In un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Nature viene evidenziato come il “cibo blu” proveniente da ambienti acquatici, sia un importante risorsa per tutto il sistema alimentare a livello internazionale.
L’alimentazione globale è caratterizzata da un forte consumo di carne rossa. La produzione di pesce genera meno emissioni, e ha un impatto sul suolo e sull’acqua inferiori, rispetto a molti animali sulla Terra. La Blue Food Assessment ha recentemente valutato la dimensione ambientale, economica e sociale del cibo blu a livello globale.
L’aumento del consumo del cibo blu come pratica ambientale
Grazie a questo studio, è stato possibile tradurre le considerazioni della commissione in quattro obiettivi politici per il sistema alimentare internazionale. Si tratta di garantire l’approvvigionamento dei nutrienti critici, fornire alternative sane al consumo di carne, ridurre l’impatto ambientale e, infine, salvaguardare il cibo blu con pratiche sostenibili, nello scenario attuale caratterizzato dal riscaldamento globale.
Il cibo blu andrebbe a migliorare popolazioni vulnerabili
Questo studio sottolinea come in realtà molte nazioni africane e sudamericane incentivino già il consumo di cibo blu in modo culturalmente rilevante. Questo accade soprattutto per le popolazione vulnerabili dal punto di vista nutrizionale, in quanto adottano un’alimentazione poco ricca di vitamina B12 e di omega-3.
Nel frattempo, in molte nazioni dell’emisfero boreale, il tasso di malattie cardiovascolari e l’assunzione di carne di animali ruminanti che aumentano il fenomeno del gas serra. La diffusione di un’alimentazione che comprende un consumo di pesce adeguato potrebbe avere un impatto ambientale positivo, costituendo una pratica sostenibile.
Questa diversità dell’alimentazione comporta una migliore nutrizione, e a un abbassamento del rischio globale, entrambi, obiettivi dello sviluppo sostenibile promosso dalle Nazioni Unite.
Lo studio del Blue Food Assessment
Per studiare il sistema alimentare globale, la Blue Food Assessment ha riunito più di 100 ricercatori multidisciplinari per comprendere le implicazioni della diffusione dei prodotti alimentari blu, la domanda attuale e futura, e l’impatto ambientale della produzione alimentare di cibi blu, nonché le ripercussioni alimentari a livello internazionale.
La commissione ha esaminato il ruolo della piccola pesca e dell’acquacoltura (SSFA) nel sistema alimentare attuale che producono due terzi degli alimenti acquatici, destinati al consumo umano. Inoltre, i ricercatori hanno valutato i problemi di tutto il sistema alimentare blu per supportare il consumo di pesci e frutti di mare nell’alimentazione della popolazione.
Le sostanze nutritive del cibo blu
Ha, inoltre, valutato i rischi climatici per l’alimentazione, la società, l’economia e i risultati ambientali del consumo di pesce in tutto il mondo. Questo tipo di valutazione ha come obiettivo principale quello di sostenere attori sociali, piccoli e grandi, coinvolti nelle catene di fornitura dei cibi blu. I cibi blu sono ricchi di molti nutrienti essenziali. Come altri alimenti di origine animale, i cibi blu possono migliorare la biodisponibilità dei nutrienti in fonti alimentari a base vegetale.
Nelle aree in cui i cibi blu sono accessibili, e possono essere consumati in quantità adeguate, è possibile migliorare la nutrizione, riducendo le carenze di una serie di nutrienti, in particolare la vitamina B12 e gli omega-3, gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena carboniosa(DHA e EPA), di cui i cibi blu sono generalmente ricchi. Questi cibi blu nel futuro potranno contribuire a fornire alla popolazione in media circa il 27% e il 100% degli acidi grassi omega-3 e della vitamina B12 entro il 2030.
Il consumo di pesce per la salute della popolazione globale
Affrontare queste carenze è particolarmente importante per i gruppi demografici vulnerabili, come i bambini e gli anziani, le donne incinte e le donne in età fertile. Insieme ad altri alimenti critici per la salute, i cibi blu possono quindi apportare contributi essenziali per mantenere e migliorare l’alimentazione della popolazione globale. Va considerato inoltre che la pesca di cattura costituisce l’ultima grande risorsa di cibo selvatico.
Gli alimenti blu possono aiutare a ridurre le malattie cardiovascolari o per obesità della popolazione a livello internazionale. Questo può essere particolarmente rilevante nei paesi in cui si eccede nell’assunzione di carne (come Cina, Argentina, Brasile, Stati Uniti e
Europa orientale).
Le malattie provocate dall’eccessivo consumo di carne rossa
Le malattie cardiovascolari, per esempio, sono tra gli effetti negativi più comunemente citati sulla salute del consumo di carne rossa. La possibilità di sostituire la carne rossa con il cibo blu è un ambito di ricerca attuale. Negli ultimi sessanta anni, si è registrato un aumento del consumo di pollame rispetto alla carne di manzo. Questo dato suggerisce che il pollame e i frutti di mare possono sostituire la carne rossa.
I cambiamenti climatici influenzeranno tutti gli aspetti della produzione alimentare proveniente da ambiente acquatico e minacciano di avere ripercussioni importanti sul sistema alimentare, le economie, la cultura e i mezzi di sussistenza di miliardi di persone. Il contributo attuale dei cibi blu al sistema alimentare, in particolare alla dieta della popolazione, sottolinea l’importanza di pratiche smart che rispettino l’ambiente e l’equilibrio dell’ecosistema marino.
Le pratiche ambientali da introdurre nella produzione di cibo blu
Le pratiche ambientali sostenibili includono l’allevamento di diverse specie termicamente tolleranti, o l’introduzione di linee guida per un tipo di cattura più flessibile, al fine di rispettare i modelli di pesca che tengano conto dei flussi di migrazione dei pesci nelle varie stagioni dell’anno. Un’altra tematica importante è estirpare quelle attività di pesca insostenibili, regolando le quantità di raccolta per consentire maggiore biodiversità genetica dei pesci nel mare.
Nel sistema dell’acquacoltura, la diversità può essere garantita con determinati valori di temperatura, salinità o ossigeno. Nell’acquacoltura, una sfida urgente è stata quella di ridurre la quantità di pesce selvatico destinato all’alimentazione, integrando ingredienti vegetali e rifiuti di lavorazione di animali riciclati, come foraggio. Tuttavia, tali mangimi possono compromettere il valore nutrizionale del pesce prodotto e diminuire il valore nutritivo dei prodotti che potrebbero essere utilizzati per il consumo umano diretto.
E’ in fase di sviluppo, l’intento di creare mangimi alternativi che hanno un minore impatto ambientale e un’alta qualità nutrizionale. Questa strategia consente un miglioramento delle prestazioni ambientali locali rispetto all’uso di risorse non sostenibili nella gestione dei sistemi destinati all’acquicoltura.