Acqua, ISTAT: dispersa quasi la metà nella distribuzione, precipitazioni in calo nelle principali città

Il 2021 (insieme a 2020 e 2017) uno degli anni meno piovosi dell'ultimo decennio
MeteoWeb

In calo la precipitazione nelle principali città: lo indica l’ISTAT nelle statistiche sull’acqua negli anni 2020-2022. Cambiamenti del clima, accompagnati da eventi estremi a crescente intensità, stanno interessando con impatti rilevanti anche le città italiane che presentano un’elevata concentrazione di persone, edifici, infrastrutture, attività economiche e patrimonio artistico. Considerati i 24 comuni capoluogo di regione e città metropolitana, il 2021 (insieme a 2020 e 2017) si presenta come uno degli anni meno piovosi dell’ultimo decennio osservato, con una precipitazione totale di circa 718,8 mm, in calo di 74,8 millimetri rispetto al corrispondente valore medio del decennio 2006-2015. Sono 20 le città nelle quali si rileva una diminuzione, più alta per Bologna (-311,4 mm), Trieste (-261,4), Milano (-238,0) e Venezia (-218,7)

Essendo disponibili per i capoluoghi di regione serie ampie e complete di dati, l’anomalia di precipitazione del 2021 viene calcolata rispetto al valore climatico del trentennio 1971-2010 (Normale Climatologica CLINO) e risulta in media pari a -55,8 millimetri. Anomalie negative si registrano in 12 città, molto significative per Trieste e Venezia (-320,0 mm), Bologna (-306,3) e Milano (-296,6). Per ogni città vengono calcolati Indici di estremi meteoclimatici – definiti dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia delle Nazioni Unite – confrontati con i valori climatici dei periodi di riferimento. Nel 2021, in media fra le 24 città osservate l’indice giorni con pioggia registra una flessione di cinque giorni rispetto al corrispondente valore del decennio 2006-2015 (81 giorni). Considerando i soli capoluoghi di regione, i giorni senza pioggia aumentano di due unità rispetto al valore climatico 1971-2000. Sono 13 le città con anomalie positive, più alte per Trento (+39 giorni), Bologna (+18) e Venezia (+16).

La preoccupazione per i cambiamenti climatici aumenta

La preoccupazione per i cambiamenti climatici aumenta e torna ai livelli del 2019: lo indica l’ISTAT nelle statistiche sull’acqua negli anni 2020-2022. Gli effetti dei cambiamenti climatici e/o dell’effetto serra rientrano tra i cinque problemi ambientali che preoccupano di più le persone con almeno 14 anni: indicati dal 71,0% degli intervistati nel 2022, come nel 2019 prima della pandemia, con valori compresi tra il 68,6% del Mezzogiorno e il 72% circa del Centro-Nord. Nel 2022, quasi quattro persone di 14 anni e più su 10 si dichiarano preoccupate per l’inquinamento delle acque: al Nord il 39,9% delle persone, al Centro il 38,9% e nel Mezzogiorno il 35,2%. L’età sembra incidere sull’attenzione al problema: le persone più anziane (75 anni e più) manifestano minore sensibilità rispetto al resto della popolazione intervistata. Inoltre, il 22,4% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupata per il dissesto idrogeologico (frane e alluvioni), ma lo sono in proporzione minore i giovani tra i 14 e i 24 anni (16,6%) rispetto agli adulti di 55 anni e più (25,8%). Nel 2022 quasi il 70% delle persone di almeno 14 anni dichiara di prestare attenzione a non sprecare l’acqua, a conferma della crescente consapevolezza della necessità di una corretta gestione delle risorse naturali. Permangono però differenze regionali significative, con quote che assumono il valore minimo in Calabria (64,6%) e massimo in Sardegna (76,6%).

Il consumo pro capite di acqua

Secondo l’ISTAT, gli italiani che vivono nei comuni più grandi consumano più acqua pro capite, con una differenza di circa il 20% in più rispetto a chi vive in piccoli centri abitati. Il volume erogato pro capite aumenta infatti al crescere della popolazione: si passa dai 208 litri per abitante al giorno nei comuni con popolazione uguale o inferiore a 50mila abitanti, ai 229 nei comuni con più di 50mila abitanti, fino ai 259 litri nei comuni con più di 250mila abitanti. Il maggiore consumo di acqua nei comuni più grandi è collegato a una maggiore concentrazione, sul territorio, di usi extra residenziali (per motivi di turismo, lavoro, servizi, studio e salute), più frequenti che nei comuni medio-piccoli. Volumi erogati pro capite mediamente più alti anche nei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana: 236 litri per abitante al giorno (+21 litri sul dato nazionale).

I servizi di depurazione

Sono posti soprattutto nel Mezzogiorno i comuni del tutto privi di servizio di depurazione, secondo l’ISTAT. Nel 2021, il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è assente in 296 comuni (3,7%), dato in calo rispetto al 2018 (-13%), dove risiedono 1,3 milioni di abitanti. Il 67,9% di questi comuni (201) è localizzato nel Mezzogiorno (soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania, coinvolgendo rispettivamente il 13,1%, 5,3% e 4,4% della popolazione). In questi comuni in diversi casi sono presenti gli impianti, ma risultano inattivi poiché sotto sequestro, in corso di ammodernamento o in costruzione. Sono comuni con ampiezza demografica medio/piccola, nel 74,3% dei casi localizzati in zone rurali o scarsamente popolate. 67 comuni si trovano in zone costiere, per lo più in Sicilia (35), Calabria (15) e Campania (7), dove risiedono circa 500mila abitanti. Sono solo due i comuni privi del servizio di depurazione con più di 50mila abitanti residenti, ubicati nelle province di Napoli e Catania.

La distribuzione idrica

Le carenze nella distribuzione idrica portano alla perdita di risorse necessarie al fabbisogno di 43 milioni di persone: lo ha rilevato l’ISTAT nelle statistiche sull’acqua negli anni 2020-2022. Nel 2020, rispetto al 2018, i volumi complessivi movimentati nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile diminuiscono di circa un punto percentuale, mentre le perdite in distribuzione (42,2%) non presentano variazioni significative (erano al 42,0%), confermando ancora lo stato di inefficienza di molte reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e, benché molti gestori del servizio idrico abbiano avviato iniziative per garantire una maggiore capacità di misurazione dei consumi, la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.

Il razionamento

Il razionamento dell’acqua arriva al Nord, secondo l’ISTAT. Nel 2021, 15 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana hanno attuato misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, segnando un incremento rispetto al 2020 (+4 comuni). Non più esclusiva prerogativa dei capoluoghi del Mezzogiorno, il razionamento coinvolge anche un capoluogo del Nord (non accadeva dal 2010), Verona, e uno del Centro (dal 2018), Prato. In questi capoluoghi, nei mesi estivi, le amministrazioni hanno disposto azioni di riduzione dell’erogazione idrica. L’adozione di misure restrittive nell’erogazione idrica è legata alla obsolescenza dell’infrastruttura, soprattutto nel Mezzogiorno, a problemi di qualità dell’acqua per il consumo umano e ai sempre più frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, a causa del cambiamento climatico, che rendono insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del territorio.

Le perdite idriche

Restano elevate le perdite idriche nella rete di distribuzione nazionale. Nel 2020 operavano in Italia 2.391 gestori di servizi idrici, 161 in meno rispetto al 2018, in una gestione ancora fortemente frammentata. Nel 2020 sono stati erogati ogni giorno per gli usi autorizzati 215 litri di acqua potabile per abitante nelle reti comunali di distribuzione.

Nel 2021 sono state adottate misure di razionamento dell’acqua in 15 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana (erano 11 nel 2020), due anche nel Centro-Nord. Nel 2020, 6,7 milioni di residenti non erano allacciati alla rete fognaria pubblica.

Ingenti perdite idriche al Centro/Sud

In uno scenario in cui nella rete di distribuzione vanno sprecati in media 157 litri di acqua al giorno per abitante restano particolarmente ingenti le perdite idriche nelle aree del Centro e del Mezzogiorno. Sebbene le perdite abbiano un andamento molto variabile, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la consolidata geografia di situazioni più critiche concentrate nelle aree del Centro e Mezzogiorno, nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare. I valori più alti si rilevano, nel 2020, nei distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%). Nel distretto del Fiume Po l’indicatore raggiunge, invece, il valore minimo, pari al 31,8% del volume immesso in rete; l’indicatore risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%). In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42,0%, è in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%. Circa una provincia/città metropolitana su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al dato nazionale. Si perde almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle province di Belluno e La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle Isole l’87% circa della popolazione risiede in province con perdite pari ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-ovest.

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