Terremoti, il prof. Panza ribadisce l’importanza del metodo neodeterministico per la valutazione del rischio sismico

Il metodo probabilistico si è dimostrato inaffidabile, mentre il metodo neo-deterministico è attualmente l'unico strumento per valutare il rischio di terremoti
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Giuliano Panza, luminare della sismologia e affermato professore di Sismologia presso l’Università di Trieste, è stato protagonista oggi pomeriggio del seminario di formazione “Difendersi dal terremoto si può” organizzato dall’Accademia dello Strutturista. Nel suo intervento, lo scienziato ha esordito dal concetto che il terremoto è la prova del fatto che la terra sia viva. Già nel primo modello della Terra visto dal polo, creato dal gesuita Athanasius Kircher (1602 – 1680), si tenta di dare una spiegazione al fenomeno del terremoto.

Come nasce un terremoto? In questo modello della Terra vista dal Polo, i vari gusci della Terra corrispondono a discontinuità fisiche tra il nucleo esterno e il nucleo interno che per la rotazione differenziale genera il campo magnetico terrestre. La litosfera si comporta in modo “elastico”. Il mantello ha un comportamento viscoelastico ed è in grado di fluire se sottoposto ad un sforzo di lunga durata. I movimenti convettivi del mantello avvengono in un materiale allo stato praticamente solido su scale relativamente brevi, inferiori al minuto.

Terra

Prevedere i terremoti

Posto che i terremoti non possono essere previsti con precisione, gli amministratori pubblici hanno il dovere di attuare misure preventive di retrofitting (rinforzo) possono essere applicate sugli edifici esistenti. Il Professore sottolinea che paradossalmente per le nuove costruzioni si fa riferimento al metodo probabilstico PSHA (probabilistic seismic hazard assessment) che si sono dimostrate inaffidabili già da venti anni a questa parte. Gli amministratori hanno il dovere di predisporre azioni preventive a medio termine, descritte dall’UNESCO già a partire del 1977.  Secondo il prof. Panza infatti “I terremoti non sono prevedibili con precisione. Non vi è una scienza che possa permettere evacuazioni anticipate, ma si possono predisporre azioni di prevenzione a lungo termine che riducano i disagi alle popolazioni. Vi è, ad esempio, la possibilità di effettuare ispezioni alle strutture, delle operazioni di pianificazione su tutto il territorio, trovare delle zone da rinforzare con priorità rispetto ad altre”.

“Il punto di partenza sono le osservazioni sulla sismicità di una certa area e come evolve nel tempo, possiamo dire se una determinata regione grande centinaia di chilometri è in uno stato di allerta basato sulle anomalie di questa attività sismica: è il riconoscimento di una serie di tratti caratteristici che ci indica che entro una grande area, parliamo di centinaia di chilometri, ci aspettiamo, per esempio, il terremoto entro un anno”, spiega il professore Panza.

Dal dato satellitare vediamo zone a maggiore o minore deformazione, che indicano un accumulo di sforzi: questo ci permette di focalizzare l’attenzione su aree delimitate e se, ad esempio, ci sono faglie attive note possiamo modellare la mappa di scuotimento che ci dice cosa potremmo aspettarci in caso avvenga il terremoto.”

Il metodo neodeterministico per la valutazione dei terremoti

Al posto dell’approccio probabilistico, esiste un metodo detto “neodeterministico“, il cosiddetto metodo Neo-Deterministic Seismic Hazard Assessment (NDSHA), basato sul concetto di “inviluppo“: in pratica, si elaborano degli scenari realistici per i terremoti possibili, si determinano degli accelerogrammi con solide metodologie geofisiche e si valutano l’entità delle scosse attese in un certo sito.

“La scienza sismologica– prosegue Panza- negli ultimi anni ha sviluppato un nuovo metodo che riesce a delineare in maniera più affidabile quali zone sono  più a rischio di terremoti. L’approccio neo deterministico che analizza la questione del rischio sismico da un punto di vista scientifico”.

“Non si arriva a prevedere un terremoto con una precisione tale da riuscire ad evacuare una città, ma questo nuovo approccio può avere un ruolo fondamentale nella progettazione strutturale e determina i livelli delle sollecitazioni sismiche sulle costruzioni”.

L’approccio neodeterministico, NDSHA, non avendo la pretesa di valutare inesistenti “periodi di ritorno“, probabilità o tipo di scossa, è molto più solido di quello probabilistico e rappresenta l’unico metodo oggi esistente per valutare realisticamente la pericolosità sismica.

Come è nata la valutazione NDSHA

Il metodo è nato una ventina di anni fa e simula in modo affidabile e realistico l’ampia serie di movimenti tellurici. Ciò è particolarmente importante quando hanno luogo rotture di faglie estese e complesse. La valutazione NDSHA è basata sullo studio della fisica del processo di rottura che ha luogo nella sorgente sismica e della propagazione delle onde generate. Questo metodo è inoltre fondato sulla meccanica dei mezzi continui, ed è capace di simulare la complessa natura propria dei movimenti tellurici.

Il metodo neodeterministico utilizza tutte le informazioni disponibili sulla distribuzione spaziale delle sorgenti dei terremoti (ipocentri) di grande magnitudo, cioè degli eventi capaci di causare danni. In ciò è compresa anche la stima del terremoto massimo pensabile. Tale stima è formulata in base non solo alla storia sismica ma anche alle conoscenze sismo-tettoniche disponibili.

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