Come si spiega l’accelerazione dell’oggetto interstellare 1I/’Oumuamua?

1I/'Oumuamua è il primo oggetto interstellare conosciuto ad essere monitorato mentre viaggia attraverso il nostro Sistema Solare, che ha avuto origine al di fuori del Sistema Solare
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L’accelerazione precedentemente non confermata dell’oggetto interstellare 1I/’Oumuamua è dovuta alla produzione di idrogeno gassoso dalle riserve di ghiaccio, secondo uno studio pubblicato su Nature questa settimana. 1I/’Oumuamua è il primo oggetto interstellare conosciuto ad essere monitorato mentre viaggia attraverso il nostro Sistema Solare, avendo avuto origine al di fuori del Sistema Solare.

Mostra una piccola accelerazione non gravitazionale tipicamente associata al rilascio di gas intrappolato da un materiale, come si vede nelle comete. Tuttavia, non mostra altre tracce tipiche dell’attività cometaria, come una “coda” di polvere o di gas. Queste osservazioni apparentemente contraddittorie hanno reso difficile per i ricercatori definire con precisione la natura di 1I/’Oumuamua.

Accelerazione di ‘Oumuamua’

Secondo un modello sviluppato da Jennifer Bergner e Darryl Seligman, l’accelerazione di 1I/’Oumuamuaè attribuita al rilascio di idrogeno molecolare intrappolato all’interno dell’oggetto. Questo idrogeno si è formato attraverso un’energica trasformazione del ghiaccio ricco d’acqua quando il corpo è passato vicino al Sole.  Viene successivamente rilasciato dall’oggetto, piegando leggermente il suo percorso attraverso il nostro Sistema Solare.

Tali reazioni sono state dimostrate da lavori sperimentali esistenti, che dimostrano che l’idrogeno molecolare è noto per essere prodotto e successivamente espulso in tali condizioni.

È importante notare che questo modello ci aiuta a comprendere le insolite proprietà di 1I/’Oumuamua senza richiedere ulteriori messe a punto. I risultati supportano le teorie precedenti secondo cui 1I/’Oumuamua potrebbe aver avuto origine come planetesimale ghiacciato – un piccolo oggetto formatosi durante le prime fasi della formazione di un pianeta – simile alle comete del Sistema Solare.

Nuovi risultati

Adesso, grazie ai nuovi risultati, “le osservazioni apparentemente contraddittorie di questo primo noto oggetto interstellare, si riconciliano in un modello che presenta un quadro semplice e realistico”, osserva in un commento pubblicato nello stesso numero della rivista Marco Micheli, coordinatore del Centro per la soveglianza degli asteroidi vicini alla Terra dell’Ufficio per la Difesa planetaria (Pdo Neo) dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), presso il centro dell’Esa in Italia, l’Esrin di Frascati (Roma).

“Il punto è che ‘Oumuamua è coerente con l’essere una cometa interstellare standard”, rileva Bergner. “I modelli che abbiamo elaborato – aggiunge – sono coerenti con il comportamento delle comete e degli asteroidi che vediamo nel Sistema Solare”.

Il modello spiega inoltre perché ‘Oumuamua non abbia la caratteristica che più delle altre distingue le comete, ossia la coda: “anche se ci fosse polvere nella matrice di ghiaccio, quest’ultimo non viene sublimato ma solo riorganizzato in modo da rilasciare l’idrogeno”, dice Seligman.

In pratica, ‘Oumuamua sarebbe una delle cosiddette ‘comete oscure’, prive della caratteristica coda, che sono state osservate recentemente. A partire dal 2017 il gruppo di Bergner ne ha identificate sei e c’è il sospetto fondato che potrebbero essere molto più comuni di quanto si creda. Una di queste, chiamata 1998 KY, è l’obiettivo della missione giapponese Hayabusa2, che recentemente ha raccolto campioni di polveri dall’asteroide Ryugu.

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