“La combinazione del trend generale al rialzo delle temperature, dovuto all’impatto dell’uomo sul clima, e del ritorno de El Niño, rischia di portare ad uno scenario climatico da record nelle prossime stagioni estiva ed autunnale“: lo ha spiegato Antonello Pasini, primo ricercatore CNR e docente di Fisica del clima presso l’università degli Studi Roma Tre, mettendo in guardia dai rischi climatici in arrivo, in un’intervista rilasciata all’AGI.
Il Niño è un fenomeno naturale che si verifica nelle acque dell’Oceano Pacifico per un periodo di circa 6 mesi, in genere durante il periodo invernale. Il nome deriva dal termine spagnolo che significa “il bimbo”, in riferimento al Bambino Gesù, dato che il fenomeno si manifesta normalmente durante il periodo natalizio. Si verifica in media ogni 4-5 anni ed è causato da una oscillazione nel campo della pressione atmosferica che si verifica tra i punti estremi del Pacifico, all’altezza dell’Equatore, cioè tra le coste dell’Ecuador e le isole della Malesia. Per questo motivo è detto anche ENSO, dalle iniziali di El Niño Southern Oscillation. Oltre agli effetti diretti sull’Oceano Pacifico ENSO è ritenuto essere la causa principale di alcuni sconvolgimenti meteorologici a scala globale nel mondo. Le conseguenze principali di questo fenomeno si possono riscontrare in particolare nell’Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano. Ciò è dovuto al fatto che il variare periodico delle pressioni su una fascia così vasta, genera un rallentamento o un’accelerazione degli Alisei, i venti costanti che avvolgono tutta la Terra nella fascia equatoriale, conosciuti sin dall’antichità e sfruttati da Cristoforo Colombo per raggiungere l’America.
“Naturalmente si tratta di previsioni che vanno prese con molta cautela. Le previsioni climatiche sul lungo periodo, soprattutto per quel che riguarda il bacino del Mediterraneo, soffrono di un rilevante margine di errore che va tenuto presente,” ha sottolineato l’esperto. “Ciò detto, effettivamente il fattore El Niño, combinato con la crescita pressoché costante delle temperature negli ultimi anni a causa dei fattori antropici, va considerato un campanello di allarme“.
“Rispetto all’anno scorso, dominato dalla Niña l’evoluzione dovrebbe andare verso, prima, una fase tendenzialmente neutra e poi verso El Niño, da agosto in poi. Considerando che, pur con la Nina, l’anno scorso è stato il quinto anno più caldo dalla seconda metà dell’Ottocento. El Niño dovrebbe portare a temperature ancora più calde,” ha proseguito Pasini. “Molto probabilmente in media avremo già una primavera con temperature più alte del normale, al di là di quanto indicato per l’estate“.
Per quanto riguarda invece la questione siccità, “le scarse precipitazioni nei mesi scorsi hanno impedito che le riserve idriche, di ogni genere, potessero riprendersi e prepararsi allo scenario che si va delineando per l’estate. Soprattutto per quel che riguarda le nevicate queste si sono concentrate prevalentemente sul tratto appenninico lasciando scoperto quello alpino, da cui dipende l’irrigazione della valle padana. Uno dei problemi è che la circolazione nel Mediterraneo tende di più ad avere un assetto Nord-Sud o Sud-Nord piuttosto che Ovest-Est. Questo vuol dire che le correnti fredde da Nord depositano neve sul versante alpino estero, mentre il versante italiano non ne beneficia. Invece, quando le correnti arrivano da Sud, dato che queste correnti sono sempre più calde, nevica sì, ma sempre più a quote superiori e con quantità ridotte,” ha concluso l’esperto CNR.