Come uno stormo di uccelli, così anche le cellule tumorali migrano muovendosi all’unisono, come un’unica entità. Ed è anche così, sfruttando questa caratteristica biologica e fisica, che il cancro al seno acquisisce la capacità di diffondersi nel corpo.
La scoperta dei ricercatori
L’incredibile scoperta si deve a un gruppo di ricercatori italiani, con uno studio di fisiologia di base che può sembrare molto distante da ciò che occorre ai medici e ai pazienti per curare la malattia, ma che invece oggi ne svela un possibile punto debole.
Come spiega Giorgio Scita, a capo del laboratorio ‘Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali’ dell’Ifom (istituto Fondazione di Oncologia Molecolare), “i nostri algoritmi di analisi – sviluppati con Fabio Giavazzi, fisico dell’Università di Milano – derivano proprio dagli studi sui movimenti di questi animali. In questo processo, le cellule vanno incontro a una sorta di passaggio di stato: come se diventassero, collettivamente, da solide a liquide. Siamo partiti da qui per capire i vantaggi, ma anche gli svantaggi, di questo passaggio per il tumore, e stiamo cercando di capire quali sono le leggi chimiche, biologiche e fisiche che governano le sue migrazioni”.
Il cambiamento delle cellule tumorali
“Nel nuovo studio – continua il ricercatore – abbiamo osservato che durante questo passaggio di stato alcune cellule tumorali si rompono a causa dei forti stress meccanici, rilasciando il loro Dna. Questo rappresenta un fortissimo segnale infiammatorio, potenzialmente in grado di attivare il sistema immunitario innato.
Pensiamo quindi che possa essere sfruttato per potenziare l’immunoterapia. In generale il tumore al seno risponde poco agli immunoterapici, viene definito per questo un tumore ‘freddo’, e potremmo invece avere l’occasione di trasformarlo in un tumore ‘caldo’ “.