Papà dona polmone al figlio di 5 anni: primo straordinario trapianto da vivente in Italia

Straordinario trapianto da vivente: è la prima volta in Italia
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Ieri all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo è stato eseguito il primo trapianto di polmone da vivente in Italia. Un uomo ha infatti donato parte di un polmone al figlio di 5 anni che è affetto da talassemia. Proprio a causa di questa malattia il padre aveva già donato al piccolo il midollo. Ma questa donazione ha causato una reazione, la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite, in base a cui le cellule trapiantate attaccano gli organi del ricevente, in questo caso il rigetto aveva causato al piccolo un danno polmonare irreversibile. Padre e figlio sono ricoverati in prognosi riservata ma i medici sono fiduciosi.

Sono stati finora rari i trapianti da vivente, eseguiti in Giappone e Nord America e in rarissimi casi in Europa. Una operazione è stata eseguita nel 2012 in Germania e due negli ultimi dieci anni sono stati segnalati in Europa dell’Est. In questo caso è stato l’ospedale dove era stato eseguito il trapianto di midollo al piccolo a chiedere al Giovanni XXIII di eseguire il trapianto del polmone. E l’ospedale bergamasco ha proposto il trapianto da vivente, per cui il Centro Nazionale Trapianti ha concesso un’autorizzazione speciale. L’operazione è complessa, ma rispetto al trapianto da cadavere, riduce di molto il rischio di rigetto perché il sistema immunitario riconosce il nuovo organo. L’operazione ha richiesto 11 ore di lavoro e l’impiego di due sale operatorie. In una è stato tolto il lobo polmonare al padre in un intervento guidato e coordinato da Michele Colledan, che ha anche effettuato il trapianto sul bambino. Il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore è stato eseguito da Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica. Gli anestesisti della Terapia intensiva cardiochirurgica, i cardiochirurghi pediatrici e i perfusionisti hanno predisposto il supporto delle funzioni cardiocircolatorie con l’ECMO. Le due équipe sono state assistite dalla Anestesia e Rianimazione e dallo staff tecnico ed infermieristico, per un totale di diverse decine di operatori coinvolti. Lo studio e la gestione dei pazienti prima e dopo l’intervento sono stati seguiti dalle équipe della Pediatria, della Pneumologia, della Terapia intensiva pediatrica e dalla Terapia intensiva adulti. “L’estrema rarità di questi casi e i limiti tecnici del trapianto da vivente – ha spiegato Colledan -, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa. L’intervento segna comunque per il nostro Ospedale una tappa importante in un percorso di crescita dell’attività trapiantologica quasi quarantennale”. “Un apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento – ha aggiunto Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Casi clinici così complessi e delicati sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Diverse decine di professionisti, ciascuno nel suo ruolo, hanno contribuito in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico ed amministrativo”.

L’esperto: “trapianto da papà a bimbo è vantaggio immunologico”

“Si tratta di un intervento di estrema complessità, eseguito in un centro che ha grande esperienza nel trapianto pediatrico e di polmone, e che dimostra ancora una volta il livello di eccellenza della trapiantologia italiana”: così il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo commenta la notizia del primo trapianto italiano di polmone da donatore vivente realizzato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “Occorre ancora molta cautela – sottolinea Cardillo – in attesa che venga sciolta la prognosi del piccolo ricevente e del suo donatore, ma tutto sta andando come era nelle aspettative. L’utilizzo del lobo polmonare del papà del bambino, già donatore del midollo, costituisce un importante vantaggio immunologico: i precedenti in Europa sono rarissimi e sporadici e infatti, nonostante da 10 anni la legge italiana preveda la possibilità di donare in vita il lobo polmonare, per questo primo tentativo è servita un’autorizzazione specifica da parte del Cnt. In ogni caso, trovo altamente simbolico che a realizzarlo sia stato il Centro trapianti della città simbolo della lotta al Covid, un vero e proprio ‘trapianto di respiro’ dopo un lungo periodo di emergenza per il Servizio sanitario e per tutto il Paese”. Per il direttore del Cnt “l’auspicio è che la donazione di questo papà a suo figlio porti a un successo completo del trapianto e, pur nella sua eccezionalità, possa convincere ulteriormente i cittadini dell’importanza della donazione degli organi e in particolare dia una spinta positiva ai trapianti, sia da donatore deceduto che da vivente: in Italia ci sono molti pazienti in attesa ed il fabbisogno non è ancora del tutto soddisfatto”.

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