Morto il 17enne colpito da meningite nel Vicentino

Non ce l'ha fatta il 17enne colpito da meningite di tipo B nel Vicentino: i genitori hanno avviato le procedure per l'espianto degli organi
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Terribile notizia dal Vicentino: è stata dichiarata questo pomeriggio la morte del giovane di 17 anni di Tezze sul Brenta, colpito da meningite di tipo B e ricoverato nel fine settimana all’ospedale San Bassiano, a Bassano del Grappa. I genitori fanno sapere dall’ospedale di aver già avviato la procedura per l’espianto degli organi e sono già in contatto con il centro Trapianti.  

Le speranze per il giovane erano da subito apparse appese ad un filo. I medici hanno fatto di tutto per riuscire a tenere in vita lo studente ma non c’è stato nulla da fare. All’esterno del nosocomio bassanese questa mattina era anche comparso uno striscione con la scritta “Forza Tommy” su cui era stato disegnato un cuore. E ieri sera i compagni di classe del liceo scientifico da Ponte di Bassano con i compagni della squadra di basket dove il ragazzo giocava hanno fatto una veglia di preghiera.  

L’Ulss 7 Pedemontana ha avviato il tracciamento di tutti i contatti avuti dal ragazzo negli ultimi 10 giorni, tra cui i suoi compagni di squadra con cui si era allenato e gli avversari incontrati in una partita disputata dei giorni scorsi. Sono 265 le persone attualmente in profilassi.

Meningite, Doria (FIMP): “i germi circolano, in alcuni sono aggressivi” 

Purtroppo i vari germi del meningococco circolano e sono albergati, in modo asintomatico, in una popolazione adulta e pediatrica che li tollera. In alcuni soggetti sono aggressivi, o lo diventano per condizioni di abbassamento delle difese immunitarie, come dopo l’influenza. La meningite ha un decorso molto veloce: quando ci sono i sintomi, gli organi sono già compromessi”. Così Mattia Doria, segretario provinciale di Venezia della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Presidente Centro studi veneto per la formazione e ricerca in pediatria territoriale (Cesper), commentando il caso del 17enne vicentino.  

“La vaccinazione è lo strumento di eccellenza per prevenire la malattia – sottolinea Doria – La profilassi antibiotica offerta ai contatti del ragazzo è importante perché la diffusione è attraverso le goccioline di saliva, ma c’è un tempo di incubazione di pochi giorni in cui, con l’antibiotico, possiamo agire per evitare l’infezione. Nel caso poi si presentasse qualche sintomo, c’è il tempo per intervenire”. “La meningite si può prevenire – evidenzia il pediatra – perché per queste infezioni abbiamo vaccini per vari ceppi. In Veneto, dal 2015 ai nuovi nati è offerto anche quello contro il meningococco B, che è il più diffuso. Inoltre, chiunque non sia stato vaccinato per il ceppo B può andare al Servizio di Igiene di riferimento e chiedere la vaccinazione con un pagamento di ticket. Lo propongo ai miei pazienti tra gli 8 e 18 anni. La malattia, infatti, ha due picchi di incidenza: primi due anni di vita e nell’adolescenza, fino ai 18 anni”.  

I sintomi con sui si presenta nell’adolescente sono “febbre, mal di testa, rigidità del collo. Nei bambini – precisa il medico – la sintomatologia è come la sesta malattia o un’infezione urinaria. La malattia è purtroppo rapidamente progressiva: non si fa in tempo a intervenire con i farmaci, che pure abbiamo. Nel momento in cui i sintomi sono presenti, gli organi sono già compromessi. È un’infezione rapidissima, non è la polmonite”. 

Esistono due vaccini per il meningococco: “il quadrivalente per il ceppi ACWY e l’altro per il B. Ai nuovi nati – continua Doria – la vaccinazione è proposta attivamente. Nel bilancio di salute dei 10 anni rinforzo la raccomandazione per l’anti-meningococco B. La malattia interessa pochi casi, ma sono situazioni drammatiche. Non posso pensare di non dire a un genitore che c’è uno strumento utile per prevenirli. Credo sia una responsabilità di tutti i pediatri”. “Ai genitori va raccomandato di non sottovalutare la prevenzione vaccinale – ribadisce il pediatra – Le infezioni sono poco frequenti perché il germe gira meno in quanto c’è la popolazione vaccinata. La percezione del rischio è bassa“, ma paradossalmente “tale percezione aumenta i rischi, che noi medici conosciamo e non dobbiamo sottovalutare. Quando si raccomanda un’azione per il neurosviluppo o l’antibiotico, si dà fiducia al medico, così anche per il vaccino. Non possiamo continuare a pensare che esistano vaccini obbligatori e facoltativi: noi parliamo di raccomandati. E – conclude il pediatra – lo sono tutti”.  

 

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