La tragica morte di Gianluca Vialli, ex attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, deceduto oggi a Londra a 58 anni, i cui utlimi cinque tracorsi a lottare contro un tumore al pancreas, riporta alla ribalta la querelle che nel 1998 contrappose l’attaccante di Cremona all’allora tecnico della Roma, Zdenek Zeman.
Quest’ultimo accusò Vialli e la Juventus di aver usato sostanze illecite e comunque pericolose per la salute, per potenziare la muscolatura. “Le esplosioni muscolari di alcuni calciatori? E’ uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli e arriva fino ad Alessandro Del Piero – disse Zeman in un’intervista all’Espresso – io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere soltanto con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico“.
Le accuse di Zeman
Le accuse di Zeman erano rivolte più al sistema che a Vialli perchè, disse l’ex preparatore atletico boemo diventato allenatore, era a rischio la salute degli atleti. E oggi le sue parole assumono un significato particolare: “Bisogna evitare che il campionato diventi come il Tour. Anch’io ho ricevuto molti depliants pieni di farmaci. Farmaci che forse non provocano danni, ma – sottolineava Zeman – chi può escludere che le conseguenze per gli atleti non si manifestino a distanza di anni? Il problema è che i giocatori sono condizionati dagli interessi del momento e non si preoccupano della loro salute. E i dirigenti pensano solo a sfruttarli al massimo, senza andare troppo per il sottile“.
Dopo le parole di Zeman Gianluca Vialli dichiarò che l’allenatore giallorosso cercava “di destabilizzare l’ambiente“, che era “un terrorista” e non meritava “di farne parte“. “Se non vogliono fare i buffoni in Figc devono squalificarlo“, aveva detto l’attaccante bianconero. In seguito alle denunce di Zeman, Vialli e altri calciatori juventini finirono in tribunale (come testimoni) davanti al pm Guariniello. Ma non solo. Venne chiuso il laboratorio antidoping dell’Acqua Acetosa e ci furono le conseguenti dimissioni del presidente del Coni Pescante.
La disputa e il tumore al pancreas di Vialli
La disputa durata anni tra Vialli e Zeman si interruppe quando il ‘sistema’, schierato con Vialli, allontanò dal calcio che conta il tecnico boemo per 12 anni. Con il suo ritorno alla guida del Pescara in serie B, si tornò poi anche a parlare di lotta al doping e ai farmaci nel calcio. Si riparlò anche delle accuse del ’98 alla Juve. Nel 2012, quindi, Vialli e Zeman ripresero la loro disputa a colpi di interviste e dichiarazioni. Gianluca Vialli dichiarò in un’intervista a Sky: “Zeman è una persona molto intelligente, ma è anche un grandissimo paraculo, combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io non l’ho mai perdonato: ha gettato un’ombra sulla carriera mia e di Del Piero, e non mi ha ancora chiesto scusa“.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il tumore al pancres di Vailli e la dura battaglia. L’ex calciatore ha tirato fuori tutto il proprio coraggio e la propria forza fino all’epilogo tragico di oggi. Una conclusione che, secondo molti, fa tornare alla ribalta domande e interrogativi. Gli stessi che, qualche giorno fa, sono riemersi ai funerali di Sinisa Mihajlovic, ucciso dalla leucemia a 53 anni. In quell’occasione Claudio Lotito, patron della Lazio, ha detto: “Bisogna approfondire alcune malattie che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all’epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi“.