Nuove immagini del telescopio Nustar della NASA mostrano la luce ‘nascosta’ del Sole, prodotta da piccoli brillamenti troppo deboli per essere osservati in mezzo alla luce sfolgorante della nostra stella. Il risultato, ottenuto anche grazie al contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) alla missione, potrà aiutare gli astronomi a risolvere uno dei più grandi misteri del Sole, ovvero il paradosso per cui la sua atmosfera è molto più calda della superficie, come se l’aria intorno a un fuoco fosse più calda delle sue fiamme.
Una possibile spiegazione potrebbe vedere il motore di questo inaspettato surriscaldamento nei brillamenti e nei nanobrillamenti (nanoflare), rispettivamente grandi e piccole esplosioni nella parte più esterna dell’atmosfera solare (corona). Nel caso dei brillamenti, queste eruzioni di calore, luce e particelle sono abbastanza regolari ma non abbastanza frequenti da mantenere la corona alle alte temperature osservate. Per questo motivo si ipotizza che i veri responsabili siano i nanoflare. Queste piccole eruzioni possono manifestarsi molto più spesso rispetto ai brillamenti, probabilmente abbastanza da riscaldare la corona solare grazie alla loro azione collettiva. Un singolo nanoflare è tuttavia troppo debole per essere osservato in mezzo alla luce sfolgorante del Sole, rendendo così molto complicato indagare il loro ruolo effettivo nell’attività solare.
La nuova immagine mosaico di Nustar, realizzata unendo le osservazioni fatte nel giugno 2022, mostra (sotto forma di aloni blu) i raggi X ad alta energia emessi dal materiale ad alta temperatura che si pensa abbia origine quando si manifestano più nanoflare l’uno vicino all’altro. Le osservazioni di Nustar consentono ora ai fisici solari di studiare la frequenza con cui queste piccole eruzioni si verificano e il modo con cui rilasciano energia.
“Nustar è una piccola missione pensata per osservare i fenomeni più violenti che avvengono nell’Universo nei raggi X di alte energie”, spiega Simonetta Puccetti, ricercatrice dell’Unità di Ricerca Spaziale di ASI. “La sua elevata sensibilità ha permesso di aprire una nuova finestra osservativa che ha consentito di espandere la nostra conoscenza della fisica di buchi neri, stelle di neutroni e supernove. Di solito, questo tipo di telescopi non osserva direttamente il Sole per evitare di danneggiare i rivelatori a bordo. Tuttavia, la radiazione solare non è particolarmente intensa nella banda energetica degli strumenti di Nustar. Quindi, si è deciso di aggiungere questo nuovo obiettivo scientifico a quelli già raggiunti da questo gioiellino della NASA. I dati ottenuti permetteranno di capire meglio la fisica che governa la nostra stella e sono già un ottimo risultato, ma nell’analisi di future osservazioni si potrebbe addirittura individuare tracce di materia oscura”.
La missione Nustar vede il forte contributo di ASI con lo Space Science Data Center (SSDC) allo sviluppo del software scientifico per la calibrazione dei dati. L’ASI fornisce inoltre la stazione di terra e ospita in SSDC un mirror dell’archivio dati ufficiale.