È noto come le scelte alimentari quotidiane siano direttamente responsabili non solo della salute individuale, ma di quella globale. Quando inadeguate, causano infatti lo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili a diffusione pandemica, quali le malattie cardiovascolari – prima causa di morte in Europa e nel mondo – e, al contempo, l’emissione di gas serra. A fronte delle consolidate evidenze sul potenziale nocivo delle scelte alimentari, lo sforzo rivolto all’attuazione della transizione verso una dieta sana e adatta a mitigare il cambiamento climatico da parte di ciascun individuo non è ad oggi di entità proporzionale alla sua urgenza.
Attraverso la collaborazione multidisciplinare di diversi istituti italiani, tra cui la Fondazione CMCC e l’Unità di Ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università di Napoli “Federico II”, i ricercatori hanno prodotto dati scientifici aggiornati che hanno consentito l’elaborazione di un modello alimentare pratico e adatto a tutta la popolazione adulta sana, la cui adozione comporterebbe benefici che sono stati quantificati in uno studio pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Disease.
Lo studio dimostra che una dieta settimanale che non esclude alcun alimento ma che li assortisce tutti nelle frequenze e nelle quantità ottimali per la prevenzione cardiovascolare (e.g., vegetali freschi, cereali integrali e yogurt ogni giorno, legumi e pesce fino a 4 volte a settimana, uova, formaggi e carni bianche non più di 3 volte a settimana, carni rosse, cereali ad alto indice glicemico o patate non più di una volta a settimana, ecc.) è in grado di ridurre del 48.6% le emissioni di gas serra legate agli attuali consumi europei.
In particolare, lo studio specifica:
- il piano alimentare settimanale dettagliato, in cui, per ogni occasione di pasto, sono descritti gli alimenti da assortire nelle quantità ottimali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari sulla base dei dati disponibili in letteratura;
- la verifica dell’adeguatezza nutrizionale di tale piano alimentare, ovvero i dati che ne documentano la capacità di assicurare l’assunzione di tutti i macro e micro nutrienti nelle quantità raccomandate dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), meglio di quanto avvenga attualmente con la dieta praticata dalle popolazioni europee;
- l’impatto sul clima dei consumi alimentari previsti dal piano settimanale, in termini di emissioni di gas serra ad essi associate.
“Punto di forza di tale modello” afferma Annalisa Giosué, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione e primo autore dello studio, “è quello di essere nutrizionalmente adeguato e compatibile con un’alimentazione varia, che include in abbondanza alimenti di origine vegetale quali legumi, cereali integrali, frutta e verdura, ma anche quantità variabili di alimenti di origine animale quali prodotti lattiero-caseari, pesce e carne, non implicando drastiche rinunce da parte delle persone che scelgono di adottarlo.”
Aggiunge Marta Antonelli, ricercatrice alla Fondazione CMCC e tra gli autori dello studio: “Tale strumento, se adeguatamente diffuso in particolare tra i professionisti della salute, ma anche in altri settori strategici nonché a livello della popolazione generale, potrebbe sostanzialmente agevolare l’implementazione di un modello alimentare in grado di ottimizzare la prevenzione delle malattie cardiovascolari e di ridurre con effetto immediato l’impatto sul clima delle scelte alimentari”.