L’editing genetico, il ‘taglia e cuci’ del DNA premiato con il Nobel per la Chimica 2020, può rappresentare “una strategia permanente e avanzata per il trattamento delle patologie cardiache, prima causa di malattia e morte nel mondo, e persino per riparare i dati subiti dal cuore dopo un infarto“. La speranza di una nuova applicazione potenzialmente salvavita delle ‘forbici molecolari’ Crispr-Cas9 arriva da uno studio pubblicato da ricercatori membri dell’American Association for the Advancement of Science (Aaas) su ‘Science’, rivista dell’associazione.
Il gene editing – ricordano gli esperti Aaas – si è dimostrato un approccio terapeutico promettente contro alcune malattie rare ereditarie. Tuttavia, la maggior parte delle strategie di editing genetico si concentra sulla correzione di specifiche mutazioni che si verificano solo in piccoli sottogruppi di pazienti e spesso prima che insorga la patologia; applicazioni più ampie della tecnica restano limitate. Nel nuovo lavoro, condotto per ora sui topi, Simon Lebek, Eric Olson e colleghi illustrano invece un impiego di Crispr-Cas9 potenzialmente utile per trattare tutta una serie di pazienti con malattie cardiache.
Nel mirino degli autori, c’è in particolare la cosiddetta lesione da ischemia/riperfusione (Ir), un tipo di danno tissutale che può insorgere dopo diversi insulti cardiovascolari, inclusi ictus e infarto. “E’ noto – spiega l’Aaas – che l’iperattivazione cronica della proteina chinasi IIδ Ca2+/calmodulina-dipendente (CaMKIIδ) causa diverse malattie cardiache nell’uomo e nei topi, inclusa la lesione Ir. L’ossidazione dei residui di metionina promuove l’iperattivazione di CaMKIIδ. Lebek e colleghi hanno scoperto che l’utilizzo della modifica della base di adenina” con “Crispr-Cas9 per eliminare i siti di attivazione ossidativa del gene CaMKIIδ nei cardiomiociti li proteggeva dalle lesioni Ir nei modelli murini”. Non solo: gli scienziati “hanno anche osservato che l’iniezione di reagenti per l’editing genico nei topi subito dopo la lesione Ir ha permesso agli animali di recuperare la funzione cardiaca dopo un grave danno”.