“La scienza come dovere civile. Due scritti di Angelo Messedaglia” è la pubblicazione a cura di Sergio Noto con una introduzione di Ryan Walter che riporta in una nuova edizione dal formato particolarmente iconico, la “Teoria della popolazione, principalmente sotto l’aspetto del metodo”, saggio su Malthus del 1858, e “Della scienza nell’età nostra”. I due scritti di Angelo Messedaglia descrivono il percorso scientifico di uno studioso del quale si può apprezzare la vitalità di un metodo capace ancora oggi di dire molto alla scienza e alla prassi scientifica.
Il volume, pubblicato dalla casa Editrice Leo S. Olschki, è composto da 200 pp. con 8 tavole a colori e celebra la grandezza di Angelo Messedaglia, uno dei maggiori economisti dell’Ottocento italiano, il primo a pensare a un piano organico di studi politico-amministrativi, introducendo a quelle che poi saranno le facoltà di Scienze politiche. Negli scritti raccolti nel volume emerge l’eccezionale attualità di Messedaglia, in modo particolare sul tema della sovrappopolazione globale su cui si basa la dottrina economica del malthusianesimo, sulla base delle conoscenze scientifiche, geografiche e demografiche. Ma ciò che oggi appare scontato e di comune dibattito pubblico, non lo era all’epoca di Messedaglia che lottava proprio per dimostrare l’importanza del rischio dovuto dall’eccesso di popolazione sulle limitate risorse terrestri in un momento storico in cui questa visione era considerata eretica.
Particolarmente importante, poi, la sottolineatura di Messedaglia sull’importanza della scienza per la crescita del Paese. Sottolineando più volte il nobile significato della patria, Messedaglia sull’onda lunga del Risorgimento celebra l’unità d’Italia sottolineando il ruolo strategico della scienza sullo sviluppo dello Stato: “abbiate una fede costante – diceva agli studenti dell’università – che ad ogni incremento nel patrimonio intellettuale della nazione non potrà che corrispondere un incremento in quel patrimonio di grandezza, decoro e prosperità, che noi tutti dobbiamo augurarci e adoprarci che sia il maggiore possibile per questa cara e imperitura Patria nostra“.
Messedaglia spiega come il lavoro dello scienziato debba essere prima di tutto a vantaggio della società civile, ispirato e finalizzato al bene pubblico. L’opera omnia di Messedaglia, pubblicata a Verona negli anni ’30, per la mole che la caratterizzava e per la distanza con le teorie economiche di quegli anni, fu un insuccesso e finì al macero, pertanto è introvabile. La pubblicazione di queste due scritti, che insieme ne rappresentano una sintesi efficace, è una preziosa reliquia rispetto alla perdita di fonti e al tempo stesso ripropone la riflessione non solo su uno studioso dimenticato, ma anche sul metodo scientifico ancora oggi troppo spesso abusati nella frettolosità di etichettare come eretici, appunto, coloro che non sono allineati con il pensiero dominante del momento, ma spesso e volentieri destinati a postumo successo.