Sembrerebbe proprio che associare un colore a un giorno della settimana non sia un buon segno. Non si tratta del “venerdì nero”, ma del “lunedì-blu”, il Blue Monday, che è ormai diventato un appuntamento fisso per via della tristezza che ci dovrebbe accompagnare ogni terzo gennaio dell’anno, come quello che ci aspetta il 16 gennaio.
Quanto ci sarà di vero? Sarà diverso quest’anno? Possiamo preparaci con un po’ di anticipo? Risponde a queste e altre domande lo psichiatra Enrico Zanalda, Presidente della Società italiana di Psichiatria Forense.
“Non vi è alcun riferimento scientifico per sostenere che si tratti del giorno più triste dell’anno,” sottolinea Zanalda. “Ci sono delle costanti come quella di arrivare dopo le lunghe festività natalizie, in uno dei periodi con meno luce e temperature più rigide dell’anno (almeno nel nostro emisfero) avvisandoci che non avremo più festività infrasettimanali. Le vacanze di Natale sono coincise per molti con un ritrovato entusiasmo a viaggiare post-pandemia, che è stato troncato dal rientro in ufficio e che il 16 gennaio segnerà l’inizio della seconda settimana lavorativa completamente intera. Sembra che ad aver stressato l’ipotesi del Blue Monday siano invece delle strategie di marketing per invogliare i consumatori a comperare o a programmare delle vacanze in un periodo in cui non ci sono stop obbligati“.
Riguardo il possibile ruolo della pandemia, l’esperto afferma: “L’inizio di un nuovo anno potrebbe rendere tutti più timorosi. In particolare quest’anno, va tenuto conto della recente guerra in Europa, ma soprattutto dei due anni di pandemia e dell’isolamento relazionale dettato dallo smart working. Tuttavia, queste emozioni non per forza si provano il lunedì piuttosto che la domenica o il martedì. Possono essere magari un po’ più accentuate il lunedì perché c’è ancora il ricordo del fine settimana e il peso dell’inizio dell’attività lavorativa“.
In merito a possibili correlazioni con l’inverno, l’esperto spiega: “Non so se è fondata la questione del Blue Monday ma sicuramente i cambiamenti dell’umore reattivi alle condizioni esterne sono più frequenti con la riduzione della luce naturale. La luce, attraverso il nervo ottico, riequilibra il bilanciamento della melatonina-serotonina e regolarizza i ritmi circadiani sonno-veglia, migliorando anche l’umore. Gioca un ruolo importante anche l’isolamento relazionale che è più frequente con le temperature rigide poiché si tende a rimanere più al chiuso favorendo così la solitudine che soprattutto nelle persone anziane contribuisce a sentimenti di autosvalutazione e depressione”.
Zanalda conclude con qualche consiglio: “In generale per evitare cambiamenti dell’umore, suggerisco di dedicare del tempo a sé stessi. Sulla base delle priorità di ciascuno, questa gestione del tempo può essere fatta concentrando alcune attività intellettuali, come ad esempio rivolte ai libri, alle mostre d’arte o al cinema o cucina. Oppure aumentare le attività fisiche in palestra, oppure camminando o all’aria aperta. Anche lo yoga e la meditazione possono essere d’aiuto perché coinvolgono entrambi gli ambiti. Consiglio anche di dedicare del tempo agli affetti e alle persone per noi importanti, contribuendo a farle stare bene. Per molte persone diventa terapeutico anche il rapporto con un animale (pet therapy), in cui occuparsi di lui diventa una vera e propria modalità per sentirsi meglio”.