Con il boom dei voli low coast, in tutto il globo, ogni giorno, volano 26 mila aerei. Se nel 2016 hanno volato 3,5 miliardi di persone, nel 2035 il numero di passeggeri arriverà a 7 miliardi. Questo drastico aumento del traffico aereo non può non avere conseguenze sull’inquinamento atmosferico.
Date le 900 mila persone che volano ogni giorno nei cieli internazionali, se il traffico aereo fosse paragonabile al traffico delle nostre città sicuramente il cielo potrebbe essere paragonabile alla bella Torino. Se fosse paragonabile a un Paese, si posizionerebbe nella classifica dei dieci Paesi a più alto tasso di inquinamento, a causa delle emissioni di anidride carbonica (CO2). In particolare, avendo prodotto il 2,4% delle emissioni globali di CO2 nel 2018, il settore dell’aviazione avrebbe occupato la sesta posizione in classifica, inserendosi esattamente tra Giappone e Germania.
Le cause dell’inquinamento aereo
Oltre al rilascio nell’aria del CO2 non vanno dimenticate le emissioni di vapore acqueo presente nelle scie di condensazione lasciate dagli aerei. Queste emissioni contribuiscono ad un aumento delle temperature globali che è ancora più consistente di quello dovuto all’anidride carbonica. In totale, si stima che l’inquinamento dovuto al traffico aereo contribuisca all’aumento del riscaldamento globale del 5%.
Il rifornimento degli aerei è costituito dal cherosene, una miscela ricavata quasi interamente da fonti fossili, e la cui combustione, come ogni prodotto petrolifero, produce CO2. Un chilo di cherosene (1,25 litri) produce 3,15 chili di CO2. Un motore a reazione, usato in un comune aereo, brucia mediamente un chilo di combustibile al secondo.
In quali momenti del volo inquiniamo di più
Nel momento della partenza viene bruciato più carburante di tutto il resto del volo: mediamente un terzo del carburante totale consumato durante la tratta. Nelle tratte più lunghe, questa proporzione tende a diminuire fino ad un ottavo, in quanto si registra un ammortamento sul lungo raggio.
Il consumo di combustibile degli aerei, e quindi la loro emissione di CO2, dipende anche dalle condizioni meteo e dal peso del velivolo che è determinato dalla quantità dei passeggeri che salgono a bordo e dei loro bagagli.
L’inquinamento aereo aumenta in modo meno significativo nelle tratte più lunghe
Uno studio del 2019 pubblicato The Gurdian, esamina come un volo andata e ritorno da Roma a Londra emetta ben 234 Kg di CO2 a persona. Un dato impressionante, se pensiamo che è superiore alla media prodotta annualmente da un cittadino di 17 paesi Africani. Nelle tratte più lunghe, l’impatto ambientale per persona aumenta, ma in modo più misurato. Un volo andata e ritorno da Londra a New York genera un’emissione di anidride carbonica di 986 chili (più di quanto consuma annualmente in media un abitante di 56 paesi).
Una riflessione va fatta e dovrebbe metterci in guardia: il 30% di queste emissioni di anidride carbonica si dissolveranno nell’atmosfera solo in 30 anni, il 50% in qualche centinaio di anni, mentre il 20% rimarrà nell’aria migliaia di anni, incidendo notevolmente sul riscaldamento globale. Nonostante il 70% delle emissioni di anidride carbonica rilasciate da un qualsiasi aereo siano di anidride carbonica, gli aerei emettono altri gas-serra con impatti ambientali notevoli.
Il fenomeno delle scie di condensazione degli aerei
Pensiamo al fenomeno delle scie di condensazione degli aerei, formate da particelle di vapore acqueo, a causa di un particolare processo chimico. Esse rappresentano le principali cause dell’aumento delle temperature globali.
Inoltre, non dobbiamo scordare che la combustione di cherosene rilascia anche emissioni di ossidi di azoto, particolati e monossido di carbonio. Sono sostanze inquinanti disperse in misura maggiore durante il decollo e la salita. Questo dato è significativo e indica una scarsa qualità dell’aria nelle zone aeroportuali.
L’aereo, il mezzo più inquinante
L’aereo rimane quindi tra tutti il mezzo più inquinante; ovvero quello ad impronta di carbonio pro capita maggiore. Far decollare un aereo produce una media di 285 grammi di anidride carbonica per ogni passeggero per ogni chilometro percorso, mentre viaggiare in automobile è molto meno inquinante (ne produce “solamente” 104).
Nonostante ciò, scegliere di spostarsi con l’aereo può rappresentare una scelta a minor impatto ambientale rispetto a quella di spostarsi con l’automobile, soprattutto se alimentata a diesel o benzina e se a bordo c’è solo il conducente. Questo perché, come abbiamo visto, le emissioni di CO2 per passeggero di un velivolo aumentano in modo meno significativo con l’aumento della trattainq. Questo andamento non si registra in egual misura per il viaggio in automobile per cui l’impronta carbonio pro capite aumenta linearmente con la distanza percorsa.