Spazio: completata la mappa 3D della nostra ‘superbolla’ galattica

La mappa della nostra 'bolla' galattica fornisce preziose informazioni per comprendere meglio la regione che circonda il nostro Sole e un altro centinaio di stelle 
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Rappresentare il campo magnetico della superbolla cosmica nota come Bolla Locale, una cavità larga circa mille anni luce che circonda il Sole. Questo l’obiettivo a cui è stato orientato uno studio, presentato durante il 241° incontro annuale dell’American Astronomical society, condotto dagli scienziati del Centro di Astrofisica presso l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.  

Il team, guidato da Theo O’Neill, Alyssa Goodman, Catherine Zucker, Jesse Han e Juan Soler, ha esaminato la probabile struttura del campo magnetico della superbolla. La mappa fornisce preziose informazioni per comprendere meglio la regione che circonda il nostro Sole e un altro centinaio di stelle, la gran parte di quelle visibili ad occhio nudo, e le cui caratteristiche determinano la formazione di nuove stelle. Queste informazioni, sottolineano gli esperti, potrebbero aiutare a rispondere a domande decennali relative alle origini delle stelle e l’influenza dei campi magnetici nel cosmo. Le superbolle sono piuttosto comuni nell’Universo: esplodono a seguito dell’esplosione di supernove e stelle massicce e favoriscono poi la formazione di nuovi sistemi planetari e stellari.  

I ricercatori hanno sviluppato una mappa del campo magnetico in tre dimensioni per comprendere meglio i loro effetti sulle galassie e sulle stelle. “Capire i meccanismi che guidano la Bolla Locale – afferma O’Neill – ci permetterebbe di apprendere molto di più sull’evoluzione e la dinamica delle superbolle in generale”. “Studiare questi elementi è stato piuttosto complicato – sottolinea Goodman – grazie alle strumentazioni di cui possiamo usufruire oggi, però, potremmo ottenere un quadro molto più completo dei meccanismi astrusi dell’Universo”. 

I ricercatori hanno utilizzato i dati raccolti dall’osservatorio spaziale Gaia e del telescopio Plank, entrambi gestiti dall’Agenzia Spaziale Europea. “La nostra mappa 3D deriva da una serie di ipotesi – commenta Goodman – non si tratta assolutamente di un’immagine perfetta. Man mano che la tecnologia e le nostre capacità di osservazione miglioreranno, sarà possibile ottenere rappresentazioni più accurate. Speriamo che il nostro sia solo un piccolo primo passo verso una comprensione più approfondita di questi fenomeni, delle loro origini e delle loro caratteristiche in generale in tutto l’Universo”.  

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