ortì Inferiore); in 37 secondi, esso devastò sia Messina che Reggio Calabria, uccidendo metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il sisma ebbe origine su una grande faglia normale cieca, a basso angolo di immersione, a situata a sud-est, principalmente al largo dello Stretto di Messina.
La scossa principale del 28 dicembre fu seguita da 293 scosse di assestamento, durate fino all’11 marzo 1909.
Quanto al maremoto che seguì alla scossa principale del terremoto, si ritiene ora che esso non sia stato generato direttamente dal terremoto, bensì da una grande frana sottomarina, causata dal terremoto. Tale frana sarebbe avvenuta al largo di Giardini Naxos, a 40 km a sud di Messina, di fronte a Taormina (si veda, ad esempio, https://italialibera.online/ambiente-territorio/il-maremoto-sullisola-di-tonga-un-evento-raro-che-abbiamo-gia-conosciuto-anche-in-italia/).
L’area in cui si trova l’epicentro del terremoto del 28 dicembre 1908 (di particolare criticità, perché sede di numerosi centri abitati, tra cui, appunto, Messina e Reggio Calabria, città già allora di grandi dimensioni) è ad elevata pericolosità sismica: risulta, infatti, esser stata colpita da almeno 8 eventi sismici di magnitudo M ≥ 6,0, in epoca storica. Infatti, il terremoto suddetto colpì, pur con diverse intensità, sia la Calabria che la Sicilia, provocando (assieme al successivo maremoto) estesi crolli, vasti incendi, l’interruzione delle vie di comunicazione (strade, ferrovie, tranvie), il danneggiamento dei cavi elettrici e delle tubazioni del gas e la sospensione dell’illuminazione stradale, ma, soprattutto, moltissime vittime (Fig. 6).
Figura 6 – Vittime tra le macerie degli edifici crollati a causa del Terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908
Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed anche dagli incendi provocati da tali scosse si aggiunsero quelli causati dal successivo maremoto, che fu di impressionante violenza e che si riversò sulle zone costiere dell’intero Stretto di Messina, con onde di altezza stimata, a seconda delle località, da 6 m a 13 m (Figg. 3÷5). Anche il maremoto provocò molte vittime, in particolare fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva del mare, alla ricerca di un’ingannevole protezione da possibili ulteriori scosse sismiche violente e dagli incendi.
Terremoto e maremoto devastarono particolarmente Messina, causando il crollo del 90% degli edifici. Altre località ad essere particolarmente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi, nonché Briga, Paradiso, Sant’Alessio e le cittadine fino a Riposto su quelle siciliane. A Reggio Calabria furono distrutti molti edifici pubblici. Secondo le fonti ufficiali, le vittime furono, complessivamente, fra le 75.000 e le 82.000 (secondo altre stime, invece, esse furono ben 120.000, delle quali 80.000 in Sicilia e 40.000 in Calabria). Ad esempio, Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000, mentre Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti.
Altissimo, poi, fu il numero dei feriti e catastrofici furono i danni materiali.
Molti degli edifici monumentali dei centri urbani colpiti subirono danni irreparabili (Fig. 7), che sovente richiesero la loro demolizione, per poter attuare, dopo il terremoto, i nuovi piani urbanistici, che avevano imposto la realizzazione di città quasi totalmente nuove, con palazzi di modesta altezza (di non più di due o tre piani, anche se pubblici) e con lunghe strade larghe e diritte, con una pianta ortogonale.
Figura 7 – La Chiesa di San Giovanni di Malta, a Messina, distrutta dal Terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908
Il famoso poeta Salvatore Quasimodo, che all’epoca aveva 7 anni e che si era dovuto trasferire a Messina tre giorni dopo il terremoto (perché il padre, capostazione, era stato lì chiamato a dirigere il traffico ferroviario), e che, per mesi, era vissuto in vagoni ferroviari merci, successivamente rievocò quest’esperienza nella poesia Al Padre:
«Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato».
Per concludere, mi preme sottolineare nuovamente quanto fu già ricordato (prima ancora che in miei articoli) negli atti del Seminario “Centenario del terremoto e del maremoto di Messina e Reggio Calabria: 1908-2008, un secolo di ingegneria antisismica”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Messina e tenutosi in tale città il 30 e 31 gennaio 2009 (http://prev.enea.it/2009-01-30_31%20-%20Messina.pdf): è ormai più di un secolo che eventi violentissimi come quelli del 1908 non si verificano nella zona dello Stretto di Messina di Messina.
Ciò, però come pure io ho già scritto da tempo e varie volte, su Meteoweb ed altrove (si veda, ad esempio, Il terremoto), non deve far gioire più di tanto, purtroppo. Infatti, perché, almeno a mio parere, statisticamente parlando, non è un buon segno. Come ho già scritto, non sto facendo predizioni, né voglio fare l’“uccello del malaugurio”, ma guardo semplicamente alla storia.
Purtroppo le moderne tecnologie antisismiche (d’isolamento, di dissipazione dell’energia, ecc.) sono ancora troppo poco applicate in Italia, pure in Calabria ed in Sicilia, sebbene tali tecnologie siano state sviluppate e siano applicate, anche nel nostro Paese, da vari decenni.
Ritengo che ciò sia dovuto al fatto che continua a mancare, da noi, la cultura della prevenzione, del rischio sismico e non solo, come ho sottolineato in una petizione da me lanciata alla fine del 2020 (https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-che-si-inizino-finalmente-ad-attuare-serie-politiche-di-prevenzione-dai-rischi-naturali).
Quante sono, ad esempio, le scuole che sono già state isolate sismicamente o, almeno, protette da sistemi dissipativi in Calabria ed in Sicilia? Quanti sono, in tali Regioni, gli ospedali già isolati sismicamente? Quanti sono i componenti degli Impianti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) già isolati sismicamente, in particolare in Sicilia? Sì ce ne sono ed alcune/i da decenni, ma troppo poche e troppo pochi.
E quelle succitate non sono certamente le uniche strutture che dovrebbero risultare del tutto sicure a fronte di possibili futuri violenti terremoti (nonché, ove necessario, maremoti). Ora, ad esempio, sembra che si voglia finalmente costruire il Ponte sullo Stretto di Messina: ottima decisione, a mio parere (fatte salve adeguate verifiche circa la resistenza ai carichi da vento), ma se non fosse ad un’unica campata o fosse realizzato senza istallare moderni dispositivi antisismici (d’isolamento o dissipativi) sui piloni che la sosterranno, costruirlo, sempre a mio parere, sarebbe una follia (https://www.meteoweb.eu/2022/12/ponte-sullo-stretto-progetto-campata-unica/1001178219/).