Le dimensioni di molte specie stanno cambiando per adattarsi ai cambiamenti climatici

Uno studio sui mammiferi del nord America registra importanti variazioni nelle dimensioni di numerose specie negli ultimi 140 anni. I dettagli della ricerca
MeteoWeb

In un recente articolo della rivista Nature, è stato documentato come la dimensione media del corpo degli animali abbia registrato una diminuizione nel corso del tempo in un periodo preso a campione che va dall’1880 al 2020. Queste variazioni del corpo del tratto intraspecifico riguardano i grandi mammiferi e gli uccelli e sono sicuramente correlate alla risposta evolutiva di queste specie di affrontare le sfide ambientali in corso, in un clima che sta cambiando.

Questa complessa ricerca è stata effettuata sulla base di un campione di 393.499 esemplari registrati e di 380 specie raccolte nel Nord America tra il 1880 e il 2020: è stato esaminato come la dimensione del  corpo di questi animali sia diminuita del 9,59% per i mammiferi (n = 302) e 30,67% per gli uccelli (n = 78); le specie che avevano una maggiore possibilità di contatto con l’uomo registravano una variazione più consistente.

La variazione morfologica osservata nelle suddette specie suggerisce che gli animali stanno adeguandosi al cambiamento climatico e all’attività dell’uomo, ma sottolinea la difficoltà di adattamento ad un ambiente in rapida evoluzione.

I tratti morfologici di questa specie hanno sperimentato rapidi cambiamenti dovuti al riscaldamento globale negli ultimi secoli.
Lo stress da cambiamento climatico include il restringimento generale delle dimensioni del corpo animale che è stato ampiamente riportato
nei mammiferi, uccelli, pesci e invertebrati.
In teoria, individui più piccoli hanno una maggiore capacità di dissipare il calore attraverso una più grande superficie del corpo, rispetto a quando registrano dimensioni più grandi del corpo. Questo fenomeno rappresenta una selezione indotta dal riscaldamento, ed è considerato come uno delle variazioni delle dimensioni del corpo degli uccelli e dei mammiferi negli ultimi secoli. La variazioni delle dimensioni morfologiche degli animali riguarda soprattutto le specie sfruttate commercialmente. La tendenza al ridimensionamento è di vasta portata sulla salute degli esemplari e potrebbe portare delle conseguenze nutrizionali per la dieta dell’uomo e quindi influenzare la salute umana. Tuttavia, la maggior parte degli studi condotti finora ha lasciato inesplorata l’argomento delle variazioni intraspecifiche degli animali, anche se è nota l’importanza di questo dato negli studi ecologici ed evoluzionistici. E’ da sottolineare che una maggiore dimensione del corpo degli animali implica una maggiore ampiezza della nicchia e può fornire alla specie animale una maggiore possibilità di persistenza in ambienti variabili. Per esempio, la storia delle variazioni intraspecifiche degli animali è associata alla possibilità di estinzione delle specie mammiferi se non si registrerà una contro-tendenza in tal senso. Le specie di uccelli risultano per la loro plasticità meno messe a rischio dal dimensionamento della superficie corporea.

È importante che questo fenomeno incide diversamente nel grado di selezione e varia da specie a specie, a seconda della frequenza dei contatti con l’uomo. Per esempio, specie sfruttate dall’uomo hanno sperimentato una perdita sproporzionata delle loro caratteristiche morformologiche a a causa della selezione dovuta alla caccia (si pensi alla preferenza nella pesca di pesci di dimensioni maggiori), che avrà
effetti a cascata sulla mortalità degli animali.

Il modello di Bergmann, prevede che specie più piccole sono più maggiore capacità di adattamento all’aumento delle temperature rispetto alle specie caratterizzate da una maggiore dimensioni del corpo, ed è per gli animali di minore dimensione che viene registrata una pressione selettiva minore. Così, le specie con corpi di maggiore dimensione avranno una possibilità maggiore di diminuire o estinguersi.

E’ per questo motivo che non è un caso il cambiamento di tendenza tra le specie che avrà conseguenze di vasta portata sulla vita dell’uomo e sul funzionamento ecologico della Terra. I dati sono raccolti nel periodo storico che va dal 1880 al 2020 in Nord America, basato sul database VertNet.

Il set di dati compilato,  come sopra detto, include 302 specie di mammiferi e 78 specie di uccelli, pari al 33,0 e il 4,0% del numero totale di specie conosciute nel Nord America. Tuttavia, l’aumento delle dimensioni morfologiche degli animali implica una probabilità maggiore di disturbi di adattamento, in condizioni ambientali imprevedibili e fluttuanti o può comunque registrare una brusca interruzione dei processi di sviluppo in presenza di nuovi stress ambientali. Le previsioni future registreranno nuovi segni di disturbo di adattamento e renderanno sempre meno idonei gli animali per la nutrizione umana.

Un esempio è il fenomeno di accorciamento del cardinale dal ciuffo rosso (Calidris canutus) i cui individui stanno riscontrando uno stress dovuto al cambiamento di dieta, proprio perché hanno avuto un’alimentazione di minore qualità. Interventi di politiche ambientali messi in campo dall’uomo possono essere un’importante leva per il miglioramento delle condizioni di vita e di conseguenza della morfologia degli animali selvatici; anche le politiche alimentari possono incidere sulla sussistenza delle specie animali nel prossimo futuro alimentari alternative fornite.

Sia la quantità che la qualità di queste risorse che sono controllate da
umani possono cambiare rapidamente e imprevedibilmente la morfologia intraspecifica degli animali, aumentando il rischio di estinzione per le specie che tentano di adattarsi ai cambiamenti ambientali.

Ad esempio, durante l’epidemia COVID-19 e il turismo limitato, gli animali che facevano fino a quel momento affidamento sul cibo fornito dai turisti hanno sofferto di fame, perché abituate a non procacciare il cibo. Il nostro studio ha alcune limitazioni, con possibili distorsioni di campionamento dovute al cambiamento del clima intra-stagionale.

In secondo luogo, sono stati presi in considerazioni solo campioni di animali del Nord America, ma la dimensione morfologica degli animali registra una variabilità morfologica tra le diverse aree biogeografiche. In terzo luogo, a causa di dati limitato del set zoologico preso a campione si sono studiate solo 302 specie di mammiferi e 78 specie di uccelli in Nord America, rispetto al numero totale di specie conosciute in Nord America (916 specie di mammiferi e 1.962 specie di uccelli).

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