Si stima che nell’autunno del 2022 almeno 31.207–42.836 giovani adulti di età compresa tra 18 e 29 anni riceveranno un richiamo di vaccino a mRNA. A questa conclusione si è giunti sulla base dei dati pubblici forniti dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention). Lo scopo dell’inoculazione è la prevenzione di un eventuale ricovero ospedaliero in caso di COVID-19. Ma è davvero così?
Nella valutazione se sottoporsi o meno a richiamo, bisognerebbe tenere in considerazione innanzitutto l’eventuale protezione conferita da una precedente infezione. O, ancora, un aggiustamento del rischio per lo stato di comorbilità. Secondo una equipe di ricercatori guidati da Kevin Bardosh, è probabile che gli obblighi vaccinali causino danni netti a giovani adulti sani. Dato che non è controbilanciato da un beneficio proporzionale per la salute pubblica. I gravi danni associati al vaccino COVID-19 non sono adeguatamente compensati dagli attuali sistemi di danno da vaccino negli Stati Uniti. In quanto tali, queste gravi violazioni della libertà individuale e dei diritti umani sono eticamente ingiustificabili.
Vaccino obbligatorio e danni sociali
Gli obblighi sono anche associati a danni sociali più ampi. Obblighi che, tra l’altro, sono stati implementati nonostante le controversie tra esperti. E il tutto senza aggiornare l’unica analisi rischio-beneficio pubblicamente disponibile alle attuali varianti di Omicron. Secondo i ricercatori vi è stata una profonda mancanza di trasparenza nel processo decisionale scientifico e normativo. I risultati hanno implicazioni per gli obblighi in altri contesti come scuole, aziende, sistemi sanitari e militari.
E’ opinione degli esperti che i responsabili politici debbano abrogare gli obblighi del vaccino COVID-19 per i giovani adulti e garantire percorsi di risarcimento a coloro che ne hanno subito conseguenze negative. Le agenzie di regolamentazione, secondo i ricercatori, dovrebbero facilitare l’analisi scientifica indipendente. Innanzitutto attraverso l’accesso aperto ai dati della sperimentazione clinica. Ciò consentirebbe analisi rischio-beneficio stratificate in base al rischio e all’età, prima di proporre nuovi vaccini e relative raccomandazioni.