Le autorità tunisine hanno annunciato restrizioni alla fornitura e all’uso di acqua potabile a causa della forte siccità che ha colpito il Paese. L’obiettivo è preservare il più possibile le scarse riserve delle dighe. “In considerazione della frequenza degli anni di siccità, che ha avuto un impatto negativo sulle riserve delle dighe al punto da raggiungere un livello (di debolezza) senza precedenti”, il ministero dell’Agricoltura, delle risorse idriche e de la pesca ha deciso di vietare l’uso di acqua potabile per l’irrigazione agricola e degli spazi verdi e per la pulizia di strade e spazi pubblici, come si legge in una nota.
Queste misure saranno “provvisorie”. Con la scarsità di precipitazioni, le trenta dighe del Paese, utilizzate per l’irrigazione ma anche per l’approvvigionamento di acqua potabile, mostrano livelli di riempimento allarmanti. Nessuno raggiunge un terzo del livello massimo, secondo i dati ufficiali.La Tunisia sta vivendo il suo quinto anno consecutivo di siccità che sta colpendo in modo ancora più duro del solito le regioni semiaride come Kasserine (centro-ovest) e Gabes (sud), ma anche il nord-ovest con il suo clima più temperato, considerato il granaio del Paese.
Quinto anno di siccità
Per la popolazione, già provata da una grave crisi socio-economica e politica, anche la fornitura di acqua potabile sarà razionata in determinate fasce orarie e secondo un sistema di rotazione fino alla fine di settembre.
Da una settimana, la Società idrica nazionale ha iniziato a effettuare, senza preavviso, tagli alla distribuzione a Tunisi e in altre grandi città come Sfax e Hammamet. “Questi tagli saranno generalizzati a tutto il paese”, dice un funzionario della società, a condizione di anonimato. Questa preoccupante situazione avrà conseguenze sull’agricoltura, la principale risorsa economica del Paese, che rappresenta circa il 10% del Pil.
In Tunisia, la maggior parte delle risorse idriche è destinata all’irrigazione e all’agricoltura. Interpellato da una radio, il portavoce dell’Unione tunisina dell’agricoltura e della pesca (Utap), Anis Karbach, ha previsto una produzione di cereali “disastrosa”, ridotta quest’anno a 2 milioni di quintali, cioè meno un terzo dell’anno scorso. Ciò renderà la Tunisia ancora più dipendente dalle sue importazioni.