E’ una bevanda antinfiammatoria tra le più consumate al mondo e la sua assunzione è stata associata a un minor rischio di diabete di tipo 2, ma i meccanismi alla base non non erano stati finora ben compresi. In una nuova ricerca, gli scienziati dell’Erasmus MC University Medical Center di Rotterdam e di altri enti hanno studiato il ruolo dei biomarcatori del diabete classici e nuovi con attività anti o pro infiammatoria nell’associazione tra assunzione abituale di caffè e rischio di diabete di tipo 2.
Diabete: i benefici del caffè, una bevanda tra le più consumate al mondo
Il caffè è una bevanda tra le più consumate al mondo. Contiene diversi composti bioattivi come acidi clorogenici, caffeina e polifenoli, anche se la composizione esatta dipende dal tipo e dal processo di preparazione. L’associazione benefica tra un maggiore consumo di caffè e un minor rischio di diabete mellito di tipo 2 è ben consolidata. Tuttavia, i potenziali meccanismi alla base di queste associazioni non erano stati finora ben delineati.
Il diabete è correlato all’infiammazione e un gran numero di studi ha riportato concentrazioni alterate dei classici marker di infiammazione subclinica, come la proteina C-reattiva; adipochine, come leptina e adiponectina; e nuovi biomarcatori di infiammazione come proteine del complemento, interleuchine (IL-13 e IL-17) e recettori, in pazienti insulino-resistenti e diabetici.
È stato suggerito che una maggiore assunzione di tale bevanda antinfiammatoria porti a concentrazioni più basse di marcatori pro-infiammatori, che possono quindi avere effetti sul rischio di diabete di tipo 2 e altre malattie cardiometaboliche.
Lo studio sulla nota bevanda antinfiammatoria
Per comprendere i percorsi biologici che collegano il caffè ai processi infiammatori e allo sviluppo del diabete di tipo 2, gli scienziati si sono focalizzati su 3 obiettivi. “In primo luogo, stabilire le associazioni longitudinali del consumo abituale di caffè a lungo termine con l’insulino-resistenza e il diabete di tipo 2,” hanno spiegato Trudy Voortman dell’Erasmus MC University Medical Center di Rotterdam e colleghi. “In secondo luogo, indagare fino a che punto i marcatori di infiammazione e adipochine correlati al diabete di tipo 2 classici e nuovi mediano queste associazioni attraverso un’analisi di mediazione formale“. “Terzo, studiare la potenziale modifica degli effetti in base al tipo di caffè e al fumo“.
I ricercatori hanno utilizzato i dati di due ampi studi prospettici basati sulla popolazione con un’ampia distribuzione del consumo di caffè: la biobanca del Regno Unito e lo studio di Rotterdam. Questi dati beneficiano di campioni di grandi dimensioni e lunghi tempi di follow-up, integrati con dati completi sui biomarcatori classici e nuovi nella coorte dello studio di Rotterdam e sui tipi di caffè nella biobanca del Regno Unito.
Caffè e diabete, cos’hanno scoperto i ricercatori
Gli autori hanno scoperto che un incremento di una tazza al giorno nel consumo di caffè era associato a un rischio inferiore del 4-6% di diabete di tipo 2. Hanno anche previsto ulteriori possibili effetti favorevoli come minore insulino-resistenza, minore proteina C-reattiva, minore leptina e maggiori concentrazioni di adiponectina nei partecipanti alla coorte.
Un incremento di una tazza al giorno è stato misurato in raffronto al consumo giornaliero variabile degli individui piuttosto che a una linea di base fissa. Il consumo giornaliero all’interno della coorte di studio variava da 0 a 6 tazze di caffè al giorno, con risultati che suggeriscono i benefici di una tazza in più al giorno indipendentemente dal fatto che gli individui rientrassero nella fascia inferiore o superiore di tale intervallo.
Non tutti i caffè sono uguali
I dati della biobanca del Regno Unito hanno anche suggerito che il modo in cui questa portentosa bevanda antinfiammatoria viene preparata può influire sui suoi benefici per la salute. Il caffè filtrato o espresso ha mostrato la più forte associazione benefica con un minor rischio di diabete di tipo 2 e concentrazioni di proteina C-reattiva, insieme all’essere un non fumatore.
Un alleato contro l’infiammazione
“Il caffè è una delle bevande più consumate in tutto il mondo e i suoi potenziali effetti sulla salute innescano importanti ricerche scientifiche,” ha affermato Voortman. “Studi precedenti hanno collegato un maggiore consumo di caffè a un minor rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, ma i meccanismi sottostanti sono rimasti poco chiari“. “La nostra ricerca mostra che il caffè è associato a differenze nei livelli di biomarcatori di infiammazione nel corpo e poiché sappiamo che il diabete di tipo 2 è in parte una malattia infiammatoria, questo potrebbe essere uno dei meccanismi in gioco“. “Questi risultati potrebbero anche supportare la ricerca futura sugli effetti del caffè su altre malattie croniche legate all’infiammazione,” ha concluso.
I risultati sono stati pubblicati su Clinical Nutrition.
Il caffè, benefici e controindicazioni della nota bevanda antinfiammatoria
Secondo gli esperti dell’Humanitas Research Hospital, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario,
“il caffè è in grado di stimolare il sistema nervoso centrale, riducendo la sensazione di sonno e aumentando la sensazione di benessere. I suoi effetti tonici e stimolanti si percepiscono anche sul cuore e a livello delle funzioni psichiche, con il miglioramento delle capacità mnemoniche e l’aumento della facilità di ragionamento. L’effetto stimolante del caffè si percepisce anche sull’attività digestiva in quanto stimola la secrezione gastrica e biliare. Il caffè, inoltre, diminuisce l’appetito e riduce la sensazione di fame. Ha importanti proprietà antiossidanti e, secondo diversi studi, proprietà antinfiammatorie. Può funzionare come analgesico contro il mal di testa.
La tollerabilità di questa bevanda varia da persona a persona: quando si supera la soglia di tollerabilità gli effetti negativi vanno da palpitazioni e disturbi del ritmo cardiaco, a tremori, passando per insonnia, acidità di stomaco e ipereccitabilità. Troppo caffè può anche comportare stati depressivi e ipertensione. Può dare o esacerbare gastrite e reflusso gastrico. Data la sua azione neurostimolante, questa bevanda è inadatta al consumo da parte dei bambini“.
“Il caffè può interferire anche in modo importante con l’assorbimento di alendronato (farmaco usato per l’osteoporosi) e può ridurre l’efficacia degli integratori a base di ferro. Gli antibiotici chinoloni possono invece aumentare l’assorbimento della caffeina: in tutti questi casi è quindi bene chiedere il parere del medico prima di consumare questa bevanda. Il caffè è inoltre controindicato se si soffre di ipertiroidismo e glaucoma o di condizioni mediche a carico di intestino, stomaco, fegato, cuore, reni, pancreas, sistema nervoso. Questa bevanda non deve essere bevuta dai bambini“.
Inoltre gli esperti Humanitas evidenziano che
“per preparare una tazzina di caffè si utilizzano mediamente 6 g di polvere. 100 grammi di caffè macinato (miscela di arabica e robusta) apportano circa 287 calorie e contengono approssimativamente:
- 4 g di acqua
- 10 g di proteine
- 15 g di lipidi
- 28 g di carboidrati
- 130 mg di calcio
- 4 mg di ferro
- 160 mg di fosforo
- 2020 mg di potassio
- 74 mg di sodio
- 0,2 mg di vitamina B2 o Riboflavina
- 10 mg di vitamina B3 o Niacina
Il caffè contiene a seconda della miscela (arabica o robusta) 1-2 g di caffeina ogni 100 g di polvere di caffè. Una tazzina di caffè preparata con circa 6 g di polvere contiene – a seconda del metodo di preparazione (espresso o moka) e a seconda del tipo di miscela – da 50 a 120 mg di caffeina“.