In un aggiornamento speciale sulla situazione meteorologica della stagione invernale, gli esperti meteorologi dell’Aeronautica Militare hanno pubblicato un approfondimento sullo stratwarming in atto e sulle conseguenze nelle previsioni meteo per i prossimi giorni. L’articolo, intitolato “In atto uno Stratospheric Sudden Warming, l’inverno europeo potrebbe non essere finito“, evidenzia come “calendario alla mano, siamo nel bel mezzo della stagione invernale. Del resto, ce lo ha ricordato il forte maltempo causato dal ciclone Helios verso la fine della settimana scorsa, una fase perturbata che ha portato nevicate e piogge molto intense sull’estremo sud del Paese“.
I meteorologi dell’Aeronautica, però, evidenziano quanto sia anomalo il clima mite e secco di questi giorni: dopo il ciclone Helios abbiamo avuto il “ritorno prepotente dell’alta pressione, un anticiclone con matrice mista tra il vicino Atlantico e le latitudini sub-tropicali esteso dal Mediterraneo alla Scandinavia, il cui effetto di compressione della colonna d’aria ha riportato le temperature oltre la media del periodo. Tuttavia, molto più a nord, alle latitudini polari, stiamo assistendo ad un evento relativamente raro ma molto significativo. In termini tecnici si definisce Stratospheric Sudden Warming di tipo “displacement”, ovvero un repentino riscaldamento della stratosfera polare che sposta verso sud la circolazione di bassa pressione che occupa le latitudini più settentrionali durante la stagione invernale“. L’articolo riporta la mappa del Centro Europeo per le Previsioni a Medio termine (ECMWF), che evidenzia in modo chiarissimo con la colorazione rosso scuro a fondoscala l’entità dell’enorme anomalia calda delle temperature nella stratosfera sul Polo Nord, e il contestuale spostamento della massa d’aria fredda verso sud (sempre a livello di stratosfera, stiamo parlando di oltre 31 mila metri di altitudine, quasi dieci volte l’Etna e più di sei volte il monte Bianco). La mappa è una previsione per il prossimo 20 Febbraio:
Gli esperti dell’Aeronautica Militare spiegano quindi il fenomeno dello stratwarming: “Mentre nella troposfera le aree polari sono sempre occupate da una circolazione di bassa pressione per effetto delle dinamiche della circolazione generale dell’atmosfera, in stratosfera si alternano una circolazione di bassa pressione d’inverno – che rende quindi la colonna d’aria uniforme – e una di alta pressione d’estate, che si attiva quando i raggi del sole tornano a splendere anche sui poli e naturalmente, nel nostro caso, ci riferiamo all’emisfero boreale. Capita però con cadenza irregolare, vale a dire non in tutte le stagioni invernali, che la stratosfera polare sia soggetta a degli eventi di riscaldamento molto rapido, dell’ordine di diverse decine di gradi nell’arco di pochi giorni. Questo repentino aumento delle temperature prende origine dal basso e si attiva quando le grandi onde atmosferiche si propagano fino alle latitudini polari, letteralmente “rompendosi” in stratosfera come le creste delle onde del mare e depositando momento anticiclonico nel territorio del vortice polare. Questo provoca un disturbo alla circolazione omogenea del vortice e ne può causare lo spostamento o, in alcuni casi, anche la separazione in due lobi ben distinti. In questi casi, il Sudden Warming si definisce di tipo “Major” che, solitamente, è anche più duraturo“.
I meteorologi evidenziano quindi, richiamando il titolo dell’approfondimento, perché l’inverno potrebbe non essere finito oltre che per il calendario: “i Sudden Warming stratosferici, che di fatto distruggono o spostano temporaneamente il vortice polare, possono avere effetti importanti nella circolazione troposferica, favorendo scambi d’aria lungo i meridiani a discapito della circolazione da ovest verso est che costituisce la normalità delle medie latitudini. Non è detto che questo avvenga, ossia, non sempre le dinamiche stratosferiche risultano essere accoppiate con quelle troposferiche ma, quando questo accade, gli scambi d’aria meridiani possono portare il freddo accumulatosi nell’entroterra europeo verso la parte centrale del continente, a volte fin sul Mediterraneo, con un ritardo temporale che si aggira intorno a un paio di settimane“.
“Ad oggi – concludono gli esperti – i prodotti disponibili per la previsione a lungo termine, ossia il modello mensile prodotto sempre dall’ECMWF, non mostrano segni di risposta della circolazione troposferica, né l’instaurarsi di anomalie fredde a sud dell’area polare per cui, per avere informazioni su di una eventuale ripercussione di questo evento sul tempo atmosferico dovremo attendere un po’, almeno finché la scadenza di un paio di settimane non entri nel range temporale dei modelli deterministici troposferici. D’altronde, l’inverno finisce con l’equinozio di primavera“. Cioè tra oltre un mese.