CLAMOROSO: si forma un Medicane Polare nell’Adriatico! Allerta Meteo per NEVE FORTE

Allerta Meteo, si è formato un Medicane Polare nel mare Adriatico: è un eccezionale Uragano Mediterraneo, non era mai successo d'inverno! Tutti i dettagli per le prossime ore
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Clamorosa evoluzione meteorologica per il Ciclone Polare che da ieri sta flagellando il Centro/Sud Italia: nel primo pomeriggio odierno la tempesta s’è trasformata in un Medicane, un vero e proprio Uragano Mediterraneo, nel mare Adriatico. Si tratta tecnicamente di un TLC, che significa Tropical Like Cyclones ovvero un ciclone con caratteristiche tropicali, esattamente come i grandi uragani dell’oceano Atlantico o i tifoni dell’oceano Pacifico.

La particolarità che rende straordinario quest’evento, di per sé raro nel Mediterraneo, è il periodo dell’anno in cui si verifica: siamo in pieno inverno, a metà/fine Gennaio, e questi fenomeni solitamente si verificano – comunque raramente – nei mesi autunnali quando ci sono le condizioni di calore, appunto, che determinano la possibile formazione di questi veri e propri “mostri” di maltempo. Non risulta infatti alcun precedente TLC nella storia del Mediterraneo a Gennaio. Evidentemente il caldo anomalo di Dicembre e della prima metà di Gennaio nel Mediterraneo ha prolungato eccezionalmente la stagione fino all’inverno inoltrato, e adesso all’arrivo dell’aria fredda si è formato un fenomeno così raro. Spettacolari le immagini satellitari che ne evidenziano tutto il percorso di risalita sull’Adriatico, dal Gargano dove si trovava stamani al largo dell’Abruzzo dove si trova attualmente:

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Rispetto a ieri, quando nel Tirreno ha raggiunto i 991hPa di bassa pressione, adesso il Ciclone è risalito a 1003hPa ma questo non ha compromesso la sua evoluzione in Medicane. A spiegare in modo molto preciso cosa sta succedendo è una nota del LaMMA, Consorzio tra CNR e Regione Toscana che fornisce il servizio di previsioni meteo per la Toscana.

Gli esperti parlano esplicitamente di “Nevoso vortice “tropicale“, illustrando come “Nel pomeriggio di oggi, sabato, un vortice andrà approfondendosi sul medio Adriatico per poi raggiungere le Marche in serata. Per alcune ore il sistema assumerà le caratteristiche di un Tropical Like Cyclone (TLC), mostrando spiccata baroclinicità 1/n nonché massimi di temperatura in corrispondenza del minimo di pressione (vedi immagini sottostanti)“.

medicane 21 gennaio mare adriatico

medicane 21 gennaio mare adriatico

medicane 21 gennaio mare adriatico

Un evento particolare – proseguono gli esperti del LaMMAnon soltanto per l’area di interesse (medio-alto Adriatico), ma anche perché si sviluppa in un ambiente molto freddo. Le isoterme intorno al minimo, infatti, oscilleranno tra i -4 e i -6°C a 1350 metri e tra gli 0 e 2°C a 450 metri. Questo significa che i fenomeni intorno al sistema assumeranno carattere nevoso a quote piuttosto basse. Nel cuore del vortice, invece, temperature tra i +4 e i +6°C a 450 metri e tra +1 e +3°C a 1320 metri. Un forte grandiente termico che genererà forti venti. Raffiche che potranno raggiungere o superare, in mare aperto, i 100km/h“, come tra l’altro già accaduto ieri nel Tirreno (Ponza ha misurato raffiche di 113km/h, Ischia di 111km/h).

medicane 21 gennaio mare adriatico

medicane 21 gennaio mare adriatico

Il vortice – continuano ancora gli esperti del Consorzio – andrà rapidamente attenuandosi non appena lascerà il mare spingendosi nell’entroterra marchigiano, questo nella notte di domenica. Il suo transito, oltre a forti venti, si assocerà a piogge e nevicate a bassa quota. Nevicate, anche di moderata intensità, attese su Toscana orientale, entroterra marchigiano e romagnolo, zone appenniniche emiliane e Umbria orientale. Nella seconda parte di domenica il minimo, ormai del tutto “extratropicale” di porterà sul medio Tirreno, colmandosi. Lunedì probabile transito di un nuovo fronte occluso che porterà nuove nevicate a bassa quota su parte del Nord Italia, nelle zone appenniniche di Toscana, alte Marche, Romagna e Umbria settentrionale. Nota finale: il sistema, come detto, assumerà per alcune ore caratteristiche riconducibili ad un TLC, tuttavia per dichiararlo tale sarebbero necessari altri elementi. Spesso, infatti, assistiamo a sistemi ‘ibridi che si avvicinano molto ai TLC“.

Al momento il vortice del Medicane Polare è ben visibile al largo dell’Abruzzo settentrionale, a ridosso dell’isola croata di Vis:

medicane polare animazione

La tempesta continuerà a risalire lungo l’arcipelago della Croazia fino a questa sera, poi devierà diretto sull’Italia e nella notte colpirà in pieno Ancona con venti impetuosi per poi esaurirsi domattina sul litorale Romagnolo come possiamo osservare dalle mappe del modello Moloch con le previsioni dei venti tra le 16:00 di oggi pomeriggio alle 07:00 di domattina:

Allerta Meteo, il percorso del Medicane Polare dall'Adriatico alla Romagna nelle prossime ore

In termini di precipitazioni, piogge e temporali colpiranno le Marche già dalla serata, estendendosi all’Umbria e alle zone interne della Toscana. In serata inizierà a nevicare anche in Romagna. Il maltempo si intensificherà nella notte sulle stesse aree, un po’ più spostato verso Nord coinvolgendo tutta la Romagna fino a Ferrara e Bologna, con nevicate molto abbondanti (oltre 40cm a quote bassissime) sui colli romagnoli. Neve forte anche su Marche, Umbria e zone interne della Toscana. Domani continuerà a nevicare per tutto il giorno nelle stesse aree, con fenomeni in rinforzo sulle Marche nel pomeriggio/sera. La neve non riuscirà a raggiungere le spiagge, ma si accumulerà al suolo a partire dai 150200 metri di altitudine e sarà copiosa oltre i 300 metri con accumuli che complessivamente supereranno i 5060cm nelle più basse colline tra Marche, alta Umbria e bassa Romagna collinare.

Intanto, anche se non c’entrerà più nulla con il Ciclone Polare poi diventato Medicane, domani una nuova ondata di maltempo risalirà il Sud provocando abbondanti nevicate sin dal mattino in Sicilia, Calabria e Campania oltre i 500600 metri, in intensificazione nel pomeriggio/sera quando si estenderanno anche a Basilicata e Puglia dove nevicherà copiosamente non solo sul Gargano ma anche sulle Murge oltre i 400 metri di quota. Nella mappa le nevicate previste per il pomeriggio/sera di domani:

allerta neve italia domenica 22 gennaio 2023

La nuova perturbazione risalirà verso il Nord dopodomani, Lunedì 23 Gennaio, quando avremo forti nevicate ancora su Marche, Emilia Romagna, ma anche Veneto, Lombardia e Piemonte, oltre che Slovenia e Croazia molto molto abbondanti. Per monitorare nel modo migliore possibile la situazione meteo in tempo reale, di seguito forniamo un elenco delle pagine con tutte le informazioni utili per seguire il nowcasting meteorologico minuto per minuto:

Cosa sono i Medicane, o “TLC”: alla scoperta degli “Uragani Mediterranei”

Alcune particolari perturbazioni che colpiscono il Mediterraneo vengono classificate tecnicamente con il termine di “TLC”, o “Tropical Like Ciclones”. In gergo meteorologico li chiamiamo “Medicane“, gli Uragani Mediterranei. Per caratteristiche interne e per forza i “TLC” non hanno nulla da invidiare ai classici cicloni tropicali (che vengono chiamati “Uragani” nell’oceano Atlantico, “Tifoni” nell’oceano Pacifico e “Cicloni” nell’oceano Indiano, ma sono lo stesso identico fenomeno) che sferzano il settore tropicale dell’Atlantico, il Pacifico e l’oceano Indiano. Essendo caratterizzati internamente da un “cuore caldo”, ben presente soprattutto nei bassi strati, i “TLC” si differenziano notevolmente dai più comuni cicloni extratropicali che si formano continuamente tra l’Europa e il bacino del Mediterraneo (le classiche ondate di maltempo), e sono molto più violenti. I Medicane hanno solitamente una estensione molto più limitata, ma attorno al profondo minimo barico riescono a conservare una grandissima potenza che spesso si traduce con una intensa attività convettiva al centro, dove si possono celare dei sistemi temporaleschi particolarmente attivi, e da venti molto forti e turbolenti, spesso sotto forma di tempesta anche se il “Fetch” non raggiunge mai grandi estensioni concentrandosi proprio a ridosso dell’occhio. Un’altra caratteristica dei “TLC” è rappresentata dalla loro grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. Questi profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei si formano molto spesso nella stagione autunnale, fra Agosto e il mese di Gennaio, più frequentemente tra Settembre e Dicembre, nel periodo dell’anno in cui le temperature delle acque superficiali dei mari mediterranei raggiungono i massimi valori, anche con picchi di +27°C +28°C anche intorno all’Italia, come accaduto appunto quest’anno.

Come si formano i “Medicane”, gli Uragani Mediterranei

Tutto dipende dall’energia termica accumulata sul mare. I mari cosi caldi, con i primi transiti di masse d’aria instabili in quota e il passaggio della “Jet Stream“, divengono delle fucine temporalesche, con la genesi di grossi nuclei temporaleschi come gli “MSC” (mesoscale convective system), sistemi temporaleschi a mesoscala, che interagendo in aree dove sono in atto significative avvezioni di vorticità positiva alle quote superiori della troposfera possono successivamente evolvere in sistemi ciclonici a cuore caldo, e di tipo tropicale, apportatori di precipitazioni torrenziali, in grado di scatenare degli eventi alluvionali lungo le aree colpite, scaricando anche oltre 400500mm di pioggia nel giro delle 24 ore. Non per caso parte degli eventi alluvionali che hanno sconvolto negli ultimi anni il nostro paese o altre nazioni dell’area mediterranea sono da attribuire al passaggio di questo tipo di perturbazioni dalla struttura tropicale. Più rari ma non impossibili i casi in cui dei sistemi a cuore freddo, come un semplice “CUT-OFF” in quota o un vecchio ciclone extratropicale, riescono a tramutarsi in sistemi a cuore caldo, acquistando spiccate caratteristiche tropicali.

Che differenza c’è tra i “Medicane” e le normali perturbazioni?

La caratteristica fondamentale che distingue i “Medicane” dai comuni cicloni extratropicali è rappresentata dalla loro grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. In genere un sistema depressionario assume piene caratteristiche “barotropiche” solo quando i minimi di pressione corrispondono perfettamente alle varie quote, uno sopra l‘altro. Di solito le circolazione di tipo “barotropico” si sviluppano durante il termine del processo di “CUT-OFF”, ossia quando avviene la cessazione dell’alimentazione fredda in quota e si chiude l’onda principale (taglio della saccatura ad opera di una spinta zonale dell’anticiclone oceanico o del rinforzo della “Jet Stream” lungo il bordo settentrionale di quest’ultimo) che ha dato origine alla circolazione depressionaria strutturata in quota, isolandola dal flusso perturbato principale. Cosa ben diversa sono le circolazioni “barocline” tipiche dei cicloni extratropicali o delle gocce fredde in quota, i cui minimi alle varie quote non coincidono mai nella stessa posizione. In più, in questo tipo di circolazioni depressionarie extratropicali, le avvezioni fredde dalle alte latitudini si accompagnano sempre al margine occidentale della struttura ciclonica, seguendo le ondulazione del “getto polare” che funge da nastro trasportare per le profonde aree cicloniche delle medie e alte latitudini. La grande potenza di queste ciclogenesi di tipo tropicale deriva dalla grande energia termica sprigionata dalle calde acque del mare. Tutta questa energia potenziale viene poi trasformata in energia cinetica che produce un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.

Gli effetti di un “Medicane” nel Mediterraneo: sono tempesta potenti come gli Uragani oceanici fino alla 1ª o 2ª categoria della scala Saffir-Simpson

Dopo la sua formazione, un Medicane diventa quindi pienamente autonomo e prende la sua energia dal calore latente fornito dal mare, di conseguenza la convenzione esplode nel centro del sistema, il “gradiente barico” attorno il sistema si rafforza notevolmente, divenendo anche molto fitto, mentre i venti si intensificano improvvisamente fino a superare i 120-140 km/h, e nei casi più estremi persino i 160170km/h favorendo la formazione del tipico occhio del ciclone dentro la massa temporalesca, molto ben visibile dalle moviole satellitari. Come i cicloni tropicali per stimare la forza dei Medicane si fa ricorso ad una scala simile alla più famosa scala “Saffir-Simpson” la quale, in base alla velocità dei venti medi sostenuti e alla pressione centrale, li suddivide a sua volta in; “Mediterranean Tropical Depression” quando la velocità del vento medio sostenuto è inferiore ai 63 km/h; “Mediterranean Tropical Storm” quando il vento si aggira fra i 64 e 111 km/h e “Medicane o Mediterranean Hurricane” quando il vento medio supera la soglia dei 111 km/h. I “Medicane” possono raggiungere la forza degli Uragani oceanici di 1ª o 2ª categoria sulla scala Saffir-Simpson: mai nel Mediterraneo, almeno fino ad oggi, s’è verificata una tempesta di questo tipo d’entità superiore.  Nell’unico caso in cui è stata misurata la pressione nei pressi del minimo, durante il Medicane del 16 gennaio 1995 grazie ad una nave meteorologica tedesca, la Meteor che si trovava nei pressi della tempesta, è stato di 975 hPa.

I fenomeni meteorologici provocati dai Medicane sui territori sono analoghi a quelli ordinari: forti venti, temporali intensi, grandinate, trombe d’aria, piogge torrenziali e mareggiate sulle coste. Cambia, ovviamente, l’entità di questi fenomeni che può risultare devastante, soprattutto per l’entità dei venti, che nella zona intorno all’occhio del ciclone possono superare i 150km/h non in modo isolato (come nei più forti temporali), ma in modo continuato, per ore e su vaste aree di territorio, distruggendo tutto ciò che incontrano sulla loro strada che non sia costruito in cemento armato. Inoltre le piogge assumono caratteristiche tropicali, diventano torrenziali con scrosci impressionanti. La grandine può diventare grossa come uova, e le onde sotto-costa possono superare i 9-10 metri di altezza.

Con quale frequenza di formano i Medicane?

Solitamente i “Medicane” che si formano sul Mediterraneo sono, in media, 2-3 in ogni stagione,  questi raggiungono lo stadio di “Mediterranean tropical depression” oppure “Mediterranean Tropical Storm”. Molto più rari sono i “Medicane” (Mediterranean Hurricanes) il massimo grado dei sistemi “TLC”. Per “Medicane” si intende un vero uragano mediterraneo, si tratta delle tempeste più potenti e devastanti che il mare Mediterraneo può sfornare. Pur avendo la forma di un “Mediterranean Tropical Storm” o di una più semplice “Mediterranean Tropical depression” il “Medicane” è contraddistinto da venti molto più violenti, spesso possono toccare punte di 140 km/h e da una pressione centrale molto più profonda che può scivolare persino sui 975 hpa, valore estremamente basso per l’area mediterranea. Poi nel “Medicane” il valore barico cosi profondo porta a generare il tipico occhio persistente al centro del sistema temporalesco principale. La media degli ultimi decenni vede la formazione di un “Medicane” almeno una volta ogni 3-4 anni.

Medicane: i precedenti storici più significativi in Italia

Nell’ultimo secolo il servizio meteorologico nazionale ha catalogato diversi casi di “Medicanes” e più precisamente nel Settembre 1947, Settembre 1969, Settembre 1973, Agosto 1976, Gennaio 1982, Settembre 1983, Dicembre 1984, Dicembre 1985, Ottobre 1994, Gennaio 1995 con “Samir”, Ottobre 1996 con il devastante “Cornelia” (molto simile all’evento che si prospetta per Lunedì come posizione e intensità), Settembre 1997 e “Vince” nel Dicembre 2005. Più recentemente, da ricordare “Grace” nel 2009, “Qendresa I” nel novembre 2014 e la tempesta di inizio novembre 2016, meno di un anno fa, su Malta e nella Sicilia meridionale. Non risultano precedenti di Medicane a Gennaio o nei mesi invernali.

I Medicane più violenti della storia in Italia: “Cornelia” nel 1996, “Celeno” nel 1995 e “Zeo” nel Dicembre 2005

“Cornelia” si formò a sud delle Isole Baleari fra il 6 e il 7 Ottobre del 1996, la tempesta dopo aver attraversato il sud della Sardegna, come “tropical storm”, giorno 8 si riversò sul Tirreno centro-meridionale, qui a contatto con le calde acque superficiali tirreniche il ciclone si intensifico divenendo un piccolo uragano mediterraneo, in questo caso un “Medicane”. Giorno 9 Ottobre il “Medicane Cornelia” passerà con il suo occhio vicino l’arcipelago eoliano devastando letteralmente le sette isole con venti furiosi di 140-145 km/h che hanno abbattuto le linee elettriche, sradicando decine di alberi, mentre le impressionanti mareggiate che hanno flagellato le coste isolane hanno affondato numerose barche e yacht. Durante il suo passaggio dal basso Tirreno allo Ionio il ciclone “Cornelia” riusci a richiamare su tutta Italia un flusso di umidissime correnti meridionali che hanno innescato dei fenomeni alluvionali fra Piemonte, Emilia, Calabria (alluvione a Crotone) e sul nord-est della Sicilia (messinese), con precipitazioni molto abbondanti e spesso sotto lo sfogo temporalesco. “Cornelia” dopo aver devastato le Eolie, la Calabria e il messinese si è portata sullo Ionio dove si è rapidamente indebolita prima di toccare le coste di Creta sul Mediterraneo orientale.

L’uragano Mediterraneo Celeno del gennaio 1995 proprio nel mar Jonio

Andando indietro di un anno nel Gennaio del 1995 fu la volta del “Medicane Celeno”, uno dei pochi casi studiati di “Mediterranean Hurricane”, seppur con mille difficoltà. “Celeno” si formò in mezzo al Mar Ionio, fra Grecia e Sicilia, il 14 Gennaio 1995. Giorno 15 Gennaio, la nave di ricerca Meteor, si trovava molto vicino alla tempesta, qui gli studiosi riuscirono a misurare raffiche di vento talmente forti da lambire i 135-140 km/h, ossia 1^ categoria della Saffir-Simpson, mentre il barometro a bordo segno un valore di 975 hpa al livello del mare, cifra impressionante. Fu impossibile per i ricercatori della Meteor lanciare dei palloni meteorologici causa la violenza del fortunale in corso. Il 16 Gennaio il ciclone “Celeno” spostandosi verso est si rafforzerà ulteriormente, con venti stimati sui 140-150 km/h, rimanendo fortunatamente in azione in mare aperto sul Mediterraneo centro-orientale. Il giorno dopo “Celeno” muovendosi verso sud-sud/est tenderà rapidamente a perdere potenza prima di fare il “landfall” definitivo sulla costa libica, con venti di tempesta a 100 km/h che hanno prodotto furiose mareggiate e tempeste di sabbia sulle zone interne (non si hanno notizie di vittime da parte delle autorità libiche, ma i danni materiali furono ingenti).

Tra i più recenti “Medicane” “Zeo” fu uno dei più violenti nel Dicembre 2005. Si formò tra Canale di Sicilia e mar Libico dall’evoluzione di un potente “MSC” e portò forti venti orientali e piogge alluvionali con vittime sulla Sicilia, malgrado il suo occhio era posizionato più vicino alle coste africane. “Zeo” poi proseguirà la sua corsa su tutto il Mediterraneo centro-orientale sfiorando dapprima le coste libiche e l’isola di Creta con furiose tempeste di vento fino a 100 km/h. La tempesta effettuerà il “landfall” definitivo lungo le coste dell’Asia minore come una tempesta tropicale.

E’ vero che questi fenomeni stanno diventando sempre più frequenti e che entro pochi decenni anche nel Mediterraneo ci saranno gli Uragani?

Gli Uragani nel Mediterraneo, come abbiamo appunto avuto modo di vedere, ci sono sempre stati. Si chiamano “Medicane”, ne stiamo ampiamente parlando in quest’articolo e la storiografia di alcuni tra i Paesi più antichi del mondo (Italia, Grecia, Turchia, Israele, Giordania, Egitto) è zeppa di documenti storici anche antichi che ne certificano l’esistenza persino in tempi antichi. Ovviamente in un mare chiuso e in area temperata come il Mediterraneo è estremamente difficile che si possano verificare Uragani violenti come quelli delle acque tropicali oceaniche, ma è anche vero che esistono numerosi studi scientifici che hanno dimostrato come entro 70-80 anni questi fenomeni diventeranno sempre più frequenti e anche intensi a causa dell’aumento delle temperature che provocherà anche un aumento delle temperature del mar Mediterraneo. Ed è un’ipotesi assolutamente plausibile, anzi: già negli ultimi anni questi fenomeni sono in aumento e ormai ad ogni autunno si verificano intorno all’Italia e sulle coste degli altri Paesi mediterranei. Probabilmente non bisognerà attendere 70-80 anni: dovremmo già abituarci a vivere l’autunno come la nostra “stagione degli Uragani”, esattamente come accade nelle zone tropicali.

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