Yara Gambirasio, indagata la pm per depistaggio sul Dna di Bossetti

Il gip di Venezia indaga la pm di Bergamo, Letizia Ruggeri: l'ipotesi è di depistaggio nel caso di Yara Gambirasio
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Il caso di Yara Gambirasio, lungi dall’essere chiuso nonostante la condanna di Massimo Bossetti, ha nuovi risvolti. Il gip di Venezia ha infatti disposto l’iscrizione nel Registro degli indagati del pm Letizia Ruggeri. L’ipotesi è quella di depistaggio da parte del magistrato.

Secondo il giudice per le indagini preliminari di Venezia, il pubblico ministero potrebbe non aver gestito correttamente la conservazione dei campioni di Dna. Questi ultimi erano stati rinvenuti sul corpo della Yara Gambirasio. La tredicenne era stata trovata morta a Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011, a distanza di tre mesi dalla sua scomparsa da Brembate di Sopra. Il Dna è risultato decisivo per la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti.

Le indagini nei confronti del pm Ruggeri sono iniziate “a fronte di una denunzia-querela e di un atto di opposizione di parte offesa (Bossetti ndr) in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm“. La questione su cui si è pronunciato il tribunale di Venezia riguarda le 54 provette contenenti la traccia biologica mista di vittima e carnefice. Queste sono state spostate dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele all’ufficio Corpi di reato di Bergamo.

Secondo l’avvocato di Bossetti il cambio di destinazione avrebbe interrotto la catena del freddo, deteriorando il Dna. I campioni, infatti, dovevano essere conservati a 80 gradi sottozero. Il tal modo, secondo i difensori, è stato reso vano qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi.

Procuratore di Bergamo: “fiducioso che emergerà la sua correttezza”

Ho appreso da Adnkronos del provvedimento del gip di Venezia di trasmissione degli atti a quella procura perché provveda all’iscrizione nel registro notizie di reato del pm Letizia Ruggeri per frode processuale in relazione alla conservazione dei 54 campioni residui di dna rinvenuti sugli indumenti indossati da Yara Gambirasio“. Lo riferisce il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani.

Resto francamente sorpreso che dopo 3 gradi di giudizio, dopo 7 rigetti dei giudici di Bergamo sia all’analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reparti e dei campioni residui di dna, dopo che nei tre gradi di giudizio era stata respinta la richiesta difensiva di una perizia sul Dna, dopo la definitività della sentenza sopravvenuta nell’ottobre 2018 che ha accertato la colpevolezza dell’autore dell’omicidio di Yara, e dopo che era passato più di un anno da tale definitività, si imputi ora al pm il depistaggio in relazione alla conservazione delle provette dei residui organici, rimasti regolarmente crioconservati in una cella frigorifera dell’istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il codice di procedura” evidenzia.

Altre denunce per depistaggio nel caso di Yara Gambirasio

Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la corte d’Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l’accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l’archiviazione della posizione del presidente della Corte d’Assise di Bergamo e di una cancelliera a seguito della denuncia per depistaggio“. Il procuratore Chiappani si dice “fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega“.

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