La Turchia e la Siria sono in ginocchio per uno dei peggiori terremoti a colpire la regione in quasi un secolo. Decine di migliaia di persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite in questa tragedia. I dati satellitari vengono utilizzati per aiutare le organizzazioni di aiuti di emergenza, mentre gli scienziati hanno iniziato ad analizzare i movimenti del suolo, aiutando le valutazioni del rischio che le autorità utilizzeranno per pianificare il recupero e la ricostruzione, nonché la ricerca a lungo termine per modellare meglio tali eventi.
La scossa iniziale di magnitudo 7.8 nel sud-est della Turchia e nel nord della Siria è stata seguita da un’altra di magnitudo 7.7, che ha causato una distruzione diffusa in entrambi i Paesi. Il bilancio delle vittime dei terremoti è salito a oltre 40.000 ad oggi, ma è destinato a salire ancora mentre i soccorritori cercano sopravvissuti sotto le macerie.
Il terremoto iniziale del 6 febbraio, uno dei terremoti più potenti che la regione abbia subito nell’ultimo secolo, è stato generato da una linea di faglia a circa 18km sotto la superficie. Questa bassa profondità ha fatto sì che il terremoto abbia prodotto scosse violente che hanno interessato aree a centinaia di chilometri dall’epicentro, che si trova circa 23km a est di Nurdagi, nella provincia di Gaziantep. La seconda scossa è seguita circa nove ore dopo, colpendo la città turca di Ekinözü, circa 60km a nord, con migliaia di repliche minori avvenute nei giorni successivi.
Prima risposta
In risposta, le autorità turche, insieme alle Nazioni Unite e alla Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, hanno attivato la Carta internazionale “Spazio e grandi catastrofi”. Combinando le risorse di osservazione della Terra di diverse agenzie spaziali, la Carta fornisce immagini satellitari delle aree colpite per definire l’entità del disastro e supportare le squadre locali nei loro sforzi di soccorso.
Dopo l’attivazione, sono state consegnate più di 350 immagini da 17 agenzie spaziali di tutto il mondo. Possono essere utilizzate per generare mappe dei danni e della situazione per aiutare a stimare l’impatto del pericolo e gestire le azioni di soccorso nelle aree colpite. Le mappe possono essere utilizzate dai soccorritori per orientarsi tra le macerie, individuare quali strade percorrere, quali ponti evitare in caso di crollo. I dati li guideranno verso edifici distrutti in aree remote, dove è difficile ottenere aiuto.
Insieme alla Carta, è stato attivato anche il Copernicus Emergency Mapping Service (CEMS). Il servizio, che ha un accordo di cooperazione per la condivisione dei dati e la collaborazione con la Carta, utilizza anche osservazioni da più satelliti per fornire mappe su richiesta. In questo caso, le mappe di classificazione dei danni del servizio mostrano l’estensione geografica delle aree danneggiate. Il servizio ha utilizzato immagini ottiche ad alta risoluzione, comprese quelle delle Pleiades su 20 aree di interesse che coprono un’area di 664km quadrati.
Philippe Bally, rappresentante ESA della Carta internazionale, ha commentato: “per supportare la valutazione dell’impatto dei terremoti che hanno colpito Turchia e Siria, abbiamo bisogno di immagini con la massima risoluzione spaziale possibile su molte aree di interesse. L’incarico di missioni di osservazione della Terra è stato impegnativo a causa della copertura nuvolosa sulla regione nelle ore e nei giorni successivi all’attivazione”.
Simonetta Cheli, direttrice dei programmi di osservazione della Terra presso l’ESA, ha commentato: “lo spazio è molto rilevante in caso di disastri naturali come i terremoti in Turchia-Siria. Quando si verifica un disastro naturale o una crisi umanitaria, è nostro compito coordinarci tramite la Carta internazionale con le agenzie partner e con i servizi di mappatura di emergenza di Copernicus. Stiamo seguendo da vicino gli sforzi per fornire dati tempestivi di osservazione della Terra alle squadre di soccorso sul campo”.
Analisi delle deformazioni del terreno
Ci sono altre implicazioni geologiche più ampie del terremoto che potrebbero avere conseguenze a lungo termine che stanno lentamente venendo a galla. Nella città costiera di İskenderun, sembra essersi verificata una significativa subsidenza, che ha provocato inondazioni, mentre il terremoto ha lasciato molte colline intorno al paese a grave rischio di frane.
Le immagini radar dai satelliti consentono agli scienziati di osservare e analizzare gli effetti che i terremoti hanno sulla terraferma. La missione Copernicus Sentinel-1 trasporta uno strumento radar in grado di rilevare il suolo e di “vedere” attraverso le nuvole, sia di giorno che di notte. Sentinel-1 offre agli scienziati un’ampia visione dello spostamento, consentendo loro di esaminare lo spostamento del suolo causato da questo terremoto e sviluppare la conoscenza scientifica dei terremoti.
I ricercatori usano una tecnica nota come “interferometria” per confrontare le viste prima e dopo un terremoto. In questo caso, i dati di Sentinel-1 sono stati combinati per misurare lo spostamento della superficie cosismica, o i cambiamenti al suolo, che si sono verificati tra le due acquisizioni. Questo porta a un interferogramma che mostra uno schema colorato di interferenza (o frangia) e consente agli scienziati di quantificare lo spostamento della superficie.
Un interferogramma, calcolato utilizzando le acquisizioni di Sentinel-1 il 28 gennaio e il 9 febbraio, rivela una deformazione su larga scala tra Maras e Antakya con frange ad alto gradiente e bassa coerenza lungo la valle del Karasu. Secondo Ziyadin Çakır, del Dipartimento di Geologia dell’Università tecnica di Istanbul, l’interferogramma di Sentinel-1 indica che si tratta della faglia dell’Anatolia orientale che si è rotta durante il primo terremoto. Le aree con lo spostamento maggiore sono quelle vicine alla faglia anatolica, dove l’analisi dei dati radar indica uno spostamento lungo la linea di vista del satellite di circa 4 metri.