La climatizzazione della finanza

Il nesso finanza-natura-clima influenzerà sempre di più l'andamento dei mercati internazionali
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In un recente articolo di Foresight è stato sottolineato come nella nostra era, caratterizzata da crisi di differente natura, sarà decisiva per instaurare una connessione finanza-natura-clima. Si parla a tal punto di legge Net-zero (neutralità climatica) su cui i politici si stanno esponendo sempre di più al punto da mobilitarsi a favore della sostenibilità ambientale come fatto recentemente da Ursula von der Leyen a Davos.

Dopo l’annuncio di Ursula von der Leyen che ha parlato di Green Deal industriale europeo, incentrato sulla finanza e sull’industria Net-Zero, si rappresenta un quadro sempre più comune delle questioni correlate al cambiamento climatico antropogenico e rilevanti per la finanza climatica. Mentre l’approccio della Commissione UE a questa tematica abbraccia soluzioni neoliberiste, inclusa l’attuale versione del diritto commerciale internazionale, questa pubblicazione affronta la climatizzazione della finanza per definire come il cambiamento climatico sta influenzando la finanza, con una strategia pionieristica e a prova di futuro per la legge net-zero e la possibile ambientalizzazione della corporate governance in Europa e non solo.

Derivante dalla climatizzazione della politica, la climatizzazione della finanza comporta la crescente inquadratura delle questioni come correlate al cambiamento climatico antropogenico e rilevanti per la finanza climatica. Invece di sottolineare come la finanza stia influenzando il sistema climatico, la climatizzazione allude a come il cambiamento climatico sta influenzando la finanza.

La climatizzazione della finanza può essere fatta risalire al 2015, quando l’Accordo di Parigi è diventato il primo trattato internazionale che richiede sforzi trasversali per affrontare il cambiamento climatico all’interno del settore finanziario. È importante sottolineare che la disposizione generale dell’accordo sulla finanza rientra tra gli obiettivi del trattato e comporta la coerenza dei flussi finanziari con i percorsi di decarbonizzazione e resilienza. Nello stesso anno, l’istituzionalizzazione degli sforzi verso la valutazione del rischio climatico è stata incarnata dalla Taskforce for Climate-Related Financial Disclosures (TCFD), una task force guidata dal settore privato istituita dal Financial Stability Board, che attualmente offre le più influenti autorità internazionali in grado di integrare la nuova scienza del clima e le nuove metodologie di valutazione del rischio a partire dai consigli di amministrazione.

Sebbene sia un trend del momento, la contabilità climatica è chiaramente insufficiente per raggiungere l’azzeramento netto delle emissioni antropogeniche di CO2 e il calo della forza radiativa al netto del CO2 entro il 2050, come consolidato dal rapporto speciale sull’argomento. In assenza di un parametro di riferimento globale con cui misurare l’adeguatezza e l’equità dell’azione privata e pubblica per il clima, l’accordo di Parigi si basa sul processo di climatizzazione finanziaria che è legata in particolare al bilancio globale, per valutare l’attuazione dell’accordo degli obiettivi a medio e a lungo termine (articolo 14 dell’Accordo di Parigi), e si concluderà a fine 2023. Nel frattempo, negli ultimi due anni, l’interesse della finanza per la biodiversità ha raggiunto uno slancio notevole che consentirà alla climatizzazione della finanza di raggiungere il suo picco nei prossimi due decenni.

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