In un articolo pubblicato dall’Università Statale di Milano viene descritto come l’ultima campagna di ricerca archeologica dell’Università Statale di Milano, nel sito preistorico delle Colombare di Negrar di Valpolicella (VR) abbia rinvenute tracce di una casa risalente al Neolitico tardo (IV millennio a.C).
Un aspetto interessante riguarda la struttura terrazzata lungo un pendio, databile tra la fine dell’età del Rame e l’inizio dell’età del Bronzo, cioè tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C. I ricercatori avevano accertato la presenza di pollini di vite negli strati archeologici di età neolitica. Questo dato confermerebbe che gli abitanti della Lessinia già 6.300 anni fa coltivavano le piante.
La campagna di scavi 2022 è stata diretta da Umberto Tecchiati, docente di Preistoria e di Ecologia preistorica del dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano ed è andata ad approfondire gli studi svolti tra il 2019 e il 2021. E’ stata scavata una trincea per esaminare gli strati più profondi – con il metodo del radiocarbonio – databili tra la fine del quinto e la fine del quarto millennio a.C., ossia tra Neolitico recente e inizio dell’età del Rame.
Nel dettaglio, è stato rinvenuta negli strati che riguardano la fase di transizione tra Neolitico recente e Neolitico tardo (primi secoli del IV millennio a.C.), la presenza di tracce di una casa addossata al pendio. Caratteristico quello che dovrebbe essere stato un pavimento pensile in legno e pareti sostenute da grossi pali piantati nel terreno. Gli scavi hanno anche permesso di individuare dei terrazzamenti costituiti da muri a secco lungo il pendio. Queste strutture sono databili con ogni probabilità al III millennio a.C.
Probabilmente gli scavi continueranno nella prossima estate, con l’obiettivo di esaminare le caratteristiche della casa nel Neolitico tardo anche nelle aree terrazzate. Gli studi sui reperti continueranno al dipartimento di Beni culturali e ambientali, mentre i resti faunistici e campioni di terreno saranno affidati a professionisti per specifiche analisi strumentali in laboratori. Questa ricerca può essere infatti soggetta ad un’analisi multidisciplinare.
Il team della Statale, diretto dal professor Tecchiati, è affiancato sul campo da Cristiano Putzolu, docente di archeologia digitale presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Il progetto di ricerca è co-diretto da Paola Salzani, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
Allo scavo hanno partecipato una ventina tra studenti e studentesse dei corsi di laurea in Scienze dei Beni culturali e in Archeologia, e specializzande della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università Statale.