Oltre 65 scosse di terremoto si sono verificate a Siena da quella di magnitudo 3.5 avvenuta alle 21:51 di ieri, giovedì 8 febbraio. “Stiamo monitorando la sequenza sismica a Siena. Gli eventi localizzati nell’area dopo il terremoto di magnitudo 3.5 sono oltre 65, tutti di magnitudo bassa (tra 1.2 e 2.8 ), nessun altro terremoto ha raggiunto magnitudo 3.0. Le scuole di Siena saranno chiuse anche nella giornata di domani, istituti di cultura e impianti sportivi fino a domenica 12 compresa”, ha scritto sui social il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani.
Siena ha una lunga storia di terremoti, quasi tutti localizzati sotto la città e documentati fin dal 1320; il più recente risale al 1956, sotto una grande nevicata. Il terremoto dell’8 febbraio, dunque, “è un evento in linea con le caratteristiche sismiche di Siena, che conosciamo da molto tempo”, ha detto il sismologo Carlo Meletti, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). “Siena – ha proseguito – è la città che, per motivi storici, ha la più lunga storia sismica documentata. La prima testimonianza risale infatti al 1320 e da allora sono state oltre le 170 notizie di sismi risentiti nella città”. Tutti i terremoti, ha aggiunto, “sono stati localizzati sotto la città”, ma raramente hanno provocato danni. L’ultimo terremoto importante, di magnitudo 4, risale al 1956 ed era stato avvertito come un sesto grado della scala Mercalli, arrivò durante una grande nevicata e le persone che lasciarono le loro case rimasero tutta la notte nella neve.
Perché tanti terremoti avvengano sotto la città non è affatto chiaro. “Né il database dell’INGV né quello di Ispra riportano dati su faglie” nell’area, ha detto Meletti, ma è anche vero che “i terremoti che avvengono in questa zona hanno avuto una magnitudo massima di 4.7, vale a dire che sono generati da faglie piccole che non si rompono in superficie e che, per questo, sono difficili da individuare“. Si sa invece dalle cronache che i terremoti nella zona di Siena “sono accompagnati da repliche che durano qualche giorno, raramente qualche mese, e che poi si affievoliscono”, ha osservato il sismologo. Si sa, inoltre, che tutta la Toscana centrale e occidentale è un’area in cui la crosta terrestre è sottoposta a un movimento di tipo distensivo, con l’Appennino che si sposta progressivamente verso il Mare Adriatico.