Per la prima volta il vaccino Pfizer è stato associato da uno studio ad effetti avversi sulla coagulazione del sangue. Il monitoraggio dei risultati di sicurezza dopo la vaccinazione Covid-19 è fondamentale per comprendere la sicurezza del vaccino stesso. Soprattutto se utilizzato in popolazioni chiave come le persone anziane di età pari o superiore a 65 anni. Sono queste, infatti, che traggono maggiori benefici dalla vaccinazione. Un recente studio ha presentato nuove scoperte da un sistema di allerta precoce rappresentativo a livello nazionale, negli USA, che può espandere la base di conoscenze sulla sicurezza. Lo scopo della ricerca è quello di aumentare la fiducia del pubblico. Ma non solo. Serve anche ad informare il processo decisionale sulla sicurezza dei vaccini da parte di agenzie governative, operatori sanitari, parti interessate e pubblico.
Dall’11 dicembre 2020 al 15 gennaio 2022, 17.088.796 dosi di vaccino Pfizer, 16.898.376 di Moderna e 634.019 di Johnson & Johnson, sono state iniettate a 30.712.101 individui idonei nel periodo di studio. La popolazione di vaccinati con Pfizer presentava una percentuale leggermente superiore di individui più anziani (85 anni e oltre). Si trattava di persone residenti in case di cura e individui residenti nelle aree urbane.
Quattro esiti hanno raggiunto la soglia per un segnale statistico dopo la vaccinazione Pfizer. Le patologie più notate dai ricercatori, sorte in seguito alla vaccinazione, sono state embolia polmonare, infarto miocardico acuto, coagulazione intravascolare disseminata e trombocitopenia immunitaria.
Il sistema di allerta precoce preso in considerazione è il primo a identificare un’associazione temporale tra Embolia Polmonare e vaccinazione BNT162b2 di Pfizer negli anziani. Attualmente sono in corso studi epidemiologici più solidi che tengono in considerazione vari, tra cui età e residenza in casa di cura, per valutare ulteriormente questi segnali.