“Non si prevede che l’ondata di casi Covid in Cina influirà sulla situazione epidemiologica del Covid-19 nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo“. È quanto ha affermato l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) in una nota. Secondo l’organismo europeo, “le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’UE e, in quanto tali, non rappresentano un pericolo per la risposta immunitaria dei cittadini UE/SEE. Inoltre, i cittadini dell’UE/SEE hanno livelli di immunità e vaccinazione relativamente elevati“.
E’ lapalissiano da settimane che in Cina stia circolando la variante Omicron dopo le proteste che hanno costretto il Governo di Pechino a cancellare la politica “zero-Covid” che aveva visto tre anni di continui lockdown. La Cina, quindi, era indietro nel percorso della pandemia e non avanti, e non c’era mai stato neanche dal primo giorno il motivo di agitare lo spettro di nuovi allarmi. Anche perchè il sistema sanitario cinese non è adeguato a quelli occidentali, e le immagini che arrivano dagli ospedali cinesi sono appunto da contestualizzare a un sistema arretrato. Inoltre, le stime realizzate sui numeri di contagi e morti in Cina (si ipotizzano addirittura 9 mila morti al giorno), per quanto impressionanti in termini assoluti, sono comunque relativi a una popolazione di 1,5 miliardi di cinesi. Siamo enormemente al di sotto, quindi, rispetto al tasso di mortalità che abbiamo avuto in occidente, e soprattutto in Italia, tra 2020 e 2021 (ricordiamo che l’Italia è arrivata a contare 1.000 morti al giorno su 60 milioni di abitanti).
Nel ricostruire la situazione cinese, l’Ecdc ha quindi scoperto l’acqua calda! Gli esperti hanno ricordato come, dopo il picco raggiunto il 2 dicembre scorso, “nelle ultime tre settimane, l’incidenza è diminuita, probabilmente anche a causa di un minor numero di test effettuati“. Mancano inoltre dati affidabili “sui casi di Covid-19, sui ricoveri ospedalieri, sui decessi, nonché sulla capacità e sull’occupazione delle unità di terapia intensiva in Cina“. Sono invece finalmente disponibili dati più solidi sulle varianti in circolazione: secondo l’Ecdc nell’ultimo mese il Paese asiatico ha depositato 592 sequenze del virus SarsCov2, 540 delle quali nella sola settimana dal 25 dicembre al 30 dicembre. Di queste, il 35% era rappresentato dalla sotto-variante BA.5.2, il 24% da BF.7, il 18% da BQ.1 (cosiddetta Cerberus), il 5% da BA.2.75 (detta Centaurus), il 4% da XBB (Gryphon) e il 2% da BA.2. Sono state inoltre segnalate le sotto-varianti BA.5.6, BA.4.6, BM.4.1.1 e BA.2.3.20. Rassicura il fatto che al momento non sia stata rilevata alcuna nuova variante.